Le lumache biologiche di Eleonora Mesiano: «Vi racconto il business sostenibile di Chiò»

di Elisa Marasca
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“Lento è bello” è il payoff di Chiò, un marchio e-commerce di cosmetica naturale che da Sulmona, nel cuore dell’Abruzzo, esporta un’idea di bellezza intuitiva, pratica, semplice. Il suo ingrediente principale è la bava di lumaca, prodotta in una piccola fattoria biologica. Eleonora Mesiano, proprietaria e anima dell’azienda, ci racconta che cosa significa per lei la parola “sostenibilità”. E perché grazie al mantra “lento è bello” ha ritrovato se stessa.

Crediamo nel divertimento e nella libertà, nel potere della lentezza e della natura: alleviamo lumache biologicamente e ne estraiamo la bava cruelty free.

Com’è nata la tua avventura? Quando hai deciso di fondare Chiò?

La nostra società è così veloce che a volte non si ha il tempo necessario per domandarci se le scelte che abbiamo fatto, come il lavoro, ci rendano davvero felici. Chiò nasce da questa domanda: ho intrapreso gli studi di Ingegneria Edile Architettura presso l’Università dell’Aquila, e senza neanche accorgermene mi sono ritrovata quasi per inerzia in un mondo del lavoro che non era quel che immaginavo: a ogni mio sogno, sbattevo la faccia su una realtà differente da quella immaginata. Mi sono interrogata su come poter migliorare la mia vita, e con tanto coraggio ho capito che stavo percorrendo una strada sbagliata… Nel frattempo però, dopo aver interrotto la pillola anticoncezionale, ho iniziato ad avere problemi alla pelle del viso: la faccia mi è letteralmente esplosa! Dopo varie ricerche, mi sono imbattuta per caso in una crema a base di bava di lumaca: da lì ho capito quanto le materie prime nei cosmetici possano fare la differenza. Piano piano le problematiche della mia pelle hanno iniziato a risolversi.

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Da quel momento mi si è accesa una lampadina con tanto di musichetta e di lumachine danzanti: ho iniziato a studiare la lista ingredienti delle formulazioni, paragonarle, studiare la cosmetica, le formule, le materie prime (sono sempre stata una secchiona). Ho mollato tutto, ho partecipato a un bando regionale per giovani agricoltori e ho aperto un’azienda agricola Bio: Agrimec. Poi ho aperto una SRLS, nonostante non mi convenisse in termini fiscali, perché avrei potuto fondare il mio commercio con Agrimec e pagare una sciocchezzuola. Per poter commercializzare con l’azienda agricola, infatti, i prodotti devono essere realizzati con il 51% di materie autoprodotte, e il regime fiscale agricolo conviene e di gran lunga! Ma io la verità la sapevo: avrei potuto allungare la bava di lumaca con l’acqua della formulazione, tanto il legislatore non lo vieta… Eppure, fondare un’azienda sull’inganno mi faceva rabbrividire. Anche qui, con tanto coraggio e tasse assurde, ancora oggi sono certa di aver fatto la scelta giusta.

Perché aprire un canale e-commerce?

Per eliminare la barriera della distanza e permettere a chiunque di poter usufruire dei prodotti Chiò. Sinceramente anche per essere libera dai vincoli di un piccolo territorio come quello in cui vivo.

In che cosa l’e-commerce ha cambiato il tuo modello di business?

Mi ha permesso di interfacciarmi con una clientela più ampia, dare una maggiore visibilità ai prodotti. Il negozio online è più pratico per il consumatore finale perché non ha orari, è sempre aperto anche la domenica o a Natale, in più le vendite online aiutano la mia azienda a crescere permettendomi di investire più velocemente in nuovi progetti.

Il nostro magazine parla di Sostenibilità e Responsabilità Sociale delle imprese. Cosa significa per te sostenibilità?

Significa fondamentalmente tre concetti: coscienza, futuro e rispetto del prossimo. Si può scegliere se essere sostenibili, costa, ma ci permette di rispettare, preservare e proteggere la vita del pianeta Terra che non è mica solo il nostro, appartiene a ogni essere vivente, e poi diciamocelo: perché arrogarci il diritto di rubare il futuro alle generazioni più giovani?

In che senso il tuo approvvigionamento dei materiali (o ingredienti) è sostenibile?

Scelgo solo packaging prodotto in Italia. Questo ci garantisce il rispetto non solo dei trattati sulle emissioni, ma anche delle norme lavorative che impediscono lo sfruttamento. Per gli ingredienti si scelgono materie prime da aziende certificate (Cosmos, Bio): alla fine il trasporto, viste le distanze ridotte, risulta più ecosostenibile.

Cosa pensi della trasparenza e della qualità in termini di prodotti e processi produttivi?

Che è giusta, sebbene a volte sia soltanto un’operazione di marketing. Basti pensare ai filtri solari: oggi il consumatore percepisce come meno impattanti quelli fisici rispetto a quelli chimici, senza che questo venga riportato da nessuna ricerca scientifica… Anzi, a volte è esattamente il contrario per alcuni filtri fisici! Poi la qualità e la testimonianza vanno a braccetto: nessuno ricomprerebbe una crema miracolosa se poi non percepisce alcun tipo di beneficio. Quindi anche la comunicazione sulle azioni dei prodotti è importantissima: deve essere onesta, sempre.

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Che idea ti sei fatta del green washing, fenomeno purtroppo diffuso anche nel tuo settore?

Che dovrebbe essere vietato in quanto ingannevole: non esiste processo produttivo completamente ecosostenibile, e spingere il consumatore ad acquistare facendo leva sul “Save the planet” – beneficiando del concetto di sostenibilità ambientale e traendone profitto, nonché migliorando la propria reputazione aziendale – dovrebbe essere un reato.

Ti capita di fare attività di volontariato o destinare una quota dei profitti per aiutare delle Onlus?

Spesso e volentieri, anche se lavorando tanto il mio sostegno si limita a una donazione. Stiamo però progettando di pianificare alcuni rami d’azienda su questo tema, prima o poi!

Quanto è importante il legame tra il tuo business e il territorio circostante?

Moltissimo: cerco sempre di essere uno stimolo e metto a disposizione di chi incontro tutto ciò che ho imparato. Condividere è una gioia immensa. Alcune delle materie prime dei prodotti Chiò vengono dal mio territorio, nonché il progetto con un’oreficeria storica che presto vedrà nuove uscite: non solo cosmetici, ma tutto il territorio! …E, non ultimo, nei pacchi inserisco sempre qualche confetto di Sulmona!

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PS – Eleonora ha iniziato con 30mila esemplari di lumaca: oggi sono oltre 20 milioni. Divise in quattro aree del terreno, mangiano le verdure della fattoria biologica dove si trovano.

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