Intervista a Dario Sorgato, socio fondatore della no profit di Padova che sostiene l’empowerment delle persone con disabilità visive e uditive. Il messaggio di NoisyVision è «Camminare per vedere con nuovi occhi, senza una distinzione tra accompagnatore e accompagnato»
Si legge dal vostro sito che NoisyVision contribuisce al mutamento epocale della percezione della disabilità, da limite a valore, creando una comunità inclusiva dove la diversità è riconosciuta nel suo essere risorsa creativa ed espressiva. Perché è importante dare valore alla disabilità? E perché troppo spesso non le viene dato il giusto peso?
La nostra mission – racconta Dario Sorgato, uno dei soci fondatori di NoisyVision – è diffondere la conoscenza delle disabilità sensoriali, tra cui l’ipovisione e l’ipoacusia, con un approccio proattivo. Credo che l’aspetto comunicativo sia il fulcro di ogni buon risultato. Noi abbiamo provato a farlo con il branding del giallo. Il giallo è il colore più facilmente percepibile dagli ipovedenti, vitale ed energico, è la tinta chiave della campagna #YellowTheWorld che collega i progetti di NoisyVision e con cui operiamo per una più ampia accessibilità di ambienti e servizi verso le persone con disabilità sensoriali. Sono molto orgoglioso del nostro messaggio: il giallo è ottimismo e solarità, attraverso questo colore vogliamo trasmettere gioia e positività, soprattutto a chi si trova davanti a dei limiti e a degli ostacoli ogni giorno.
Da dove nasce il concetto di cammino inclusivo?
Fare inclusione sociale vuole dire tutto e vuol dire niente. Abbiamo iniziato a percorrere il primo cammino nel 2016 quando NoisyVision, per come la conosciamo oggi, non esisteva. L’idea del cammino è nata dall’esigenza di una battaglia comunicativa in cui crediamo fortemente: mettere le persone nella situazione di essere semplicemente persone, senza una distinzione tra accompagnatore e accompagnato, tra guida e guidato. Sono termini che pongono le persone automaticamente su due livelli diversi. E non è così, non c’è nessuna riconoscenza, né favore, si tratta di un gruppo di persone che cammina insieme: c’è chi vede di più e chi vede di meno, tutto qua.
Con il tempo siamo riusciti a pianificare un calendario dei cammini e questo ci riempie di orgoglio, nel 2022 ne abbiamo organizzati 8. Il cammino è uno strumento che crea una forte coesione di gruppo poiché i partecipanti condividono uno stesso unico obiettivo: arrivare insieme al punto b, alla meta finale. Il cammino poi, si sa, è anche una delle metafore della vita, è bello arrivare ma soprattutto è bello viaggiare e condividere, camminando si incontrano persone, città, situazioni. Come già accennato, abbiamo organizzato il primo cammino nel 2016, mi sento di dire che siamo stati particolarmente lungimiranti, oggi i cammini proliferano, qualche anno fa venivano ancora visti come una rottura degli schemi e un mezzo di inclusione sociale.
Come si comportano i camminatori?
Il cammino è un’esperienza che crea grande scambio e coesione, a volte si cammina per ore in silenzio alle volte si chiacchiera per tutto il giorno. Spesso quando si parla di disabilità si cade nella trappola dell’eccessivo assistenzialismo, il cammino non è così. Un ipovedente può seguire il tracciato di un suo compagno vedente semplicemente sfiorando un cordino o un gomito. I cammini che scegliamo solitamente hanno strade ampie più facili da percorrere rispetto ai numerosi ostacoli che si incontrano in città. C’è poi la parte più, se vogliamo, poetica, quando oltre alle strade si incontrano le valli e soprattutto i boschi. Questi ultimi sono gli elementi più belli per un non vedente, in quanto emanano profumi, odori, rumori e temperature che costituiscono aspetti molto più coinvolgenti per chi non può sfruttare a pieno la vista. Spesso davanti alla bellezza di un paesaggio, a un tramonto o a un panorama, la meraviglia di chi vede riesce a essere trasmessa anche a chi non vede, in una sorta di osmosi emotiva.
Come si sostiene NoisyVision?
Prevalentemente grazie alle donazioni, al 5 x100 e all’attivazione di raccolta fondi. Abbiamo provato anche a cercare finanziamenti da parte di quelle aziende medio grandi che in qualche modo potessero sposare la nostra mission, purtroppo a oggi non abbiamo avuto riscontri positivi. Il mondo del non profit è diventato tanto competitivo, è una sorta di guerra tra poveri, ed è complesso trovare dei buoni finanziatori, non basta avere delle buone idee e una giusta causa da portare avanti, bisogna anche avere le competenze per farsi notare dal mercato ed essere tecnicamente bravi.
C’è infatti ancora molto da fare, adesso una delle nostre priorità è trovare una sede fisica per NoisyVision. Abbiamo bisogno di un luogo che possa essere un punto di riferimento per tutti, che sia facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici, magari vicino alla natura con una zona-notte dove poter allestire almeno 12 posti letto. Un posto dove poter continuare il nostro cammino iniziato lungo i sentieri. Ci vorrà del tempo ma sono sicuro che troveremo la giusta casa per NoisyVision.