Leonardo Palmisano: «Doniamo libri a studenti e detenuti per aiutarli a riconoscere le mafie»

di Mariateresa Totaro
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Giunto alla sua quinta edizione, il Festival da sempre punta all’educazione dei ragazzi e alla sensibilizzazione dei cittadini al tema della legalità. Quest’anno accende i propri riflettori sull’importanza dell’integrazione e del recupero delle persone sottoposte a limitazione della libertà. Abbiamo intervistato Leonardo Palmisano – analista di sistemi criminali e migrazioni e coordinatore di progetti antimafia istituzionali – fondatore della onlus “Legalitria” che fornisce un sostegno concreto a bambini, studenti, ragazzi a rischio, detenuti o persone che si stanno reinserendo nella società.

 

La criminalità nella sua dimensione morale, politica ed economica. Ma soprattutto culturale della società. Questo è il sentiero da cui si è sviluppato nel 2019 il progetto Legalitria, diventato oggi il primo Festival Nazionale della Legalità e il più importante in Italia per quanto riguarda la lettura di queste tematiche.

Nato in Puglia con l’adesione di alcuni comuni, oggi Legalitria non è solo una manifestazione, ma un progetto culturale di grande respiro, con un calendario fittissimo di eventi e appuntamenti che ha raccolto attorno a sé quasi 50 amministrazioni comunali in tutta Italia.

Di cosa si occupa nello specifico? Lo abbiamo chiesto al suo fondatore, lo scrittore e sociologo Leonardo Palmisano.

Il progetto consiste nel regalare testi sui temi del festival e quindi sulla legalità, sulla lotta alla mafia e alle organizzazioni criminali ecc., a migliaia di studenti italiani, detenuti o persone che si stanno reinserendo nella società e ragazzi a rischio. Dopo la donazione queste persone vengono coinvolte in un percorso di lettura collettivo, con la guida delle scuole e dei professionisti di Radici Future Produzioni. A valle della lettura, poi, gli studenti incontrano gli autori in presenza (se possibile), mentre i Comuni coinvolti organizzano con noi un pomeriggio di aggregazione comunitaria e istituzionale sul tema. Il territorio toccato dal festival si sta estendendo, dalla Puglia al Veneto, alla Calabria, alla Lombardia e riceviamo quotidianamente richieste di adesione al progetto.

Come nasce questa onlus?

Noi nasciamo dall’idea di mettere insieme cervelli, con alte competenze, provenienti prevalentemente dal lavoro di ricerca sulle povertà e sul crimine organizzato. Ogni socio, dai giornalisti ai ricercatori, ha all’attivo esperienze di grande spessore morale e di inchiesta sul campo, pertanto ha una visione di mondo che impatta sul welfare e sulla cultura come strumento per il sociale. Io sono il presidente e lo stratega della società.

Come nasce la sua passione per il terzo settore?

La mia passione nasce in Tunisia, dove nel 2002 ho terminato il mio dottorato di ricerca, lavorando tra i poveri delle banlieues. Lì ho capito che dobbiamo portare tutti ad avere opportunità di partenza uguali. Sono analista di sistemi criminali e migrazioni e coordinatore di progetti antimafia istituzionali. Mi sono occupato a lungo e mi occupo ancora di caporalato. Su questo tema ho scritto con Yvan Sagnet “Ghetto Italia”(2015), “Mafia Caporale” (2017) e Ascia nera (2019). Analizzare i fenomeni sociali criminali, i comportamenti umani e la risposta a questi delle istituzioni e le disuguaglianze mi ispira sempre.

Quali sono progetti e iniziative principali della onlus (passate, presenti e future)?

Il progetto principale è LegalItria, che in cinque anni è diventato il più importante progetto lettura italiano sulla legalità. Poi ci sono i percorsi costruiti con Fondazione con il Sud, come Buona Vita Organizzata e Fare Futuro d’Autore, nei quali formiamo giovanissimi a rischio di ingresso nelle maglie delle mafie pugliesi a diventare artigiani del loro futuro.

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Inoltre stiamo coprogettando la candidatura a un bando del Pnrr di 11 beni confiscati alle mafie in 4 comuni pugliesi. Lo stiamo facendo in collaborazione con il dipartimento di architettura del Politecnico di Bari, perché vogliamo far capire ai futuri professionisti che ogni progetto è, innanzitutto, un progetto sociale, soprattutto quando si ha a che fare con beni pubblici e beni confiscati, e soprattutto al sud. Non solo: stiamo collaborando con l’Università di Foggia per dar vita al primo master sul giornalismo di inchiesta sulle mafie, in un territorio a forte densità criminale. Vogliamo aumentare le competenze dei laureati pugliesi (per ora) su questo tema, per avere giornalisti adeguati a fare inchiesta vera su questo fenomeno sociale così grave.

Qual è l’esperienza con il digitale nella raccolta delle donazioni?

Soprattutto quella che gira intorno a una nostra piattaforma social, Lieskill.com, che stiamo costruendo e che sarà eticamente certificata.

Cosa pensa della trasparenza nelle Onlus?

Penso che ogni Onlus, per essere credibile (o per esserlo ancora di più), debba essere certificata secondo metodi come quelli usati da Banca Etica, che è una delle nostre banche di riferimento. In questo modo acquisisce prestigio e fiducia in tutti coloro che vogliono avvicinarsi e collaborare.

Cosa pensa della Responsabilità Sociale delle Imprese?

La responsabilità sociale delle imprese è un fatto di Legge. Le imprese devono restituire parte del valore in termini di valore sociale, con il lavoro, ma soprattutto con la partecipazione alla vita dei territori. Un modello, per me, è quello di Coop Alleanza 3.0, con cui noi collaboriamo per individuare percorsi di inclusione dei loro soci sul tema della legalità.

Che esperienza ha di imprese che gestiscono le problematiche d’impatto sociale ed etico al loro interno e nelle zone di attività?

Certamente Coop Alleanza 3.0. Noi stessi lo facciamo molto, come società cooperativa, lavorando su due piani: la selezione etica dei soci e la selezione etica dei progetti a cui partecipare.

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