In quasi venti anni ha sostenuto il lavoro di 2.033 ricercatori e 139 progetti di ricerca. Solo nel 2022 grazie al 5×1000, alle donazioni e al sostegno di un numero crescente di aziende, ha finanziato 138 ricercatori eccellenti, 18 progetti di ricerca, 2 progetti internazionali e 5 protocolli di cura in oncologia pediatrica.
Per conoscere la storia e i progetti della Fondazione Veronesi – ente storico impegnato nel finanziare la ricerca scientifica d’eccellenza, contribuendo alla scoperta di nuove cure per le malattie e a elaborare percorsi per migliorare la vita di chi soffre – abbiamo sentito Ferdinando Ricci, responsabile marketing di questa realtà, istituita nel 2003 per volontà dell’oncologo Umberto Veronesi.
«In quell’anno – racconta Ricci – il professore riceve il prestigioso King Faisal Prize, un premio internazionale che prevedeva un cospicuo contributo economico. Denaro che il medico decide di utilizzare per avviare in maniera strutturata le attività della Fondazione omonima. L’oncologo pensava a una fondazione diversa e unica nel suo genere, che potesse finanziare la ricerca scientifica d’eccellenza in tutta Italia senza tralasciare la divulgazione scientifica, generando così un patrimonio culturale a beneficio di tutti».
Qual è il ricordo più vivo del professore in chi opera oggi in Fondazione?
La forza del professor Umberto Veronesi era quella di dedicare il giusto tempo alle persone. Anche in Fondazione erano frequenti i momenti di confronto e ascolto da parte sua. Una delle frasi più importanti che amava ripetere era «Io non vedrò un mondo senza cancro, ma chi verrà dopo di me, sì». Con queste parole voleva spronare noi giovani a guardare al futuro con speranza e con la convinzione che attraverso la ricerca scientifica e la prevenzione potremo avere la meglio sui tumori.
Di fondazioni che fanno ricerca sui tumori in Italia ce ne sono tante. In cosa si distingue la vostra?
Penso che non ci siano così tante organizzazioni non profit che si occupino di ricerca scientifica e ricerca sul cancro nello specifico. Ce ne sono di grandi e storiche, ma va sottolineato che non c’è competizione. Grazie al sostegno dei tanti donatori, potremo finanziare sempre più ricercatori e progetti di ricerca con un unico fine comune: dare speranza ai tanti malati di tumore e alle loro famiglie. Solo grazie al lavoro di tutti potremo raggiungere risultati importanti: la ricerca dal mio punto di vista aggiunge, addirittura moltiplica, ma non sottrae nulla ad altri.
Quante persone ci lavorano?
Le persone che lavorano in Fondazione sono all’incirca 40, supportate per diversi progetti e attività di raccolta fondi da circa 2.000 volontari collocati su tutto il territorio italiano. Inoltre sono più di 30 le delegazioni italiane che hanno il compito di raccogliere fondi a sostegno della ricerca scientifica e organizzare incontri gratuiti di divulgazione, per le scuole e la società civile.
Avete collaborazioni con enti, istituti di ricerca stranieri?
Da sempre abbiamo collaborazioni attive e continuative con realtà scientifiche autorevoli – nazionali e internazionali – e da anni finanziamo la ricerca scientifica nei laboratori di università, ospedali e istituti di ricerca collocati su tutto il territorio italiano. Siamo molto orgogliosi del nostro impegno a sostegno della ricerca scientifica nel campo dell’oncologia pediatrica, fondamentale per dare una speranza concreta di guarigione ai bambini e agli adolescenti malati. Si tratta di un’attività – con quella dedicata alla divulgazione scientifica – che portiamo avanti in sinergia con AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) e la sua fondazione, FIEOP, a cui vengono devoluti i fondi raccolti per sostenere le spese di apertura e gestione dei protocolli di cura nei reparti di oncologia pediatrica di tutta Italia.
Le iniziative che hanno avuto un impatto più rilevante?
Tra le tante attività sostenute, tengo a ricordare l’impegno di Fondazione a favore della ricerca scientifica e cura sui tumori infantili, che rappresentano la prima causa di morte per malattia nei bambini. In particolare, dal 2014, siamo impegnati, in collaborazione con AIEOP, a finanziare l’apertura dei protocolli di cura sui tumori che colpiscono i bambini e gli adolescenti, in modo che tutti possano accedere alle migliori cure che abbiamo a disposizione, secondo standard dettati dalla comunità scientifica internazionale. A oggi sono 10 i protocolli che, grazie ai nostri donatori, siamo riusciti ad avviare, con 4 studi, per analizzare l’evoluzione delle malattie nei piccoli pazienti.
Lasciamo la Fondazione e concentriamoci sulle norme che regolano il Terzo Settore in Italia. Cosa dire?
Grazie alla Legge Delega 106/2016 è iniziato un percorso lungo, e in alcuni casi purtroppo tortuoso, per migliorare la normativa relativa al terzo settore. Con l’approvazione del Codice del Terzo settore, che è uno dei capisaldi della riforma, e l’avvio da quest’anno del RUNTS (Registro unico nazionale del Terzo settore), alcuni importanti accorgimenti anche in ottica di trasparenza e obblighi di rendicontazione sono stati fatti. Ritengo, però, ci sia un problema di cultura dell’accountability. Chi opera nel Terzo settore, chi svolge attività di interesse sociale ha il dovere di essere trasparente e raccontare in maniera chiara, comprensibile e continuativa come utilizza i fondi e i risultati ottenuti. Soprattutto noi operatori di settore dobbiamo creare consapevolezza tra i donatori, i beneficiari, gli stakeholders in genere, del processo necessario per raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione a beneficio della collettività.
Se un malato di cancro le chiedesse: Come la Fondazione aiuta in modo concreto i malati oncologici e quando il cancro sarà sconfitto, cosa risponderebbe?
Fondazione Umberto Veronesi continua da quasi vent’anni a mantenere il suo impegno finanziando i migliori ricercatori e progetti di altissimo profilo scientifico, caratterizzati da un fattore importante: la capacità di trasferire velocemente i risultati dal laboratorio alla pratica clinica sui pazienti. Ogni anno vengono assegnate sempre più numerose borse di ricerca, attraverso bando pubblico. Vengono privilegiati progetti di alta innovazione che portino a un rapido trasferimento dei risultati dai laboratori di ricerca alla pratica clinica e alla prevenzione delle malattie croniche, come appunto i tumori. È un impegno che ci ha lasciato in eredità il nostro fondatore professor Umberto Veronesi e che con orgoglio portiamo avanti giorno dopo giorno.
Chi sostiene la Fondazione? E da chi vorrebbe il maggiore supporto?
Siamo supportati da medici e ricercatori, selezionati attraverso bando pubblico, che lavorano nel campo dell’oncologia e nel settore della prevenzione e dei buoni stili di vita. Tutto questo grande impegno è reso possibile grazie a coloro che hanno deciso e decideranno di dare il proprio aiuto concreto tramite donazioni singole, donazioni periodiche. Un grazie va anche alle aziende che hanno riconosciuto in Fondazione una realtà autorevole e trasparente nelle proprie azioni. Chiediamo alle istituzioni locali e nazionali di essere al nostro fianco per le campagne e i progetti che riguardano soprattutto la prevenzione e, ad esempio, la costante e continua lotta al fumo – una battaglia che portiamo avanti da anni e che riguarda tutti.