Gli obiettivi di Still I Rise: «Educazione nei luoghi segnati dalla guerra e difesa dei diritti umani»

di Patrizia Tonin
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Intervista a Vanessa Cappella, responsabile ufficio stampa & PR di Still I Rise, organizzazione non profit internazionale presieduta da Nicolò Govoni. Nata nel 2018 con l’obiettivo di garantire istruzione, protezione e sicurezza a minori profughi e vulnerabili, oltre ad aprire scuole in contesti molto difficili, si occupa di portare avanti battaglie di advocacy per la difesa dei diritti umani.

Portate l’educazione nei luoghi con forti flussi migratori o segnati dalla guerra. Come operate con Still I Rise?

La sede legale di Still I Rise è a Roma, mentre le scuole attive si trovano nella città di Ad Dana (Nord Ovest della Siria), a Kolwezi (Repubblica Democratica del Congo) e a Nairobi (Kenya). A maggio abbiamo concluso la missione educativa sull’isola di Samos, in Grecia, ma continuiamo a essere nel Paese con le nostre attività di advocacy, e stiamo lavorando per aprire in Colombia. Abbiamo due tipi di approcci all’educazione: apriamo scuole di emergenza e riabilitazione nei contesti più volatili, con l’obiettivo di recuperare minori che hanno perso anni di scuola e reintrodurli nel sistema scolastico statale, e scuole internazionali nei contesti in cui le persone migranti si stabiliscono a lungo termine. In queste ultime offriamo il percorso educativo di International Baccalaureate, uno dei più prestigiosi al mondo, in modo completamente gratuito: siamo l’unica no profit a farlo e speriamo che altre seguano in futuro, poiché l’idea è proprio quella di ribaltare il concetto stesso di istruzione, rendendo fruibili percorsi di altissima qualità a chi non potrebbe altrimenti accedervi.

Still-I-Rise-scuolaCi sono volontari, educatori e anche altre figure? Avete una piattaforma di e-learning. Come funziona?

Lo staff assunto all’interno delle scuole è composto da professionisti, così come il team che lavora da remoto, mentre abbiamo volontari soprattutto nei gruppi territoriali attivi in quasi tutte le regioni italiane, in Germania e nella Repubblica di San Marino. Quanto alla piattaforma di e-learning, partirà nei prossimi mesi il progetto “Insieme”, un programma che gli insegnanti di tutte le scuole di ogni ordine e grado, ma non solo, possono adottare per avvicinare gli studenti a tematiche importanti, come la migrazione, i diritti umani, l’accoglienza, il lavoro minorile.

Come si sostiene Still I Rise?

Uno dei principi cardine di Still I Rise è l’indipendenza: l’organizzazione rifiuta attivamente fondi da governi, organizzazioni sovranazionali e multinazionali non in linea con il codice etico. Questo per preservare l’efficienza delle operazioni, ma anche per sentirci coerenti e liberi nel denunciare le ingiustizie di cui siamo testimoni. Ne consegue che circa il 90% delle entrate di Still I Rise derivino da donazioni di cittadini privati che scelgono di sposare la causa e di sostenerla, e per il 10% da aziende ritenute in linea con i principi etici dell’organizzazione.

Il vostro presidente è stato candidato al Nobel della Pace nel 2020 per il suo lavoro. È stato per voi un traguardo o un punto di partenza?

Sicuramente è stato un grosso incoraggiamento a proseguire con più grinta e vigore il nostro percorso, nessuno di noi lo ha vissuto assolutamente come un traguardo: l’organizzazione è giovane e ha tanta strada ancora da fare per potersi sentire “arrivata”. La nomina di Nicolò Govoni al Nobel per la Pace 2020 ci ha sorpresi e contemporaneamente riempiti di energia e fiducia. È stato un po’ come sentirci dire: «Ragazzi, siete sulla strada giusta: continuate così!»

Still-I-Rise-Diawara - Cappella - Govoni

Photo: Guido Harari

Parlaci del tuo ruolo e come hai iniziato la collaborazione con Still I Rise.

Ho iniziato a collaborare con Still I Rise pressoché dagli inizi: nel 2018 ero approdata per caso sulla pagina Facebook di Nicolò Govoni e avevo iniziato a seguire le varie evoluzioni che hanno portato dopo pochi mesi alla fondazione di Still I Rise. Dopo aver partecipato a una presentazione di un suo libro a Roma, in veste di giornalista ho chiesto a Nicolò un’intervista per poter diffondere la sua storia e quella dell’organizzazione. Dopo la pubblicazione, però, ho sentito dentro di me che avrei potuto fare molto, molto di più di un articolo per quel progetto che mi aveva appassionata sin dagli inizi. È stata quindi una scelta molto spontanea e naturale: quando uno dei soci fondatori dell’organizzazione mi ha chiesto se volessi dare una mano come volontaria, non ci ho pensato due volte a mettere a disposizione le mie competenze nell’ambito della comunicazione e del giornalismo. Nel 2019 ho avviato quindi il dipartimento Ufficio Stampa & PR e poi successivamente – con la crescita dell’organizzazione – sono entrata a far parte integrante dello staff. Il mio lavoro consiste nel far conoscere al pubblico le attività di Still I Rise attraverso giornali cartacei e online, tv e radio, ma anche intrattenere relazioni istituzionali di vario tipo.

Qual è il ruolo di un ufficio stampa per una ONG e quale canale una ONG dovrebbe privilegiare?

Gestire l’ufficio stampa di un’organizzazione umanitaria no profit per me è molto diverso rispetto allo stesso lavoro in settori più specificatamente profit. La differenza risiede soprattutto nella motivazione e nelle intenzioni: personalmente avverto molto la responsabilità di riuscire a portare a termine con successo determinate campagne stampa oppure specifiche operazioni di relazioni pubbliche, perché possono davvero avere un impatto positivo, diretto e visibile nelle vite dei nostri studenti e delle relative famiglie. Avere l’opportunità di far conoscere le loro storie, le situazioni in cui vivono – e poter denunciare le ingiustizie anche nelle sedi istituzionali competenti – è per me un enorme privilegio che ogni giorno cerco di onorare al meglio delle mie forze. Di base penso che sia necessario essere un po’ attivisti nel cuore e credere sinceramente nella missione per fare bene questo lavoro e coinvolgere gli interlocutori ai quali ci si rivolge.

Still-I-Rise-scuola-SiriaEntrando più nel merito delle mie attività, mi occupo sia della stampa tradizionale, sia di quella digitale. C’è da fare un piccolo inciso, che credo sia molto importante per capire la singolarità dell’organizzazione in cui lavoro: la sua nascita e crescita non sarebbe infatti stata possibile senza i social network e senza il pubblico di sostenitori che si era creato intorno alla pagina di Nicolò Govoni. I social sono stati e sono ancora un tassello fondamentale per la comunicazione dell’organizzazione, ma non possono essere l’unico. Per questo, il lavoro che ho iniziato a fare dal 2019 consiste soprattutto nel portare la realtà di Still I Rise anche al di fuori dei social, attraverso il coinvolgimento della stampa più tradizionale. Credo che il punto sia proprio questo: non c’è un unico canale che un’organizzazione non profit dovrebbe utilizzare, ma al contrario è necessario ampliare le possibilità, avendo cura di declinare il messaggio e i materiali proposti a seconda dei media che si intendono raggiungere e del proprio target di riferimento.

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