Silvia Bazzichi: «Con l’orto differente risaniamo terreni e realizziamo un’agricoltura biosostenibile»

di Paolo Robaudi
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Riutilizzare gli scarti e produrre una terra concimata, senza l’uso della chimica. Questo l’obiettivo dell’Orto Differente, un progetto dell’associazione toscana “Area e Sport E20”.

Silvia Bazzichi, ambassador che collabora al progetto con Giuseppe Barlucchi, ci spiega che l’orto differente è nato a Marina di Massa. «Utilizziamo un’eco compostiera appositamente realizzata per abbassare il costo dei rifiuti e ottenere prodotti altamente biologici, producendo il co-compost, un ottimo fertilizzante naturale per il terreno, ottenuto con i residui vegetali e della frutta. Un piccolo grande prodotto per salvare il pianeta, completamente biologico, ecocompatibile e green».

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Come è nato il progetto dell’orto differente?

L’associazione nasce nel 2016 davanti a un campo verde dedicato al tiro con l’arco, disciplina poco conosciuta all’epoca: arcieri non ce n’erano e l’abbiamo trasformato in un campo da calcio, l’abbiamo omologato sette contro sette e abbiamo organizzato un torneo internazionale. L’abbiamo poi trasferito a Forte dei Marmi, pensando di impegnarci nello sport, negli eventi e nella cultura. Così è nata “Area e Sport Eventi”, che si è sempre occupata di eventi, turismo sportivo e cultura.

Da dove deriva la sua passione per il terzo settore?

Lavoravo come commercialista. Un mio amico mi chiamò per rimettere in ordine i conti di un’associazione, così sono finito dentro al terzo settore, appassionandomi sempre più al lavoro associazionistico. Lavorando nella pubblica assistenza come volontario, ho imparato tante cose. Parliamo del 1998.

Quali sono i progetti principali?

Il Covid ci ha rallentato: adesso ripartiamo dal cicloturismo sportivo, con vari eventi e stiamo organizzando la divulgazione dell’iniziativa di “Orto Differente”, mescolando la cultura del bio con una gestione alternativa dei rifiuti. Sul turismo sportivo stiamo pensando di rilanciare il “Running Verticale”, organizzando una gara a Marina di Massa. Abbiamo invitato “Trust Me Up” a Forte dei Marmi, perché sono sensibili alla gestione dei rifiuti.

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Qual è l’esperienza con il digitale per la raccolta delle donazioni?

Stiamo ragionando su questa tematica. Per noi è una cosa nuova.

Quali canali utilizzate per farvi conoscere?

I social in generale: Facebook, Instagram. Non abbiamo un sito.

Cosa pensa della trasparenza delle associazioni?

Deve essere massima: ho lavorato nella “Croce Bianca” e ho sempre lottato per questo. Non sempre è possibile. Purtroppo in molti casi, funziona al contrario di come dovrebbe essere.

Che idea avete della responsabilità sociale per le imprese?

Cambia la costituzione delle imprese: se produci del bene deve uscire del bene, non c’è un’altra strada, è un ciclo virtuoso. La gente ricerca il bene e il benessere. Noi con il nostro progetto andiamo in questa direzione, risanando terreni, riutilizzando gli scarti, producendo naturalmente una terra concimata, senza l’uso della chimica.

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Le conoscenze e la tecnologia per una agricoltura biosostenibile esistono: ma le istituzioni sono troppo rigide, manca da parte della burocrazia quella capacità di leggere il cambiamento… E all’interno di un mondo globalizzato, in cui l’adattarsi velocemente alle condizioni del mercato è fondamentale, ogni rallentamento è penalizzante.

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