In più di 40 città italiane opera ormai da anni la Lega del Cane, che affonda le sue radici addirittura negli anni ’50. Ecco la storia di quella di Ferrara.
Francesca Guglielmini, insieme ad altri 4 consiglieri, è una volontaria della Lega del Cane ferrarese. È lei a raccontarci la mission di questa associazione, storicamente impegnata a dare risposte concrete al fenomeno del randagismo.
Francesca, com’è cambiato questo problema nel tempo ?
Molto direi. Negli anni ’80 era molto diffuso perché tanti cani nascevano da cucciolate in zone rurali, e dunque finivano per diventare randagi. Oggi il randagismo è sotto controllo, la mentalità della gente si è evoluta negli anni e si è cominciato a comprendere che i cani potevano trovare un rifugio. Ma le dico una cosa: servirà un’altra generazione per inculcare nelle persone il concetto di rispetto verso i cani e gli animali in generale, e in questo senso occorre tanta educazione a cominciare dai nostri ragazzi.
Ma quindi il randagismo oggi può dirsi sotto controllo?
Diciamo che è cambiato radicalmente. Oggi sono i cani che provengono da una proprietà ad essere abbandonati, per tutta una serie di motivi. Ad esempio, poiché viviamo momenti difficili può capitare che diventino un “peso” per i loro padroni che non possono permettersi più di sostenerli o curarli.
Ma perché allora non portare il proprio animale in un rifugio anziché abbandonarlo?
Il motivo è semplice. Se un cane ha il microchip nel momento in cui me ne libero devo pagare una tassa: ci sono comuni che non fanno pagare nulla, altri che chiedono almeno di dare un contributo per il loro sostentamento, e altri ancora che chiedono un pagamento una tantum, che può arrivare a 500 euro. Il chip è un atto obbligatorio nel momento in cui adotti un cane, ma alla luce di quello che le dicevo prima il sistema avrebbe bisogno di essere analizzato a fondo.
Ma è vero che il Covid ha accentuato il fenomeno dell’abbandono?
Sembra incredibile ma è così. Ricordate? Una delle motivazioni per uscire di casa durante il lockdown era di portare a spasso il proprio cane. Bene, ci sono state persone che ne hanno approfittato prendendo un animale, che poi finita l’emergenza hanno tranquillamente scaricato. Torno a quanto dicevo prima: per educare al rispetto autentico, di strada dobbiamo farne ancora tanta.
Quanti animali ospita la Lega del Cane di Ferrara?
Ne abbiamo un centinaio: copriamo 13 comuni della provincia di Ferrara, eccetto il capoluogo e le frazioni. Il rifugio, di nostra proprietà, si trova su un terreno privato che ci è stato concesso da una fondazione alla quale paghiamo un canone. La nostra sezione può contare su circa 35 volontari attivi, che ci aiutano ad andare avanti con continuità.
E come trovate i fondi per sostenere l’attività?
Fondamentale è l’aiuto dei volontari, sia attraverso donazioni che in termini di aiuto concreto per mandare avanti il rifugio. Poi abbiamo le convenzioni coi comuni (che pagano una quota per ogni cane ospitato) e il 5 per 1.000. Poi ci sono altri canali, e TrustMeUp è uno di questi.
Per quanto tempo un cane rimane nel vostro rifugio, di media?
Almeno fino a quando non gli è stato trovato un padrone. Il nostro protocollo prevede che l’animale, dopo essere stato stabilizzato dal punto di vista medico, possa essere educato da personale esperto e poi proposto in adozione utilizzando vari canali. Abbiamo la nostra vetrina su Facebook e poi chiunque può venire a trovarci e portare i cani a passeggio. Accade molto spesso che si creino dei legami con l’animale che poi si trasformano in affido temporaneo, e poi definitivo.