Livia Maurizi, coordinatrice: «Tuteliamo la salute e la sicurezza dei più piccoli: nelle emergenze umanitarie non ci limitiamo a fornire aiuti immediati alla popolazione, ma identifichiamo gli strumenti indispensabili alla ricostruzione»
Nove Onlus sensibilizza le persone per sollecitare una riflessione sulla possibilità di vivere in un mondo in cui siano protagoniste la pace, la giustizia, il rispetto dei diritti e della dignità di ogni essere umano, la protezione dell’ecosistema e delle risorse naturali. Le azioni a beneficio della popolazione mondiale intervengono anche sull’economia e rassicurano crescita e sviluppo che sono alla base di una convivenza civile e democratica.
Nove Onlus è impegnata anche nell’inclusione sociale delle persone più fragili, nel potenziare il ruolo delle donne nella società, nell’evidenziare il valore delle diversità, nel condividere le conoscenze. Sostenere l’inclusione sociale significa rispettare le persone, valorizzare il potenziale umano, aumentare il livello democratico della civiltà.
Operativa in Italia dal 2012, anno della sua fondazione, e in Afghanistan dal 2013, Nove Onlus realizza progetti di emergenza e sviluppo anche in Grecia, Siria ed Etiopia. Livia Maurizi, Programme Coordinator della Onlus, approfondisce gli argomenti in agenda della Onlus per raccontare le situazioni geopolitiche.
Perché nasce Nove Onlus?
Nasce dall’esperienza dei nostri soci che, dopo aver lavorato per decenni nell’ambito dello Sviluppo Internazionale, hanno sentito l’esigenza di fondare una struttura agile, capace di gestire scenari mutevoli e complessi, attraverso progetti di sviluppo socio economico, sostenibile e generativo nel rispetto dei diritti umani. La responsabilità sociale, l’inclusione, il rispetto della dignità umana e dell’ambiente sono i principi sui quali è nata l’organizzazione. Noi di Nove Onlus contribuiamo al lungo e tortuoso processo di emancipazione femminile e al raggiungimento dell’indipendenza economica, attraverso il potenziamento dell’istruzione e della formazione tecnica e professionale. Difendiamo i diritti delle donne nel tentativo di rafforzare il loro ruolo sociale, politico ed economico nella società. Tuteliamo la salute e la sicurezza dei bambini, concorrendo a educare la generazione futura alla solidarietà e alla cura. Nelle emergenze umanitarie non ci limitiamo a fornire aiuti immediati alla popolazione, ma identifichiamo gli strumenti indispensabili alla ricostruzione.
Come ci si appassiona al terzo settore?
È un processo. Si parte dal genuino interesse per le persone e per l’ambiente che ci circonda. Ogni essere umano ha lo stesso valore e a ognuno devono essere garantiti pari diritti e opportunità, in base ai suoi specifici bisogni e attitudini: comprendere questo permette di dar valore a ogni essere umano. Il terzo settore lavora per far sì che ogni individuo possa trovare lo spazio, il luogo e la modalità per contribuire attivamente – con le proprie abilità, inclinazioni e risorse – al benessere dell’umanità e del pianeta.
Emergenze umanitarie e guerre caratterizzano il XXI secolo. Come Onlus quali interventi riuscite a organizzare e promuovere?
Nell’ambito dei diritti umani le nostre principali aree di intervento sono “Donne, Pace e Sicurezza” per incentivare la partecipazione attiva delle donne alla promozione della pace, i Diritti dell’Infanzia, il sostegno a persone con disabilità fisica e la loro piena inclusione nella società. Un approccio strategico al quadro generale ci permette di individuare la tipologia di progetti e di interventi più efficienti rispetto alle esigenze territoriali. È indispensabile una profonda conoscenza della cultura e della mentalità dei Paesi in cui si opera, per definire le corrette modalità di interazione, affinché rispondano ai bisogni reali della popolazione locale, la quale va ascoltata e rispettata. I progetti producono dei risultati durevoli solo se le soluzioni vengono elaborate insieme, soprattutto quando gli scenari sono estremamente mutevoli. L’Afghanistan è l’esempio per eccellenza. Durante il lavoro di ricostruzione dopo la caduta del primo regime talebano, in una società integralista, i progetti di Nove a sostegno delle donne e delle realtà più vulnerabili sono scaturiti da un processo dialettico e interattivo con le comunità locali e con le istituzioni. Un percorso apparentemente più lento ma con radici profonde, che è potuto attecchire perché comprendeva e rispettava le fondamenta della mentalità esistente.

Livia Maurizi (Nove Onlus) e Arianna Alessi (OTB Foundation)
Nel caso dell’emancipazione femminile, in dieci anni siamo passati dall’alfabetizzazione allo sviluppo di progetti di imprenditoria. Abbiamo puntato fortemente sulla mobilità femminile, quasi inesistente, come strumento di emancipazione ma anche di sicurezza. I corsi gratuiti di patente il progetto Pink Shuttle hanno dato un enorme impulso allo sviluppo, agevolando le donne all’accesso ai beni primari, allo studio e al lavoro, avviando anche una trasformazione sociale. La prima rete di trasporto guidata da donne per le donne ha dimostrato, anche ai più intransigenti, quello che le donne erano capaci di fare. Nessuno prevedeva un crollo sistemico come quello a cui stiamo assistendo. In questo caso l’esperienza maturata anche in altri territori è tornata molto utile per gestire un’evacuazione lampo e una massiccia operazione di emergenza. La conoscenza della mentalità dei principali attori coinvolti ci sta permettendo di ricalcolare e riadattare la progettualità agli ostacoli emergenti.
Che ruolo svolge l’inclusione sociale nell’attuale momento storico?
La cultura dell’inclusione ha un ruolo chiave per la trasformazione della società civile e per garantire lo sviluppo virtuoso della globalizzazione. Parlo di cultura perché imparare a pensare in maniera inclusiva significa accelerare lo sradicamento di paradigmi culturali etnocentrici, favorendo la crescita interculturale e l’integrazione.
Molti dei nostri progetti di inclusione sono rivolti alle persone con disabilità, e utilizzano lo sport come strumento di conquista dell’autostima e superamento dello stigma sociale.
Altri progetti, in particolare quelli rivolti all’inclusione dei rifugiati e delle categorie a rischio di invisibilità sociale, associano il sostegno psicologico allo sviluppo degli skill individuali per facilitare l’integrazione sociale e professionale e favorire gli scambi interculturali.
Può raccontare progetti e iniziative principali a cui state lavorando per il futuro?
In Afghanistan, stiamo valutando le modalità di ripresa delle attività di istruzione per le donne afghane attualmente private del diritto allo studio. Stiamo negoziando con le autorità per identificare delle soluzioni attuabili. Continueremo a fornire aiuti salva-vita alla popolazione afghana, in particolare donne capofamiglia attraverso distribuzioni di cibo. Grazie al contributo di OTB Foundation prolungheremo il nostro sostegno ai bambini di Kapisa (una provincia vicino Kabul), per assicurare un luogo che possa farli crescere istruiti, protetti e al sicuro, lontano dallo sfruttamento minorile che, in un paese dove il 97% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà, è una pratica comune. Sosterremo lo sport come veicolo di inclusione sociale e assicureremo alle donne imprenditrici che hanno perso tutto, risorse per riprendere le loro attività commerciali e assicurare così un sostentamento a loro stesse e alle loro famiglie. Metteremo al sicuro donne afghane in pericolo, sostenendo le loro evacuazioni in paesi sicuri. In Italia lavoreremo affinché i rifugiati afghani e le categorie vulnerabili abbiano valorizzate le loro competenze professionali, promuovendo il loro inserimento lavorativo. Continueremo a sostenere i bambini in grave disagio sociale e fisico, valorizzando la funzione sociale dello sport, contrastando la povertà educativa e promuovendo l’inclusione digitale. Lavoreremo con le scuole, le istituzioni per attivare percorsi che evidenzino l’importanza del terzo settore nella società civile e nei territori, per trovare soluzioni condivise.
Quale risposta volete offrire e suggerire alle diverse criticità sociali ed economiche?
Non esiste una risposta univoca. Ogni emergenza umanitaria, negazione di diritti, mancanza di accesso ai servizi di base ha le sue peculiarità e caratteristiche; gli interventi devono essere quindi definiti e implementati in base ai bisogni della popolazione alla quale sono rivolti e il contesto in cui si opera. Nella definizione degli interventi, i principi umanitari fungono da guida cardine. Operiamo con umanità, dando priorità alla mitigazione delle sofferenze; imparzialità, per definire le attività in base al bisogno; neutralità, senza alcuna discriminazione sulla base della nazionalità, razza, credenze religiose e di classe, o dell’opinione politica; indipendenza, affermando l’autonomia degli obiettivi umanitari.
Qual è l’esperienza con il digitale nella raccolta delle donazioni?
È uno strumento sicuramente potente e molto efficace se utilizzato con competenza, necessita di una solida strategia di comunicazione. La capacità di veicolare l’informazione è sostanziale e il mondo digitale è un eccezionale acceleratore, sia dal punto di vista temporale sia mediatico, ma per raggiungere la massima efficienza ha bisogno di essere coadiuvato anche da altri canali di comunicazione.
Il suo pensiero sulla trasparenza nelle Onlus?
Le Onlus sono tenute a rispettare, per legge, molteplici obblighi di trasparenza come identificato nel Codice del Terzo Settore. La trasparenza è un nostro principio prioritario: operiamo in trasparenza nei confronti dei donatori, degli stakeholders, delle amministrazioni, soprattutto nei confronti delle persone che vengono coinvolte nelle attività di Nove. Trasparenza nella gestione delle risorse economiche che segue criteri di efficacia, efficienza e correttezza; trasparenza nel comunicare attivamente con i propri stakeholders rendendo disponibili le informazioni relative alle proprie attività e ai propri progetti; trasparenza nella gestione delle attività e dei risultati raggiunti dall’organizzazione.
Cosa pensa della Responsabilità Sociale delle Imprese?
È fondamentale. Maggiore è il volume e l’impatto delle aziende sull’economia e sulla società, maggiore è la responsabilità sociale che il settore privato deve assumersi. Oggi non si può più ragionare solo su logiche di profitto, è imperativo puntare sulla distribuzione equa delle risorse e soprattutto sul rispetto dei diritti umani, e non solo sulle priorità dettate dall’interesse. Inoltre le aspettative dei clienti stanno finalmente cambiando e ci si aspetta di comprare dei prodotti che non siano stati confezionati da minori, persone vittime di tratta e violate. La schiavitù moderna esiste e genera altissimi profitti per il crimine organizzato, ma ha conseguenze negative per tutti, non solo per coloro che ne sono vittime. Il lavoro minorile, ad esempio, priva i bambini della loro infanzia e dell’istruzione di base, rendendoli più esposti ad essere reclutati da gruppi terroristici. Molti di questi bambini sono impegnati nelle industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione nei paesi occidentali: ecco quindi che se le imprese non hanno maturato una forte responsabilità sociale, continueranno ad essere complici di questa tremenda violazione dei diritti umani. Le grandi aziende dispongono di fondi e mezzi, inclusi quelli volti alla comunicazione strategica, per promuovere progetti di valore anche in collaborazione con il terzo settore. Proprio perché il pubblico è molto più attento e selettivo rispetto alle scelte etiche e ambientali, il valore e l’immagine delle aziende oggi si definisce attraverso le azioni messe in campo, non più con le definizioni di merito.
Qual è la sua esperienza con imprese che gestiscono problematiche d’impatto sociale ed etico?
Oggi si è raggiunta una maggiore attenzione e consapevolezza rispetto al passato, anche grazie all’inserimento in azienda di aree dedicate alla responsabilità sociale, alle risorse umane e al welfare in generale. Rispetto al passato anche le figure professionali che dirigono questi settori sono più formate e qualificate. Sta crescendo la presenza di esponenti del terzo settore capaci di comprendere più a fondo le dinamiche e di disegnare gli interventi più efficaci.