Meridies, percorsi inclusivi per avvicinare le opere d’arte ai disabili (e imparare a usare i sensi)

di Angelina Tortora
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Intervista ad Antonella Iovino, socia attiva dell’associazione culturale che valorizza e promuove i beni culturali dell’ager nolanus. «Tramite una particolare tipologia di comunicazione, spieghiamo per immagini tutto ciò che occorre conoscere in un museo. Obiettivo? Far sì che la bellezza diventi patrimonio accessibile a chiunque»

Dopo aver lavorato come addetta museale presso la sede napoletana di Gallerie d’Italia Palazzo Zevallos, presso il quale si occupava di visite guidate e laboratori didattico-educativi e inclusivi, Antonella Iovino diventa docente abilitata di storia dell’arte anche come insegnante di sostegno. Da più di 10 anni è socia dell’associazione Meridies dove si occupa non solo di visite guidate e organizzazione di eventi, ma anche del coordinamento di percorsi e progetti inclusivi per disabili. Percorsi che, partendo dalla bellezza dell’opera d’arte, mirano non a mettere in evidenza i limiti, bensì a far emergere le potenzialità peculiari di ciascun partecipante.

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Come nasce l’associazione Meridies e come si approccia alla disabilità?

L’associazione Meridies nasce nell’agosto del 1997 con la missione di valorizzare il patrimonio culturale dell’area nolana. La necessità di raccontare a tutti, nessuno escluso, l’eredità culturale ricevuta dal passato ci ha spinto ad allargare i nostri orizzonti. Circa cinque anni fa Meridies, infatti, ha sentito l’esigenza di mettersi in discussione e intraprendere un nuovo percorso, ponendo una maggiore attenzione alle disabilità.

Il primo passo è stato, senza dubbio, quello della formazione. Sarebbe impensabile approcciarsi al mondo della disabilità senza un’adeguata formazione. È la formazione che permette di non commettere passi falsi e trattare col rispetto dovuto un mondo così delicato. Per questo, dopo la specializzazione per l’insegnamento del sostegno – in cui ho avuto modo di approfondire il tema dell’autismo e della lettura della mente – ho frequentato a Napoli un corso per imparare a leggere e scrivere in braille.

Qui ho avuto modo di approcciarmi praticamente al mondo della disabilità visiva. Ho avuto modo di imparare la potenzialità conoscitiva dei polpastrelli, la gestualità adatta da attuare per conoscere il mondo. Ho imparato il significato del tocco statico, dei movimenti a pinza, a pennello per afferrare, conoscere la texture, la grandezza e il calore degli oggetti. Ho imparato a parlare in modo chiaro e conciso per descrivere nel modo più esatto possibile ciò che ho la fortuna di vedere. Ho avuto modo di rendere accessibile un testo windows o un post su Facebook.

Questo corso è stato per me illuminante! Mi ha fatto capire che esistono tanti piccoli, ma decisivi, passi che possiamo fare per rendere l’arte e l’approccio alla conoscenza “democratico”. È per questo che ho deciso di formarmi anche sulla CAA, la comunicazione aumentativa alternativa. Una metodologia eccezionale per creare uno scambio comunicativo con persone con minimo o nullo residuo linguistico. L’approccio alla CAA è stato indispensabile per allargare la fruizione dell’opera d’arte a soggetti autistici, con mutismo selettivo, forte ritardo mentale. L’utilizzo delle immagini, infatti, rende la comprensione immediata e semplifica la memorizzazione anche di termini complessi.

Abbiamo così iniziato, nell’associazione Meridies, ad approcciarci alla disabilità uditiva, ma siamo ancora in fase di studio e abbiamo ancora molto da imparare. Di fatto, grazie a questi percorsi di formazione è stato possibile iniziare a rendere realmente fruibili i nostri servizi a tutti, eliminando qualunque tipologia di ostacolo o barriera.

Come riuscite a far conoscere le opere culturali anche ai disabili?

Riserviamo a ogni disabilità un trattamento diverso. Nel caso dei non vedenti, se questi desiderano muoversi in autonomia, consegniamo loro dei testi scritti in braille con le relative tavole tattili. Se preferiscono invece seguire una nostra visita, li accompagniamo nel percorso museale con descrizioni accurate, fornendo tavole tattili per osservare (ebbene sì, si utilizza il termine osservare) ciò di cui stiamo parlando. Nel caso di sculture, è possibile toccare l’opera originale o la riproduzione, se presente. È sempre bene ricordare che, anche in presenza di tavole tattili, è preferibile orientare la mano del non vedente durante la visita, descrivendo ciò che sta vedendo.

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Nel caso di soggetti autistici – con forte ritardo mentale o privi di residuo verbale – utilizziamo spiegazioni molto semplici grazie alle schede CAA comunicazione aumentativa alternativa. Questa tipologia di comunicazione consente di spiegare attraverso immagini tutto ciò che occorre conoscere in un museo: dalle informazioni di servizio alle spiegazioni delle opere esposte. Ovviamente riducendo al minimo le informazioni.

La CAA è utilissima anche negli scambi comunicativi con ragazzi stranieri i quali, non conoscendo il significato di tutte le parole ascoltate o lette, possono riconoscere un verbo, una parola, un aggettivo attraverso l’immagine. È grazie a queste piccole strategie – accompagnate da un dizionario minimo e ridotto – che riusciamo ad avviare uno scambio comunicativo e a rendere comprensibile un’opera d’arte.

Per dare vita a questi progetti c’è però bisogno di un grande lavoro preventivo. Quando operiamo con le scuole, ad esempio, nel momento in cui sappiamo che a una visita guidata sarà presente un bambino o un ragazzo autistico, ci preoccupiamo di chiedere se alla scuola occorrerà ricevere una storia sociale, un racconto per immagini in cui viene spiegato all’alunno dove andrà, per quanto tempo, cosa farà, cosa è consentito o meno fare. Questa sorta di elenco eviterà al ragazzo di trovarsi di fronte a qualcosa di non noto, di familiarizzare col luogo e non provare paura o smarrimento. Queste guide preventive – già in uso nella scuola o consegnate in anticipo da noi all’accompagnatore dell’alunno – non sono altro che storie molto semplici, scritte al presente o al futuro, che offrono con precisione una schematizzazione della giornata che, per quanto possibile, non lasciano spazio a imprevisti. E dunque al timore di sentirsi a disagio.

Cosa sono le visite multisensoriali?

Le visite multisensoriali sono visite guidate strutturate pensate per non vedenti, ma anche per vedenti. Si tratta di uno scambio di ruoli che consente di farti indossare per circa 30 minuti i panni di un non vedente e di conoscere, sfruttando i sensi vicarianti, l’opera d’arte. Applicata una benda sugli occhi, si inizia un percorso camminando come se si fosse privi di vista, ossia ponendo una mano sulla spalla della persona posta dinanzi e seguendola. Giunti alla propria postazione, ci si siede. Una volta scelta l’opera d’arte, questa viene teatralizzata e raccontata. Durante il racconto partono gli stimoli sensoriali. Se ad esempio, si parla di un vestito di velluto, verrà fatta toccare della stoffa in velluto; se si parla di una rosa profumata, verrà fatta toccare e annusare una rosa. Se si parla di pioggia o di tuoni, utilizziamo particolari strumenti che ci permettono di simulare il loro suono così da vivere in pieno il racconto!

Grazie a queste visite multisensiorali riceviamo molte donazioni, che ci consentono di acquistare tavole tattili e scritti in braille. Nel periodo prima del Covid, anche la fondazione Museo Omero di Ancona sosteneva le nostre manifestazioni.

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Quali sono i prossimi obiettivi?

Sicuramente riprenderemo tutte quelle attività che, purtroppo, sono state in parte interrotte dalla pandemia. Continueremo a tessere rapporti con le scuole, a lavorare per rendere accessibili ai disabili siti e opere d’arte. Meridies, nel corso dei suoi venticinque anni, ha realizzato molte iniziative per valorizzare la storia e la cultura nolana. Alcune di queste si ripetono nel corso degli anni, come il Certame Bruniano (concorso di filosofia dedicato a Giordano Bruno) o la rassegna SettembrArte. Continueremo a valorizzare il nostro territorio anche con campagne di sensibilizzazione per il restauro. Segnalo il progetto Progreditur che – grazie a un cofinanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri – ha permesso il restauro della chiesa dei Santi Apostoli di Nola e della sua pala d’altare dipinta da Agostino Beltrano, raffigurante la “Madonna delle anime purganti”.

In che modo finanziate i vostri progetti?

La nostra è un’associazione di volontariato che si sostiene innanzitutto con le donazioni di privati cittadini che conoscono la nostra missione e partecipano alle attività. Per i progetti più ambiziosi cerchiamo anche di sfruttare le opportunità di finanziamento offerte da bandi di enti pubblici: ma sono soprattutto gli aiuti dei cittadini comuni che ci consentono di portare avanti la nostra missione, anche attraverso il 5X1000.

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