Dieci unità di strada, cucine mobili in sette città, servizi di accoglienza h24. Progetto Arca opera sul territorio nazionale per dare risposte concrete di aiuto alle persone con disagio sociale ed economico
Progetto Arca non conosce orari di chiusura, aiuta le persone senza fissa dimora, assicura una risposta a ogni esigenza, garantisce un’assistenza alle persone con disagio sociale ed economico. È una presenza costante che diventa un vero e proprio punto di raccordo dove ricevere risposte concrete. Le sue realtà sociali sono sempre aperte a Milano, Roma e Napoli per offrire un primo aiuto che si trasforma in azione sociale straordinaria, in grado di rispondere opportunamente alle diverse esigenze causate da questo difficile momento storico. Non può mancare nelle azioni realizzate da Progetto Arca la distribuzione dei pasti caldi e dei generi di conforto: un autentico sollievo per le persone che vivono il disagio della vita nelle strade. Con Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, vogliamo conoscere le iniziative studiate e realizzate dalla Fondazione, per comprendere la situazione sociale che caratterizza il tempo che stiamo vivendo.
Perché Progetto Arca?
Progetto Arca è nato nel 1994 da un insieme di persone accomunate dalla filosofia di pensiero di un maestro del sociale: Fratel Ettore. È lui che ha ispirato il nostro gruppo ed è stato prezioso perché ci ha orientato verso alcuni volontari che collaboravano con lui sulla grave emarginazione sociale.
Chi è Fratel Ettore
Nasce nel 1928 a Belvedere di Roverbella, in provincia di Mantova. La famiglia dove viene alla luce Fratel Ettore è composta di contadini agiati ma rovinati dalla carestia. A causa di questa situazione preoccupante Fratel Ettore, quando aveva appena dieci anni, è costretto a trovare lavoro come garzone di stalla nelle cascine di altre persone. È la guerra a complicare la condizione sociale che diventa sempre più tragica, costringendolo a lavorare “a giornata” ovunque c’è bisogno di manodopera. Si converte in modo improvviso durante un pellegrinaggio, alla fine della guerra, presso un santuario mariano e da quel momento la Madonna diventa l’unico amore della sua vita.
Da dove nasce la sua passione per il terzo settore?
Nasce casualmente perché il rifugio di Fratel Ettore era vicino alla mia abitazione. Quando ho visto con i miei occhi così tanta povertà (300 persone in fila alla mensa dei poveri) nella mia mente è scattata una forte preoccupazione: non potevo accettare questo disequilibrio di umanità. Era assurdo. A quel punto mi sono avvicinato a questo mondo che ancora non conoscevo e fu in quel preciso istante che iniziò la mia passione per il sociale. Volevo cercare di essere un valore aggiunto a beneficio delle persone che vivevano situazioni di pesante disagio sociale ed economico.
Quali progetti e iniziative specifiche per il futuro?
Per il futuro lavoreremo molto sullo spreco alimentare e sul recupero delle derrate alimentari in scadenza nei supermercati, senza tralasciare la distribuzione mediante i social market e la borsa della spesa: distribuzione alle famiglie in stato di povertà che non raggiungono la fine del mese. È del tutto evidente che il nostro aiuto coinvolge soprattutto i bambini ai quali doniamo pannolini e prodotti alimentari per l’infanzia. Non possiamo dimenticare l’estrema povertà che purtroppo sta diventando una popolazione sempre più numerosa. La nostra azione si concentra principalmente presso la stazione Centrale di Milano e intende coinvolgere tutti i luoghi dove vivono le persone senza fissa dimora. Non solo. Abbiamo anche la ‘Cucina Mobile’ proprio per offrire un ottimo pasto caldo. Siamo già presenti in sette città italiane ma vorremmo aumentare la nostra azione costante in tutto il Paese, per cercare di conferire una dignità alle persone che dormono in strada. Per Progetto Arca questo impegno rappresenta soltanto un aiuto verso le persone bisognose perché il nostro obiettivo è quello di trovare un inserimento sociale e abitativo definitivo.
L’assistenza alle persone senza fissa dimora che ruolo assume nel contesto sociale?
Le persone senza fissa dimora fanno parte della popolazione cosiddetta invisibile perché il contesto sociale non vuole vedere questa realtà, mentre sono realmente presenti perché si incontrano nelle strade delle città. La società non vuole prenderli in esame perché significa farsi carico di un problema, così come abbiamo fatto noi cercando di trovare piccole soluzioni per aiutare questa popolazione in estrema povertà. Non solo. Le persone senza fissa dimora non sono prese in considerazione da molte realtà cittadine e comunali, registrando bassi investimenti mentre sono un grande costo sociale e sanitario.
Progetto Arca sceglie il digitale per raccogliere le donazioni?
Negli ultimi tre o quattro anni abbiamo scelto il digitale mentre prima usavamo metodi cartacei oppure la famosa donazione diretta. Debbo dire che il digitale, negli ultimi anni, ha letteralmente decuplicato le donazioni.
Che importanza è giusto dare alla trasparenza nelle Onlus?
È fondamentale perché ci sono trecentomila onlus in Italia e per il cittadino comune è difficile capire quali sono le organizzazioni più attive che moltiplicano maggiormente la donazione. Per cui la trasparenza è decisamente importante. Noi cerchiamo di essere trasparenti attraverso il bilancio sociale consultabile dal sito della onlus, al fine di dare la possibilità ai cittadini di vedere e comprendere la nostra attività sociale.
Responsabilità Sociale delle Imprese. Cosa ne pensa?
Negli ultimi anni sono le imprese e le aziende che ci hanno cercato. C’è questo cambio in cui le aziende vengono valutate proprio per la responsabilità sociale spesa sul campo. Ed è proprio in questi anni che stiamo facendo molto volontariato aziendale e le stesse aziende sposano progetti e realizzano iniziative. Tutto questo diventa veramente un grande beneficio per loro e per il terzo settore.
Che tipo di esperienza ha avuto nelle imprese che gestiscono le problematiche d’impatto sociale ed etico?
Il grande coinvolgimento dei propri dipendenti riverbera in una responsabilità aziendale ma anche in un’appartenenza del dipendente alla propria azienda. Recentemente ci sono state diverse donazioni anche rilevanti economicamente da parte di dipendenti di aziende; questo dimostra quanto siano coinvolti i lavoratori alla mission delle organizzazioni onlus scelte dalle aziende.
Quali servizi offrite come Progetto Arca alle persone?
Dalla cucina mobile fino all’assistenza agli anziani in casa per continuare con i bambini, con i tossicodipendenti, con i social market. Sono soltanto alcuni interventi perché la mission di Progetto Arca vuole garantire un’assistenza costante a diverse categorie sociali. Il nostro impegno è veramente molto ampio.
Come gestite le problematiche sociali, considerando il momento storico?
Sono molte di più le persone che entrano in stato di indigenza rispetto a quelle che escono. Abbiamo di conseguenza due binari di intervento: assistere coloro che non hanno la possibilità di mangiare e di avere una casa, quindi i senza fissa dimora; agevolare le persone a uscire dall’indigenza per trasformarli in cittadini attivi. Per questo motivo ci stiamo concentrando sulla formazione professionale, sull’inserimento lavorativo, sull’individuazione di un’abitazione.
I problemi sociali si moltiplicano quotidianamente. Come risolvere le diverse criticità che stanno coinvolgendo le persone?
La crisi economica è un problema enorme perché è un sentiero ripido e fortemente in discesa. Il numero di persone che entra nello stato di indigenza è davvero elevato. Quello che possiamo fare è promuovere un grande coinvolgimento del volontariato per aiutare queste persone.