Al volontariato si è avvicinato da ragazzino. Ma da quando ha perso sua figlia Serena – morta all’improvviso a 29 anni – aiutare chi soffre, in particolare i malati di diabete, per Roberto Zampieri è diventata l’unica ragione di vita.
Lo fa tramite Progetto Serena, una Onlus da lui fondata a Verona nel 2015, dove mette a disposizione la sua esperienza di oltre trent’anni da addestratore di unità cinofile della Protezione Civile. Con settanta volontari Roberto prepara i cani allerta diabete. In base al livello di crisi del diabetico, il cane è addestrato ad agire chiamando i familiari o attivando una chiamata per i soccorritori.
«Non abbiamo scopo di lucro – chiarisce subito Roberto, che ha una laurea in Scienze della formazione cinotecnica e una passione per i cani da quando aveva 26 anni – Il nostro obiettivo è dare, a chi lo richiede, la possibilità di avere un amico a quattro zampe a fianco, come supporto nei momenti di difficoltà, nella gestione giornaliera del diabete o di altre patologie croniche. Nonostante i pochi anni di vita, la nostra associazione è diffusa in tutta Italia. Abbiamo presentato il progetto Cani allerta Diabete in Spagna e Romania e sottoscritto un protocollo di intesa con l’Associazione Italiana Lions per il Diabete. Grazie all’Università di Verona, abbiamo dato il via alla prima ricerca ufficiale. La speranza è che la pubblicazione dei risultati aiuti a dare una riconoscenza legale ai cani d’assistenza alle persone diabetiche».
Ma veniamo al progetto, iniziato con due cani di persone non malate.
«Con loro – continua Roberto – abbiamo potuto sperimentare, senza rischi, metodologie di addestramento per l’allerta di crisi ipo e iperglicemiche e arrivare così a elaborare un metodo di assistenza sicuro. Il progetto nasce su richiesta di una diabetica a Verona. Era il 2012. Da quel momento si susseguono i primi incontri con i medici. Nel 2013, guardando all’estero, dove non c’è nulla di strutturato, ho iniziato a elaborare un protocollo, basandomi sulle necessità dei pazienti. Siamo partiti, come dicevo, con i nostri cani, poi con quelli addestrati. Red è stato il primo».
La preparazione di quel rapporto simbiotico cane-malato, alla base del metodo Zampieri, avviene a casa del malato. Il lavoro dura circa due anni con visite settimanali. Solo così il cane può rispondere correttamente alle richieste dei pazienti. Si inizia con l’uso di una garzina imbevuta di saliva. Il cane impara a conoscere una particolare molecola, mentre l’istruttore diventa un mediatore nella relazione malato-cane. Il suo lavoro continua anche quando i due imparano a conoscersi.
Circa duecento i cani del Progetto Serena, tra quelli già operativi e gli altri che Roberto e i 70 volontari stanno addestrando in tutto il territorio nazionale.
Non esiste una razza predisposta all’addestramento. Vengono utilizzati anche i meticci. «Il segreto – aggiunge Zampieri – è far scoccare la scintilla tra malato e cane. Se i cani sono presenti in famiglia prepariamo quelli, altrimenti noi e la famiglia scegliamo insieme quello che più si adatta allo stile di vita del malato. Prediligiamo l’adozione, ma è giusto lasciare libertà di scelta».
Una volta terminato l’addestramento, viene rilasciato un attestato con una cerimonia che dichiara il cane operativo.
«Con questo riconoscimento – ancora Roberto – i contatti con la famiglia non si interrompono. Vogliamo avere sempre sotto controllo la situazione. Se dovessero insorgere problemi o difficoltà siamo sempre pronti ad intervenire».
I volontari di Progetto Serena non lavorano solo con famiglie, ma anche con singoli, adulti che vivono soli. Per loro il supporto di un cane preparato è davvero fondamentale. È il caso di Jack ed Elisa a Milano.
È previsto un contributo? «Dal momento – risponde Roberto – che si tratta di due anni di lavoro con visite settimanali da parte dell’istruttore, abbiamo fissato a quattromila euro il compenso, da versare anche a rate. Stiamo ricevendo molte donazioni. Però, spesso è la famiglia a farsene carico. Se uno non può pagare l’intera somma, c’è l’Associazione Lions Diabetici a dare una mano».
Quando il cane viene ceduto al paziente, si inizia subito con la preparazione a casa del malato e seguendo le regole del protocollo.
Cosa fiuta di preciso il cane? «Una persona – spiega – con una patologia, sviluppa reazioni chimiche, quindi l’emissione di molecole (VOCS) che vengono fatte conoscere al cane. Nei momenti di crisi leggere, il cane le sente e avvisa il malato con una zampata o strofinando il suo muso sulle gambe. Nel caso, invece, in cui la crisi glicemica comporti perdita di conoscenza e la persona non sia in grado di intervenire, il cane va a chiamare un familiare. Nel malaugurato caso che non ci sia nessuno in casa, il cane è preparato a poggiare la zampa su di un tappetino che fa partire alcune telefonate ad altrettanti familiari. Se nessun familiare risponde, la ditta SECRETEL Services di Franco Iannelli ha una segreteria che riceve telefonata e posizione GPS in modo da far intervenire i sanitari. La stessa azienda sta sviluppando l’app».
Roberto tiene a far sapere che da tre anni è in corso una ricerca scientifica con l’Università di Verona e il professor Enzo Bonora per ottenere il riconoscimento scientifico del metodo testato con successo su più di 150 binomi uomo cane. «Ricordo – chiarisce – che ad oggi le ricerche estere pubblicate raramente raggiungono i 10 casi. Inoltre alcuni diabetologi, contenti del miglioramento del paziente, annotano sui loro referti i successi ottenuti dal Progetto Serena. Il protocollo che ho scritto è stato depositato. In ogni caso siamo l’unica associazione che prepara cani allerta nel diabete, inserita nel Coordinamento Regionale delle associazioni di diabetici. Da quest’anno siamo anche nella FAND, che è una federazione di categoria».
«Il progetto – conclude – nasce a Verona, ma esiste una sede distaccata in provincia di Venezia e molti centri referenziati in tutta Italia. È una fase di espansione grazie soprattutto all’accordo stipulato con AILD (Associazione Italiana Lions Diabete) e siamo diventati Progetto Lions a tutti gli effetti. Inoltre sta per nascere la Prima Scuola Lions Adil Progetto Serena a Catania alla quale si aggiungono una quindicina di centri referenziati».
Per diventare istruttori si deve frequentare un corso, prima teorico poi pratico, riconosciuto dal percorso di laurea triennale con l’Università Popolare delle Scienze Cinotecniche.
I cani addestrati dal Progetto Serena non sono soltanto ottimi compagni per i malati di diabete di tipo 1 o 2 insulinodipendenti, ma anche per chi è affetto dalla malattia rara di Batten. Un progetto sperimentale è partito a maggio 2021 per aiutare le famiglie dei bambini affetti da ceroidolipofiscinosi neuronali (NCL) con buoni risultati. Inoltre Roberto e i 70 volontari sono riusciti a preparare cani da allerta per l’identificazione rapida di soggetti positivi al Sars Cov2.