Rodolfo Dalla Mora: «Il Disability Manager? Un professionista che progetta in termini inclusivi»

di Valentina Tafuri
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Intervista al presidente di Si.Di.Ma. la società che promuove il ruolo del manager della disabilità. «Riprogettare gli spazi non serve solo ai disabili: anche una donna incinta o una persona che per un incidente deve trascorrere un periodo su sedia a rotelle, hanno bisogno di un intervento di design. Oltre alla competenza, per diventare Disability Manager ci vuole grande empatia»

 

Ognuno di noi può avere bisogni speciali nel corso della vita, temporaneamente o in maniera permanente. Per questo bisogna avere una visione universale e pensare in termini di accessibilità. È questo l’approccio del Disability Manager, una figura professionale ancora poco conosciuta ma che appare fondamentale per la riprogettazione e la programmazione di spazi e servizi che tengano conto dell’esigenza di garantire a tutti una vita più inclusiva.

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Ne abbiamo parlato con l’architetto Rodolfo Dalla Mora, presidente di Si.Di.Ma. (Società Italiana Disability Manager), la prima società scientifica in Italia a operare in questo settore e a promuovere il ruolo del manager della disabilità. «Sono una persona con una disabilità che, negli anni, mi ha costretto in carrozzina. Di conseguenza ho sempre operato spinto da una visione laica, volta a costruire una rete di aiuti. Già a 19 anni, appena diplomato perito edile, ho progettato una casa accessibile. Il mio percorso in questa direzione si è completato con la laurea in architettura e tre master nell’ambito delle tecnologie assistive, di bioetica e disabilità, disability diversity e disability management».

Dunque chi è e cosa fa un Disability Manager?

È un facilitatore con competenze specifiche nell’ambito della disabilità. Può essere un architetto, un avvocato, uno psicologo che, inserito in un ente pubblico o in azienda, si interfaccia con i vari uffici o reparti per trovare soluzioni sia di tipo ambientale, per garantire la mobilità e l’accessibilità degli spazi, e sia di tipo culturale per favorire un clima inclusivo. È una figura che deve aiutare le persone attraverso un percorso e delle azioni fatte sulle persone, sull’ambiente e sull’organizzazione, sfruttando le tecnologie assistive. Il Disability Manager è un professionista che deve pensare in termini inclusivi liberandosi dalle maglie delle categorizzazioni.

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Ph. Pietro Nissi – Gran Premio Internazionale Leone d’Oro di Venezia

La vita, con le sue fasi, ci pone di fronte a delle necessità che non sono, necessariamente, solo quelle delle persone con disabilità. Una donna incinta, una persona che ha avuto un incidente e deve trascorrere un periodo su sedia a rotelle, vivono – anche se temporaneamente – un bisogno speciale che richiede una progettazione degli spazi non come intervento “speciale” bensì “normale”, secondo una visione che è quella dello universal design. Interventi che possono giovare a tutti, in maniera appunto universale.

Ci farebbe qualche esempio?

L’esempio più semplice riguarda i bagni inclusivi. Tutti quanti conosciamo i bagni per disabili: sorprenderò molti nel dire che non si devono usare sanitari per disabili, ma rendere accessibili quelli standard e farlo in maniera universale!

Ci spiega meglio?

disability-dalla-mora-eventoInnanzitutto, quei sanitari che si trovano nei cosiddetti bagni per disabili sono solo dei modelli commerciali. La persona paraplegica non muove le gambe e l’apertura sul davanti, presente su questi modelli, crea problemi. Inoltre spesso il wc è accostato a una delle pareti, cosa sbagliatissima. Andrebbe collocato in posizione centrale per facilitare l’accostamento della sedia a rotelle da ambo i lati, consentendo l’utilizzo della parte del corpo più abile.

Come si diventa Disability Manager?

Al momento, attraverso un master di primo livello della durata di uno o due anni, con l’assegnazione di crediti formativi e tesi finale. Stiamo però pensando di istituire un corso di laurea per legalizzare una figura che si confronta con persone che hanno problemi gravi e quindi richiedono conoscenza approfondita della disabilità.

È cambiato qualcosa con l’approvazione della legge delega 227/21 in materia di disabilità?

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La legge ha fornito le linee generali e l’introduzione del Disability Manager nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Ad esempio, nei centri per l’impiego ci saranno persone che sapranno interagire con altre persone che hanno determinate problematiche. A dire il vero, già molti Comuni hanno nominato un Disability Manager: noi però stiamo molto attenti a vigilare che non si riduca a un manifesto politico e che il manager sia effettivamente remunerato perché non è un volontario…

È più necessario un intervento in ambito architettonico o organizzativo per garantire inclusione e parità alle persone in disabilità?

Entrambi sono importanti e vanno perseguiti contemporaneamente perché hanno un comune obiettivo: di tipo ambientale per eliminare le barriere architettoniche e di tipo culturale per creare un clima favorevole in ambito aziendale. Ci vuole empatia, oltre che competenza.

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