Solidarietà e cooperazione, AMKA raccoglie fondi per aiutare le popolazioni del Sud del mondo

di Jessica Vengust
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In lingua swahili AMKA significa svegliati, rialzati! Un imperativo che sembra ben condensare la mission della non profit che ha scelto consapevolmente questo nome come richiamo alla partecipazione attiva.

Non è solo un lavoro, è molto di più, è una vera e propria passione, l’unica cosa che potrei fare con l’entusiasmo che contraddistingue tutte le mie giornate. (Alessandra Castellani)

Alessandra Castellani è la Responsabile Raccolta Fondi di Amka ODV, l’associazione di volontariato fondata nel 2001 con l’obiettivo di contribuire al miglioramento reale della vita delle popolazioni del Sud del mondo.

Come nasce AMKA?

Dalla volontà di un gruppo di persone che si sono unite per supportare i progetti umanitari di due sacerdoti congolesi. Dopo alcuni anni di impegno informale, l’associazione si è costituita formalmente e ha iniziato a operare in modo strutturato e continuativo, intervenendo con un approccio integrato a beneficio di una comunità di 9.000 persone, residenti nell’area rurale di Mabaya. Nel 2009 il raggio di azione della onlus si è allargato anche al Guatemala, nella regione del Petén, a supporto di alcune comunità contadine costituite da ex guerriglieri, nate dopo la fine della Guerra Civile guatemalteca. In Italia AMKA lavora per sensibilizzare sui temi della solidarietà e della cooperazione, porta avanti programmi di formazione per giovani volontari che vengono poi coinvolti nei progetti e nelle attività sul campo.

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Il vostro sito web cita un copy emblematico Crediamo che un futuro migliore sia possibile: Amka si fonda proprio su questo principio?

La risposta più significativa è quella del presidente di AMKA, Fabrizio Frinolli Puzzilli, che alla domanda sul perché avesse fondato AMKA, risponde che lo ha fatto perché era stanco di sognare un mondo migliore, decidendo, così, insieme ad altre persone di rimboccarsi le maniche e mettersi all’opera per fare qualcosa di concreto. Fabrizio e i fondatori di AMKA non si sono limitati a osservare quello che creava in loro sdegno e indignazione, hanno agito e ce l’hanno messa tutta per intervenire e cambiare positivamente e definitivamente le condizioni di vita delle comunità in cui l’associazione opera.

Ti occupi di raccolta fondi, cosa significa per te ricoprire questo ruolo in AMKA?

Il mio lavoro si basa sulla ricerca di risorse economiche e umane da impiegare a supporto dei progetti di AMKA. Per me non è solo un lavoro, è molto di più: è una vera e propria passione. L’unica cosa che potrei fare con l’entusiasmo che contraddistingue tutte le mie giornate. Mettere in connessione donatori e beneficiari dei progetti è lo scopo di AMKA e io ho la fortuna di essere il tramite che unisce questi due mondi, che unisce le storie di tante persone in un reticolo meraviglioso e pieno di energia.

Qual è la vostra esperienza con il mondo digitale?

La nostra esperienza è molto positiva. Abbiamo un sito sempre aggiornato e utilizziamo i social per comunicare e raccontare costantemente i nostri progetti e le iniziative che portiamo avanti. La pandemia e il lockdown ci hanno messo davanti alla necessità di considerare il digitale come prioritario nelle nostre azioni di raccolta fondi e comunicazione. È una sfida che abbiamo colto e su cui vogliamo investire sempre di più.

Come definiresti il modus operandi di AMKA?

AMKA si è posta l’obiettivo di operare per garantire i diritti fondamentali a chi vive in condizioni di estrema povertà e vulnerabilità. Agiamo in questo modo: individuiamo delle comunità e interveniamo a supporto della popolazione colmando tutte le difficoltà che impediscono alle persone di beneficiare di alcuni diritti essenziali, come il diritto alle cure, all’istruzione, al reddito e all’acqua potabile. L’approccio è integrato e innescato dal basso: i beneficiari sono coinvolti in tutte le fasi della progettazione e la gestione dei progetti è sempre affidata a team locali. Ora come ora abbiamo 55 collaboratori congolesi e guatemaltechi impegnati stabilmente nei nostri progetti. L’obiettivo ultimo della nostra azione è la sostenibilità: accompagniamo le comunità lungo un cammino di sviluppo e le lasciamo quando si sono create le condizioni di benessere e di autonomia che permettono loro di camminare sulle proprie gambe.

Quali sono i progetti principali di cui si occupa l’associazione?

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I progetti che attualmente richiedono maggiore impegno e risorse sono in Congo:

  • Tutela della salute: garantiamo supporto sanitario a 9.000 persone della comunità di Mabaya, attraverso un Centro di Salute e un servizio di clinica mobile
  • Lotta alla malnutrizione: in Congo i tassi di malnutrizione sono in vertiginosa crescita. La crisi economica aperta dalla pandemia è diventata crisi alimentare e ha investito centinaia di bambini e giovani donne nella nostra area. Interveniamo attraverso un lavoro capillare di fornitura di derrate alimentari e attraverso un’Unità Nutrizionale Terapeutica
  • Scolarizzazione: garantiamo ogni giorno a più di 1.000 bambini la possibilità di frequentare la scuola, che in Congo non ha solo una funzione formativa, ma ha anche un ruolo fondamentale di protezione contro alcuni fenomeni come il lavoro minorile e le gravidanze precoci
  • Accesso all’acqua potabile, attraverso i pozzi presenti nei vari villaggi
  • Microcredito e supporto all’imprenditoria femminile: sosteniamo la crescita femminile e investiamo nell’avvio di attività imprenditoriali in ambito rurale che hanno per protagoniste le donne.

In Guatemala invece svolgiamo un’intensa attività progettuale, che si concentra:

  • Sulla sicurezza alimentare: lavoriamo per garantire l’accesso a un’alimentazione sana e variegata alle popolazioni rurali con cui collaboriamo
  • Sulla tutela della salute: interveniamo sui principali problemi di salute riscontrati nelle comunità, attraverso percorsi preventivi per contrastare l’insorgenza del diabete
  • Empowerment femminile: sosteniamo i collettivi femminili e l’impegno imprenditoriale delle donne coinvolgendole nella gestione delle piccole imprese rurale, orti e allevamenti domestici. Lavoriamo molto per l’emancipazione delle donne, è un tema caldo, che ci sta molto a cuore.

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Complimenti, sono tutte iniziative molto interessanti e sfidanti. Cosa pensate della trasparenza nelle Onlus?

Riteniamo che la trasparenza sia fondamentale. Abbiamo un bilancio certificato che pubblichiamo nel sito ogni anno e lo condividiamo con tutti i nostri sostenitori. Crediamo sia giusto dar conto del nostro operato mostrando come investiamo i fondi che i nostri sostenitori ci affidano, accordandoci tutta la loro fiducia.

Un’ultima domanda, qual è il vostro punto di vista in merito alla Responsabilità Sociale delle Imprese?

Le imprese hanno una grande responsabilità rispetto al territorio e alle comunità presso cui svolgono il loro operato, una responsabilità che impone loro comportamenti e azioni responsabili, in grado di generare reali benefici. Noi abbiamo, come associazione, delle bellissime partnership con alcune aziende, impegnate in prima linea nei progetti sul campo; tra queste non posso non citare Treedom, che da anni investe nei nostri programmi di riforestazione in Guatemala e CSC – Caffè Speciali Certificati – che ci ha permesso di sostenere con un grande progetto le piccole produttrici di caffè guatemalteche.

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