Storie di Natale: il pranzo per 300 senza fissa dimora offerto dalla Comunità di Sant’Egidio

di Francesco Fravolini
0 commento
natale-sant-egidio-cover
Accolti nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma, invitati speciali: volontari e anziani, immigrati, ucraini in fuga dal conflitto che hanno ricevuto il calore umano in una giornata particolare.

La Comunità di Sant’Egidio di Roma organizza ogni anno, in occasione di Natale, il pranzo dedicato alle persone più fragili. È da quarant’anni che la macchina organizzativa della Comunità regala una giornata speciale. Anche quest’anno è stata una festa straordinaria, gustando un pranzo con un abbondante calore umano adeguato alla ricorrenza: 25 dicembre. La generosità dell’iniziativa evidenzia il focolare di una casa, l’affetto verso le persone, il piacere di vivere insieme la festività. Per Natale. Per un giorno speciale. Per non lasciare indietro nessuno. Per includere l’umanità.

basilica-santa-maria-trastevere

La tradizione storica

La tradizione del pranzo risale a Natale 1982 quando, per la prima volta, 47 senza fissa dimora furono accolti nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Da quel momento il banchetto si è allargato: ogni anno coinvolge circa ottantamila persone in Italia e duecentocinquantamila nel mondo. È una tradizione storica di Roma e della popolazione che partecipa attivamente a questa giornata decisamente speciale. C’è un cuore aperto e un grande sentimento con i quali festeggiare e includere persone fragili, a cui regalare un sorriso per superare la difficoltà. Soltanto con la gioia troviamo quelle soluzioni adeguate affinché la speranza possa trionfare.

volontari-egidio-pranzo-natale

Il pranzo di Natale a Sant’Egidio

Era una basilica in festa per le persone senza fissa dimora, gli anziani, i rifugiati, tra cui alcuni ucraini, in gran parte donne con bambini, che hanno abbandonato il loro paese e sono stati accolti dalla Comunità. Sono i poveri, gli amici di Sant’Egidio durante tutto l’anno. A tavola è stato servito, con addobbi e apparecchiatura intonata alla festività, il menu tradizionale della festa (lasagne, polpettone, lenticchie, dolci natalizi) e ciascuno ha ricevuto un dono personalizzato, come accade in ciascuna famiglia. Quando i volontari hanno finito di sistemare i tavoli rigorosamente addobbati con le coccarde natalizie sono entrate le persone invitate al grande pranzo. E lentamente la Basilica di Santa Maria in Trastevere si è riempita di circa 300 invitati speciali (tra volontari e anziani, immigrati, ucraini in fuga dal conflitto) che hanno ricevuto il calore umano in una giornata particolare: Natale.

sant-egidio-pranzo-natale

A piccoli passi e in maniera discreta, quasi senza voler disturbare, le persone hanno individuato il loro posto al tavolo, dando inizio a quello che potremmo definire il pranzo più ricco e più caldo della giornata. Sguardi nascosti si palesavano negli invitati mentre cresceva il desiderio di vedere le persone nella Basilica, per intrecciare qualche sorriso che potesse scaldare il cuore. La solitudine ha trovato posto in un angolo, almeno durante il pranzo, mentre la gioia di trascorrere un giorno in famiglia rallegrava gli animi degli invitati: vivevano un momento magico assieme ai compagni di viaggio. È anche questa un’emozione da custodire gelosamente nel cuore.

Il pensiero di una volontaria

«I pranzi organizzati alla Comunità di Sant’Egidio mi hanno regalato – commenta Paola Pizzo, volontaria della Comunità – il senso profondo di Natale. Non c’è un Natale senza i poveri, ricordava Papa Francesco durante la veglia del 24 dicembre, perché Gesù nasce povero. E questa spiegazione non ho avuto alcuna fatica a comprenderla teoricamente perché ho potuto viverla appieno mediante la Comunità di Sant’Egidio: il vero senso di Natale. C’è un altro aspetto molto bello del pranzo: la diversità delle persone che partecipano a questa iniziativa. Se guardiamo bene troviamo, seduti in ciascun tavolo, un uomo siriano vicino a una donna rom, una donna anziana, un’altra senza fissa dimora, una lavoratrice proveniente dal Salvador. Queste persone le conosciamo bene nella Comunità e durante l’anno vivono con noi questa esperienza di famiglia. Certo, abbiamo storie e provenienze culturali diverse ma insieme possiamo vivere felici, proprio come oggi, durante il pranzo di Natale».

gualtieri-sant-egidio

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri

«Non sottovalutiamo – prosegue Paola Pizzo – il grande valore aggiunto dell’inclusione: riusciamo a viverla prima ancora di capirla. Dopodiché dobbiamo condividerla con le altre persone, come se fosse un bell’esempio sociale da imitare. Viviamo in armonia quando rispettiamo le differenze di ciascun essere umano, che diventano una grande ricchezza culturale. Voglio sottolineare che tra i volontari non ci sono soltanto italiani ma tante persone con storie differenti: rifugiati e stranieri di diverse etnie che hanno trovato nella Comunità la loro casa e la loro vita. E proprio per questo motivo restituiscono alle altre persone ciò che hanno ricevuto. Quando si conclude il pranzo i volontari consegnano un dono personalizzato a ogni invitato speciale. Cerchiamo di capire chi sono gli ospiti per trovare l’oggetto più adeguato alla loro personalità; scegliamo un regalo ben preciso scrivendo il nome sulla scatola, proprio come accade in tutte le famiglie».

 

Testo e foto: Francesco Fravolini

You may also like

Lascia un commento