Maria Cristina Ferradini: «Con Fondazione Amplifon promuoviamo l’inclusione sociale»

di Francesco Fravolini
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Fondazione Amplifon vuole donare serenità e affetto a persone anziane, atleti disabili, giovani con problemi di emarginazione. È una sensibilità sociale che coinvolge i dirigenti di Amplifon perché intendono valorizzare le persone. Potremmo definirla una mission decisamente in linea con le esigenze dell’attuale momento storico, appesantito dalla pandemia del Covid-19. Pensare a specifiche azioni per il bene dell’umanità è quel valore aggiunto di cui abbiamo bisogno a livello sociale.

La Fondazione Amplifon promuove l’inclusione sociale perché vuole impedire l’isolamento, conseguenza negativa che può investire sia i giovani, sia i senior. Con Maria Cristina Ferradini, Consigliere Delegato di Fondazione Amplifon, conosciamo nello specifico i progetti con i quali la Fondazione intende condurre un impegno sociale e culturale nei confronti della società.

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Maria Cristina Ferradini

Qual è il motivo principale della nascita della Onlus?

Fondazione Amplifon Onlus (per brevità anche “FA”) è la fondazione di impresa costituita da Amplifon SpA nel 2020 per consolidare l’impegno sociale del Gruppo verso i propri stakeholder e la comunità, senza dimenticare di dare forma al proprio impegno: “Empowering people”. FA nasce, dunque, dalla volontà di avere un veicolo che razionalizzi gli interventi di Amplifon a favore delle comunità di riferimento, in Italia e nel mondo, in un modo organico e strutturato.

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La delegazione di Fondazione Amplifon in Moldavia

Che ruolo svolge?

FA persegue un obiettivo di inclusione sociale, per consentire alle persone a rischio di emarginazione sociale di raggiungere il loro pieno potenziale nella vita, con particolare attenzione agli anziani che risiedono all’interno delle loro comunità.

Perché appassionarsi del terzo settore?

È un mondo diverso da quello dell’impresa, libero dai vincoli e dalle attese del mercato e anche per questo più capace di un’azione incisiva (e spesso innovativa). Oltre a ciò, dotarsi di un veicolo sociale consente all’impresa di dedicare agli interventi sociali energie e competenze dedicati, quindi più efficaci. È peraltro un mondo che sta maturando velocemente: importando organizzazione e metodi dell’impresa, si rafforza la qualità dell’azione sociale e se ne migliora l’impatto.

Quali sono i progetti e le iniziative principali?

Fondazione Amplifon è nata operativamente solo due anni fa ma ha fatto già sentire la sua presenza. Partendo dai bisogni sociali che la pandemia ha reso evidenti, abbiamo costruito un progetto di connessione digitale con un obiettivo preciso: migliorare la qualità della vita e il benessere sociale delle persone anziane residenti presso strutture socio-assistenziali (RSA). Oggi possiamo contare su più di 100 strutture connesse giornalmente (a breve saranno oltre 150), con circa diecimila anziani che partecipano alle nostre iniziative (silver yoga, viaggi digitali, arteterapia, pomeriggi di teatro, concerti).

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Ogni volta che ci uniamo a loro – e vediamo i riscontri delle nostre iniziative – capiamo che abbiamo imboccato una strada importante e, in questo percorso, dobbiamo anche riconoscere di aver trovato partner eccezionali. Oltre al progetto Ciao!, abbiamo avviato una partnership con la Comunità di Sant’Egidio e sostenuto e rafforzato il progetto Viva Gli Anziani in numerose città italiane, per il monitoraggio degli anziani residenti al proprio domicilio. Questo progetto ci ha anche permesso di attivare il volontariato di impresa coinvolgendo le persone di Amplifon. Infine, abbiamo ristrutturato il reparto di otorinolaringoiatria dell’Ospedale Buzzi di Milano, durante i mesi della pandemia.

Che ruolo assume il digitale nella Onlus per le donazioni?

La digitalizzazione è un elemento ormai imprescindibile nell’organizzazione di una realtà quale può essere Fondazione Amplifon, non solo in termini operativi e organizzativi, ma anche come strumento di interazione con gli stakeholder esterni, tra cui naturalmente i donatori. La digitalizzazione delle donazioni permette ovviamente una semplificazione e una razionalizzazione, oltre che tracciabilità e trasparenza, elementi essenziali per tutte le Onlus.

Perché è importante la trasparenza nelle Onlus?

La trasparenza nel mondo del no profit in generale rappresenta il primo elemento di credibilità dell’ente. E poiché si tratta di soggetti che sono chiamati a operare profondamente con il tessuto sociale (molto di più di quanto, ad esempio, non sia obbligata una azienda), la carenza di trasparenza e quindi di dialogo credibile, rappresenta un ostacolo insuperabile. Senza la trasparenza, che va costruita in ogni aspetto della vita della Fondazione, la fondazione non può instaurare un dialogo e un rapporto di fiducia con alcun interlocutore.

Come giudica la responsabilità sociale delle imprese?

La responsabilità sociale delle imprese rappresenta il naturale segno di una azione imprenditoriale che sia consapevole di incidere sul mondo circostante. Tanto più un’impresa ha consapevolezza di essere parte di un contesto più ampio e interconnesso, tanto più attribuisce naturale rilevanza a quella che oggi chiamiamo la responsabilità sociale delle imprese. Dal processo produttivo a quello organizzativo, tutto deve essere ispirato a principi di responsabilità sociale, di cui l’impresa deve dare contezza a partire dalle proprie rendicontazioni economiche.

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Sociale ed etica. Quali esperienze ha vissuto con le imprese che gestiscono questi argomenti?

Il mondo imprenditoriale è sostanzialmente un mondo sano che conosce l’etica e, più in generale, i valori sui quali fondare l’azione imprenditoriale. Esistono poi significative eccezioni, ma sono eccezioni e come tali vanno trattate e, quando ne ricorrono i presupposti, perseguite con fermezza. Peraltro, le aziende con la maggiore spinta etica sono anche le aziende che emergono con facilità nella competizione commerciale.

Photo cover: atleti paralimpici di Obiettivo3

 

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