Niccolò Contucci, AIRC: «Per sconfiggere il cancro, occorrono informazione, ricerca e donazioni senza sosta»

di Cinzia Ficco
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«Negli anni ’60 il cancro era considerato il male innominabile. Oggi riusciamo a guardarlo in faccia. Non solo. Possiamo dire che l’Italia si mantiene al vertice in Europa per numero di guarigioni. Solo l’anno scorso più di 180mila persone sono guarite. Ma non si deve mai smettere di fare ricerca».

È in sintesi quanto ci dice Niccolò Contucci, Direttore Generale dell’AIRC, che in questa chiacchierata ci racconterà quanto la sua Fondazione si sia spesa fin dalla nascita per contribuire a regalare speranze ai malati.

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Intanto, direttore, come è nata l’AIRC?

È stata fondata nel 1965 da Umberto Veronesi e Giuseppe della Porta, giovani e intraprendenti ricercatori oncologici, con il supporto delle più importanti famiglie industriali milanesi. Veronesi e Della Porta operavano all’Istituto Nazionali Tumori di Milano ed erano stati ispirati a dare impulso a una ricerca scientifica – all’epoca quasi inesistente in Italia – dai colleghi americani con cui avevano iniziato a collaborare. Il cancro era una malattia di cui non si parlava pubblicamente e le conoscenze scientifiche erano molto embrionali. Uno sviluppo fondamentale è arrivato durante la lunga presidenza di Guido Venosta che ha saputo rafforzarne la rilevanza nazionale e la sua capillarità sul territorio con la creazione di diciassette comitati regionali. AIRC negli anni si è distinta per il continuo sviluppo sia sul piano scientifico, sia nell’ambito della raccolta fondi e della comunicazione, ideando e potenziando numerose iniziative locali e campagne nazionali molto amate, come le Arance della Salute a fine gennaio, l’Azalea della Ricerca a maggio in occasione della Festa della Mamma, il Nastro Rosa a ottobre e i Giorni della Ricerca a novembre.

Quanto è cresciuta?

In 57 anni di vita AIRC è cresciuta moltissimo e si è radicata su tutto il territorio nazionale. Oggi Fondazione AIRC rappresenta il primo polo privato di finanziamento della ricerca indipendente sul cancro in Italia. Dalla sua nascita ha destinato oltre 1 miliardo e settecento milioni di euro in oltre 55 anni. Nel solo il 2022 ha messo a disposizione della comunità scientifica italiana oltre 136 milioni di euro per sostenere circa 5mila ricercatori impegnati in 741 progetti di ricerca, 93 borse di studio, 22 programmi speciali. Ai programmi si aggiunge lo sviluppo delle attività di IFOM, centro di eccellenza internazionale per lo studio dell’oncologia molecolare. Si tratta di un risultato straordinario, possibile grazie alla fiducia di 4,5 milioni di sostenitori, all’impegno di 20mila volontari e all’attività dei nostri 17 Comitati Regionali.

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Gianmarco Tamberi – Foto di Filippo Giaccaglia

Chi aiuta di più l’AIRC?

AIRC può contare su 4,5 milioni di sostenitori, singoli cittadini e aziende che la sostengono con continuità durante l’anno e in occasione delle iniziative di raccolta fondi sia nazionali che sul territorio. Ogni donazione, dalla più grande alla più piccola, è importante per sostenere con continuità il lavoro dei ricercatori. Tra i principali strumenti attraverso cui raccogliamo fondi c’è il 5 per mille: nel 2020 circa 1,6 milioni di contribuenti hanno destinato ad AIRC il proprio 5xmille, un chiaro segnale della priorità e della rilevanza che i cittadini danno alla ricerca oncologica.

Dunque, AIRC ha centrato i suoi obiettivi e forse non solo sul territorio nazionale.

La stessa nascita di AIRC ha rappresentato un primo un obiettivo raggiunto. Negli anni ’60 il cancro era considerato il male innominabile. Fiducia e interesse erano scarsi nei confronti della ricerca in questo settore. Durante il decennio successivo AIRC sostenne con grande impegno gli studi più meritevoli nell’ambito della chemioterapia, come quelli condotti da Gianni Bonadonna, che riscossero ampio successo. A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 i ricercatori AIRC validarono la chirurgia conservativa, una tecnica rivoluzionaria per l’epoca e, agli albori del terzo millennio, la rivoluzione genomica aprì le porte alle terapie mirate contro i tumori, attraverso farmaci specifici per le lesioni molecolari. Ancora protagonisti del panorama italiano e importanti attori di quello internazionale, i ricercatori di AIRC hanno sperimentato nell’ultimo decennio l’enorme potenziale dell’immunoterapia e l’hanno tradotto in pratica clinica, sviluppando, tra le altre, terapie basate sugli anticorpi monoclonali, sulle cellule CAR-T e sugli inibitori dei checkpoint immunitari. Negli anni, AIRC ha fatto della prevenzione uno dei suoi capisaldi, sensibilizzando i cittadini sulle sane abitudini di vita, e si è distinta come fonte autorevole di informazione scientifica, guadagnandosi la fiducia di milioni di persone. Il contributo di AIRC e dei suoi ricercatori ha influito in particolar modo a livello nazionale, ma la ricerca sul cancro ha una dimensione sovranazionale: i risultati di un singolo gruppo di ricerca sono resi disponibili all’intera comunità scientifica internazionale, concorrendo al progresso generale della ricerca e della cura del cancro.

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Ci sono enti di ricerca stranieri con cui AIRC lavora?

Tra le collaborazioni più recenti di Fondazione AIRC possiamo citare la nostra partecipazione al programma europeo ‘Understand Cancer EU Coordination and Support Action’. Inoltre abbiamo predisposto un nuovo piano progettuale di ampio respiro per valorizzare il contributo dei giovani ricercatori più brillanti, inclusi coloro che lavorano all’estero, per assicurare il futuro della migliore ricerca oncologica in Italia e contribuire alla sua crescita. Dal 2018 Fondazione AIRC ha stretto una partnership europea con Cancer Research UK (CRUK) e Fundación Científica – Asociación Española Contra el Cáncer (FC AECC), con l’obiettivo di accelerare la ricerca traslazionale, ampliando la rete internazionale di collaborazioni dei ricercatori dei tre Paesi. Il programma, risultato di questa collaborazione, si chiama “Accelerator Award” e offre ai migliori ricercatori a livello internazionale nei tre Paesi coinvolti la possibilità di attivare progetti congiunti, sfruttando tecnologie e competenze, per imprimere un’accelerazione alla ricerca sul cancro e arrivare al più presto a fornire nuove terapie a medici e pazienti. Attualmente sono in corso 8 progetti di ricerca grazie a questa collaborazione internazionale.

Tra gli obiettivi c’è anche quello di diffondere informazioni sul cancro, diceva. Ma quanto gli italiani sono sensibili e attenti?

Fondazione AIRC è impegnata a diffondere l’informazione scientifica, promuovere la cultura della prevenzione nelle case, nelle piazze e nelle scuole e rappresenta un punto di riferimento per la collettività e fonte autorevole su questi temi. Nel nostro Paese c’è una grande attenzione da parte dei cittadini ai temi della salute e della ricerca. Il cancro purtroppo è presente in maniera trasversale in tutta la società, solo nel nostro Paese nell’ultimo anno sono stati diagnosticati 377mila nuovi casi di tumore, più di 1000 al giorno. Ogni caso coinvolge a sua volta una famiglia, una rete di amicizie!

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Alessia Ciarrocchi, ricercatrice AIRC

AIRC ha “concorrenti” in Italia? E all’estero?

Fondazione AIRC ha sviluppato una ampia rete di collaborazioni e di confronto con molti altri ETS, attivi sia nel campo della ricerca scientifica biomedica, che in altri settori dell’economia sociale. La forza del Terzo Settore è quella di creare reti sinergiche con un effetto moltiplicatore dell’utilità sociale prodotta a beneficio della comunità nazionale. Nelle campagne di raccolta fondi ogni ETS promuove la propria missione e raccoglie risorse per attuarla, ma nell’esecuzione delle nostre rispettive missioni, nascono soprattutto collaborazioni virtuose, piuttosto che competizioni con gli altri ETS.

Veniamo a lei e alla sua direzione. Come si è avvicinato al mondo del Terzo settore?

Dopo la laurea a Firenze in Scienze politiche a indirizzo Politico-Internazionale mi sono subito avvicinato al terzo settore, prima in ambito culturale, poi dal 1992 nella ricerca scientifica, per Fondazione Telethon. Nel 2008 sono entrato in AIRC come Direttore Generale. La grande notorietà e la popolarità di cui AIRC gode sono il frutto di oltre cinque decenni di passione, lavoro e dedizione da parte dei suoi dipendenti, dei suoi volontari e di una capillarità sul territorio che non ha eguali. Questa è un’eredità straordinaria della nostra Fondazione e il mio obiettivo è stato quello di potenziarne lo sviluppo, innovando la comunicazione e i linguaggi, ottimizzando la struttura organizzativa, valorizzando le risorse umane di AIRC, secondo un piano di sviluppo strategico di lungo periodo.

Se le dico trasparenza e mondo del terzo settore, cosa le viene in mente?

La riforma del Terzo Settore varata nel 2017 ha creato un quadro normativo molto innovativo e fortemente abilitante per gli Enti del Terzo Settore (ETS) italiani, ma ha anche introdotto regole di gestione, rendicontazione e trasparenza verso il pubblico molto più stringenti, rispetto al passato. Essere trasparenti, però, non significa solo rendere pubblici i dati economici e i fenomeni organizzativi dell’Ente, quanto esporli in una forma chiara e comprensibile a tutti. Quindi, la normativa da questo punto di vista va bene. Occorre, piuttosto, che gli ETS facciano un esercizio di chiarezza, nell’interesse dei propri sostenitori, dei media e, quindi, della propria reputazione.

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Carlo Conti – Foto di Maurizio D’Avanzo

Qual è l’esperienza con il digitale nella raccolta delle donazioni?

Negli ultimi 10 anni, in Italia, c’è stata una progressiva crescita della digitalizzazione di molte attività. Questo ha influenzato anche il Terzo Settore con una crescita degli investimenti su piattaforme per la gestione dei processi di marketing, amministrativi, di missione e soprattutto di comunicazione. Nella raccolta fondi, i canali digitali e i social network hanno consentito di allargare e dinamizzare la rete delle relazioni di ogni ETS, anche piccolo, da cui sono scaturite nuove forme di raccolta fondi e nuovi donatori. AIRC, ad esempio, nel 2020 in pieno lockdown, grazie alla disponibilità della piattaforma di Amazon è riuscita organizzare la storica distribuzione delle Azalee della Ricerca, solo che non eravamo nelle piazze italiane con i nostri 20mila volontari, ma su una piattaforma di e-commerce che offriva ai 300 mila donatori la possibilità di dare il loro sostegno alla ricerca sul cancro e ricevere l’azalea al proprio domicilio.

Che esperienza ha di imprese che gestiscono le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività?

AIRC è accompagnata nel percorso di finanziamento della ricerca sul cancro da molte migliaia di aziende donatrici e circa 150 aziende partner della raccolta fondi che mettono a disposizione le loro reti commerciali, di dipendenti e amplificano la nostra comunicazione verso i propri utenti e clienti. Questa esperienza ci ha consentito di conoscere dall’interno tante aziende italiane e internazionali fortemente concentrate nella generazione di valore per le persone e nell’esercizio di una efficace cittadinanza d’impresa a beneficio delle loro comunità di riferimento.

I progetti di AIRC?

AIRC sta vivendo un momento molto positivo, caratterizzato da un crescente consenso da parte dei sostenitori e da una promettente rigenerazione interna della Governance e della struttura operativa, mirata a rendere sempre più efficiente il nostro servizio alla ricerca oncologica, ai malati di cancro e nella prevenzione del cancro per le giovani generazioni.

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Loretta Goggi, ambasciatrice AIRC

Un giorno il cancro sarà sconfitto?

Grazie alla ricerca che si svolge nel nostro Paese e ai risultati internazionali della ricerca per la diagnosi e la cura del cancro, l’Italia si mantiene al vertice in Europa per numero di guarigioni: oggi 3,6 milioni di cittadini hanno superato una diagnosi di cancro, con un incremento del 36% rispetto a 10 anni fa, e in molti casi sono tornati ad avere un’aspettativa di vita paragonabile a quella di chi non si è mai ammalato. (Fonte: I numeri del cancro in Italia, 2021 a cura di AIRTUM, AIOM, Siapec e Passi). La sfida contro il cancro è ancora aperta nonostante i progressi degli ultimi anni abbiano permesso di conoscere di più e curare meglio alcuni tra i tipi più frequenti di cancro. Scienziati e medici non possono permettersi rallentamenti: in Italia lo scorso anno sono stati diagnosticati circa 377mila nuovi casi di tumore, più di 1.000 al giorno, e sono state stimate 181.330 morti per neoplasie. Per questo Fondazione AIRC solo per il 2022 ha investito 136 milioni 645 mila euro per garantire continuità al lavoro degli scienziati impegnati a trovare le migliori soluzioni per prevenire e diagnosticare sempre più precocemente il cancro, e per curare tutti i pazienti.

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