Le connessioni sostenibili del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, in programma a ottobre

di Laura Galloppo
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Intervista a Rossella Sobrero, fondatrice di Koinètica, prima realtà in Italia dedicata alla Responsabilità sociale d’impresa, organizzatrice del Salone della CSR e innovazione sociale e Presidente Ferpi.

Segnate queste date nelle vostre agende: 3-4-5 ottobre 2022. Torna il Salone della CSR e innovazione sociale all’Università Bocconi, il principale il principale evento in Italia dedicato a questi temi, che ha contribuito alla diffusione della cultura della responsabilità sociale.

Dottoressa Sobrero, la prima domanda è obbligatoriamente sul titolo del Salone della CSR e innovazione sociale di quest’anno: “Connessioni sostenibili”. Il titolo ribadisce non solo l’importanza delle connessioni, ma anche la loro sostenibilità. Ci racconti qualcosa di più e perché si è deciso di puntare su di esso nella prossima edizione di ottobre.

Noi abbiamo sempre insistito al Salone sulla collaborazione tra i diversi attori sociali, è un argomento che da tanti anni portiamo avanti, perché crediamo che l’unica cosa possibile sia lavorare insieme. Gli obiettivi sono così grandi e difficili e le sfide così immense che riteniamo che una singola azienda, un’organizzazione del terzo settore, o un singolo ente locale da soli non possano raggiungere gli stessi risultati di una rete affiatata di attori.

Quest’anno il gruppo promotore del Salone della CSR e innovazione sociale (costituito da Università Bocconi, Global Impact Network Italia, Sustainability Makers, ASviS, Fondazione Soliditas, Unioncamere e Koinetica) ha voluto sottolineare che la collaborazione è un primo passo ma bisogna fare qualcosa in più: connettersi. Bisogna lavorare più efficacemente nella co-progettazione e nell’identificazione di iniziative che possano avere degli impatti positivi sui territori. Connettere le strategie, gli impegni, le risorse, le competenze di soggetti diversi dovrebbe portare ad un impatto più positivo per la comunità. Per questo motivo si è scelto il titolo “Connessioni sostenibili”.

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Il Salone ha sempre dei “titoli ombrello” che consentono di parlare di tutte le declinazioni della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Anche i sottotitoli delle tappe del Giro d’Italia della CSR hanno ripreso in alcuni casi il tema di quest’anno. Ad esempio il 1° giugno si è conclusa l’ultima tappa del Giro d’Italia dal titolo “Sinergie non convenzionali” proprio per ricordare che si devono abbattere delle barriere tra pubblico e privato, e tra profit e non profit. Ognuno mantiene il suo ruolo ma bisogna cercare di avere dei progetti che permettano un’azione plurale.

Il Salone della CSR e innovazione sociale compie 10 anni, quindi diciamo che si trova in quinta elementare. Che età è 10 anni? Un’età già adeguata per fare i primi doverosi bilanci, o un’età ancora troppo precoce considerando che la sostenibilità è un percorso dai tempi lunghi. Come sta questo studente di 5° elementare?

Per essere precisi il Salone ha una storia ancora precedente. Nel 2005, quindi 17 anni fa, abbiamo creato “Dal dire al Fare” che poi si è evoluto nel Salone. Nel 2005 questi temi erano oggetto di attenzione sicuramente degli accademici e di qualche azienda molto innovativa, con una visione che arrivava spesso dall’headquarter internazionale. Da quando poi ci siamo spostati all’Università Bocconi, entrata nel gruppo promotore, il Salone si è ampliato come format e come partecipazione. Abbiamo riscontrato un netto cambiamento. Diciamo che abbiamo finito la scuola elementare e ora andiamo alle medie con la consapevolezza che ci vuole una visione olistica della sostenibilità.

Il Salone in questi anni è sempre di più “uscito” dai due giorni dell’evento per costruire contenuti durante tutto l’anno sempre accessibili a tutti. Sto parlando del roadshow del Salone che avete chiamato “Giro d’Italia” e del programma di approfondimento del Salone Extra. Qual è l’obiettivo di questa programmazione lungo tutto l’arco annuale?

L’obiettivo del “Giro d’Italia” è andare ad incontrare sui territori le realtà che hanno avviato il percorso verso la sostenibilità, realtà che difficilmente si intercettano a Milano. I nostri partner locali, spesso Università e reti d’impresa, definiscono con noi il programma della tappa. Raccogliamo in questo modo anche delle testimonianze che diversamente non avremmo. Questa è la dimensione più territoriale della sostenibilità. Abbiamo organizzato tappe da Bolzano a Messina.

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Il Salone Extra è stato attivato nel periodo della pandemia per rimanere vicino alla nostra community costituita dalle aziende, organizzazioni, e dai media che ci seguono. Abbiamo fatto in modo che con queste attività in streaming la nostra community potesse essere raggiunta da noi anche negli altri mesi dell’anno. Inoltre tutti i lunedì abbiamo una newsletter che va a più di 11.000 persone a cui annunciamo vari contenuti degli eventi del Salone Extra. Ad esempio abbiamo invitato la professoressa Pina Lalli dell’Università di Bologna a parlare della violenza di genere. Cerchiamo di trattare argomenti diversi, anticipando temi che poi saranno oggetto di approfondimento al Salone, oppure temi su cui non ci focalizzeremo al Salone e che quindi preferiamo toccare nel Salone Extra. L’obiettivo principale è quello di rimanere vicini alla community e far capire che il processo per la sostenibilità è lungo e va seguito con attenzione.

Qual è la differenza tra le grandi aziende e le Pmi nel loro percorso verso la sostenibilità?

Le grandi aziende sono più mature, nel senso che hanno capito che è importante inserire valori e pratiche di sostenibilità già nella strategia generale. Ad esempio è necessario parlare di sostenibilità non dopo che è stato discusso il piano industriale se si tratta di un’azienda produttiva, ma prima. Questo 10 anni fa non accadeva: un segnale di maturità.

Le PMI non sono ancora così abituate ad inserire la sostenibilità nella propria strategia di sviluppo. Le grandi aziende possono svolgere un ruolo cruciale nello “spingere” anche le piccole aziende fornitrici ad allinearsi ai parametri della sostenibilità.

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Le corporate di grandi dimensioni hanno l’obbligo di rendicontare non solo i processi produttivi, ma anche quello che viene prima e dopo, ad esempio la catena di fornitura, smaltimento, ecc. Questo accelera in qualche modo il processo verso la sostenibilità delle PMI.

Le grandi aziende possono infatti imporre determinate regole che obbligano le piccole aziende al rispetto delle disposizioni pena l’eliminazione dal loro albo fornitori, oppure, come fortunatamente stanno facendo in molti casi, accompagnano le PMI con formazione e sostegno, dandogli ad esempio del tempo affinché si attrezzino ad essere più sostenibili. Vedo molti esempi interessanti di aziende che seguono questo secondo approccio.

Secondo i dati del report dell’edizione 2021 del Salone è evidente una forte discrepanza tra il numero delle aziende che hanno partecipato (Grandi imprese – 40%, PMI e Start Up – 30%) e gli Enti Pubblici (2%). Tra gli obiettivi di miglioramento del Salone 2022 c’è il maggiore coinvolgimento proprio degli Enti Pubblici. Come vi state muovendo?

Il discorso della Pubblica amministrazione in generale è uno dei nodi critici della situazione del nostro Paese. Facciamo molta fatica ad intercettare soprattutto enti locali che si impegnino in percorsi innovativi e sostenibili.

Nel mio blog CSR e dintorni l’anno scorso ho parlato di esperienze di amministrazioni pubbliche italiane ed ho fatto un notevole sforzo a trovare casi di eccellenza italiani. Molto più facile parlare delle amministrazioni straniere, dove i casi virtuosi sono più numerosi.

Diamo un numero: 486. Sono gli alberi piantati ad oggi nel Bosco della CSR al Parco Nord di Milano. Nel 2021, grazie anche al contributo dell’app AWorld il numero degli alberi piantato si è raddoppiato. Sicuramente il Salone ha il ruolo di aggregatore, ossia convogliare più energie e donazioni. Avete mai pensato di “sposare” delle campagne di raccolta fondi, sfruttando la crescente notorietà del Salone nel contesto nazionale?

Vere campagne di raccolta fondi non possiamo farne. Quella che hai citato è stata una campagna per stimolare la partecipazione. Nel 2019, prima della pandemia, abbiamo avuto 6.000 partecipanti; abbiamo anche chiesto a tutti di lasciare un messaggio su un’azione della sostenibilità e diventare ambasciatori della sostenibilità. Abbiamo pensato tante volte di “sfruttare” tutta la rete della community, per quanto informale, ma non l’abbiamo mai fatto. Non è detto che in futuro ciò non possa accadere.

Mi ha molto colpito una novità di quest’anno, ossia il Premio Impatto, che ruota intorno al dibattuto tema della valutazione in ambito di sostenibilità. Ti andrebbe di raccontarmi qualcosa in più su questa novità, sugli obiettivi, e motivazioni per cui è stato promosso?

Abbiamo pensato che sia giunto il momento che le organizzazioni impegnate in ambito sostenibilità mostrino anche che l’impatto che hanno generato. Le Società Benefit, ad esempio, hanno come obbligo la valutazione, ma tutte le altre non sono tenute a dichiarare il loro impatto. Secondo noi è importante insistere per avere i risultati dell’impatto generato da un progetto o da un’iniziativa. Per questo nasce il Premio Impatto.

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Per il momento ci limitiamo a chiedere l’impatto su una iniziativa, è molto più complesso ottenere la misurazione dell’impatto di un’intera organizzazione. Ci siamo fatti aiutare da Social Value Italia, esperti della misurazione, e da Refe-Strategie di Sviluppo Sostenibile, un’azienda che si occupa da sempre anche di questi temi. Abbiamo creato una prima edizione del Premio Impatto e siamo convinti che sarà da migliorare. Vogliamo iniziare a stimolare la cultura della valutazione, raccogliendo gli stimoli e i suggerimenti per le future edizioni del Premio.

 

Photo: Carlo Ramerino

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