Ciac Onlus: «L’accoglienza? Dev’essere pubblica e non gestita come un’emergenza»

di Annarita Cacciamani
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Vent’anni di diritti per tutti e per tutte. Così si presenta il Ciac, Centro Immigrazione Asilo Cooperazione internazionale di Parma, la cui missione è di cambiare il sistema dell’accoglienza in Italia.

Ciac, che sta per Centro immigrazione asilo cooperazione internazionale, nasce ufficialmente nel 2001 ma la sua attività inizia diversi anni prima, ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia, negli anni Novanta. A raccontare la storia e le attività del Ciac è il responsabile della comunicazione, Marcello Volta.

Quali sono stati i primi passi della vostra onlus?

Il nostro fondatore e tuttora presidente Emilio Rossi, da sempre molto sensibile a questi temi, ha iniziato a chiedersi come aiutare le persone che scappavano dalla guerra. Ha scoperto che in Italia non esisteva una rete strutturata di accoglienza. Ha cominciato quindi a lavorare con il Comune di Parma che mise a disposizione due appartamenti per ospitare i profughi. La nostra storia inizia quindi così, dall’impegno di Emilio e di altri volontari. Il progetto si è poi allargato fino a quando nel 2001 non si è deciso di formalizzarlo creando il Ciac e dandosi una struttura. Oggi siamo 45 dipendenti, numerosi collaboratori e una cinquantina di volontari. In una prima fase ogni operatore seguiva un certo numero di persone in tutti gli aspetti. Da qualche anno abbiamo superato questa modalità di lavoro (rischiosa perché generava un rapporto troppo stretto tra la persona e l’operatore) creando equipe specializzate sulle varie tematiche.

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In questi 21 anni siamo cresciuti molto e abbiamo sviluppato la nostra idea di accoglienza che deve essere pubblica, e quindi a carico dello Stato e degli enti locali, diffusa ed integrata, e cioè in piccoli all’interno delle città in modo che la persona possa integrarsi. Oggi abbiamo circa 250 posti attraverso il sistema SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) del Ministero dell’Interno e un altro centinaio di posti per chi esce dal SAI ma ha ancora bisogno di essere seguito. Ultimamente abbiamo iniziato ad accogliere i profughi ucraini che sono già più di 100. Per scelta, invece, non abbiamo mai partecipato ai bandi promessi dalla Prefettura per i Cas (Centri di accoglienza straordinaria) perché riteniamo che l’accoglienza non debba essere gestita come un’emergenza.

Quali sono i progetti e le iniziative principali di Ciac?

Uno dei principali progetti di Ciac è “Rifugiati in famiglia”. Nasce 5 anni fa in risposta a chi diceva “portateveli a casa vostra”. Alcune famiglie parmigiane hanno ospitato migranti mettendo a disposizione una stanza della loro casa. Il progetto va avanti tuttora con una decina di posti circa, più 18 posti per i profughi ucraini. Un altro progetto importante è relativo al “Tutor territoriale dell’integrazione”. Nasce dal fatto che i migranti non hanno solo bisogni materiali, ma anche la necessità di creare una rete di amicizie. Il tutor è semplicemente una persona che mette a disposizione parte del suo tempo per aiutare il migrante a socializzare e a inserirsi. In altre parole diventa suo amico. Questo progetto è piaciuto anche a UNHCR, l’agenzia Onu per i rifugiati, e insieme a Welcome Refugees lo stiamo portando in altre città, oltre a Parma. Sono progetti impegnativi perché vanno seguiti passo dopo passo, pronti a intervenire in caso di problemi. Abbiamo poi il grande obiettivo di riuscire a cambiare il sistema dell’accoglienza in Italia.

Quanto sono importanti la passione e la collaborazione con le altre associazioni del terzo settore?

Nel nostro settore la passione è importantissima, senza quella e senza credere in quello che si fa non si va da nessuna parte. Collaborare con gli altri è fondamentale. Noi non lavoriamo mai da soli ma cerchiamo di coinvolgere tutte le realtà che possono essere interessate ad un determinato tema.

Quali canali utilizzate per la raccolta di donazioni?

Fino a pochi anni fa per scelta non accettavamo donazioni da privati ma lavoravamo esclusivamente attraverso i finanziamenti pubblici messi a disposizione. Recentemente abbiamo aperto alle donazioni da privati che vengono raccolte attraverso il sito web, attraverso il 5 per mille ed eventi il cui ricavato viene destinato al Ciac.

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Quanto è importante la trasparenza per una onlus come la vostra?

Pubblicare tutti i finanziamenti pubblici ricevuti è per noi un obbligo di legge ma lo avremmo fatto lo stesso per far vedere quali soldi riceviamo e per cosa li usiamo. La rendicontazione è per noi fondamentale: i finanziamenti vengono erogati soltanto dopo aver rendicontato tutto ciò che si è fatto e con la massima precisione al Ministero dell’Interno. Se questa operazione non viene svolta, non si ricevono i finanziamenti. Lo stesso meccanismo regola i bandi pubblici: tutto deve essere perfettamente rendicontato. La trasparenza per noi è massima: sul nostro sito web si trova tutto.

 

Photo: Giulio Di Meo

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