È una delle prime associazioni nazionali operanti nell’ambito del Terzo Settore. Abbiamo incontrato Vincenzo Siano, presidente da circa un ventennio di ONMIC, Opera Nazionale Mutilati Invalidi Civili, nata del 1961 a Pescara per poi essere trasferita a Roma e infine a Salerno, dove tuttora ha sede.
Nato nel dopoguerra in una famiglia numerosa e rimasto orfano di padre, Vincenzo Siano sa «cosa significa essere sotto la pioggia e non avere l’ombrello per ripararsi», ci racconta.
L’ingresso giovanissimo nell’associazione è stato per lui quasi un naturale volersi mettere al servizio degli altri per aiutarli a superare quelle difficoltà che lui stesso, seppur in modo diverso, aveva vissuto.
Come nasce ONMIC?
«Nasce nel dopo-guerra come associazione laica per aiutare quanti, a causa del conflitto, si trovavano a vivere un’invalidità civile. All’epoca l’attività era principalmente di assistenza e mutuo soccorso per la disabilità e non si guardava anche all’aspetto sociale e culturale del disagio ma solo alla patologia. Nel tempo, ci siamo adeguati alle varie leggi sul volontariato e alle esigenze della società ed abbiamo ampliato il nostro campo d’intervento a tutti quei settori in cui si richiede un’assistenza morale e materiale a favore di persone svantaggiate e di quanti vivono una situazione di disagio, quindi non solo disabili ma anche minori, donne, anziani, immigrati, persone affette da dipendenze e patologie di vario tipo».
Oggi ONMIC è presente con sedi nelle principali città italiane e «crede fermamente nell’importanza di fare rete», sottolinea Siano.
«Infatti – continua – attraverso l’attività di progettazione sociale abbiamo costruito una rete interistituzionale sul territorio costituita da Università, Carceri, ASL, Servizi Sociali di base, Centri Servizi per il Volontariato, Enti Pubblici e Locali, Associazioni di promozione sociale e di categoria per perseguire il benessere della collettività».
Chi si rivolge a voi?
«Chiunque sia in una condizione, anche temporanea, di disagio e noi siamo sempre disponibili all’accompagnamento per alleviare il percorso di vita di queste persone e aiutarle a superare il momento o la situazione di difficoltà. In questo momento, stiamo, ad esempio, cercando di supportare i cittadini ucraini attraverso corsi di lingue per facilitare il loro inserimento sociale ed anche lavorativo o offrendo loro degli alloggi».
Come sostenete le vostre attività?
«Attraverso la progettualità, con il 5Xmille e grazie alla benevolenza delle persone oltre che con l’aiuto dei volontari che operano attivamente. Tutte le attività ed i servizi che eroghiamo sono offerti in forma del tutto gratuita. Ci auto-gestiamo ed auto-finanziamo. La nostra è un’azione reale di politica sociale a favore dell’inclusione, mai propagandistica. Anzi, spesso abbiamo poco tempo per comunicare tutte le azioni che mettiamo in atto. Ma godiamo di grande credibilità. I nostri bilanci sono certificati sin da quando non era obbligatorio farlo e rendicontiamo ogni minima risorsa, nella massima trasparenza».
C’è un progetto o un’attività che le è rimasto maggiormente nel cuore e nella mente?
«Non uno soltanto ma direi tutti perché mi emoziona, ancora oggi, quando posso donare qualcosa ad una persona strappandole un sorriso. È la bellezza del donare con il cuore e non con la mano. Donare per donare, senza aspettarsi riconoscenza ma solo l’appagamento della scoperta di essere ancora un uomo che crede nella vita. Soprattutto credo sia importante dare alle persone, un’iniezione di fiducia, affinché sappiano che si può volare alto anche restando seduti su una sedia a rotelle. In senso figurato, questo vale anche per tutti coloro si sentono “costretti” in una situazione a causa di difficoltà di altro tipo».