Intervista a Silvia Balla, una delle 5.500 volontarie e volontari di Intercultura ODV, associazione di volontariato senza scopo di lucro che organizza scambi interculturali per educare alla pace e alla “mondialità”. «Mettersi in gioco non è solo una questione da ragazzi: anche per una famiglia o una scuola aprire la propria porta a uno studente straniero significa confrontarsi con stili di vita, mentalità e culture diverse».
Intercultura ODV è un’associazione di volontariato che organizza e finanzia programmi di mobilità scolastica internazionale, laboratori per le classi e corsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici che coinvolgono studenti, famiglie, scuole e volontari di tutto il mondo. Due le sedi principali (e 158 i centri locali) in tutta Italia: la più grande si trova a Colle Val d’Elsa, dove si organizzano i programmi di Invio e Ospitalità degli studenti. L’ufficio stampa con sede a Milano si occupa della comunicazione esterna, dei rapporti con i media e i giornalisti, e dei progetti per promuovere la conoscenza di Intercultura. Chiediamo a Silvia Balla, volontaria di Intercultura del centro locale di Ivrea, in provincia di Torino, di parlarci della storia e dei progetti sostenuti dall’associazione in Italia e nel mondo.
Come nasce Intercultura e quali sono i suoi obiettivi?
Intercultura è un’associazione di volontariato senza scopo di lucro fondata nel 1955. In Italia, è nata negli anni successivi alla seconda Guerra Mondiale, per iniziativa di un gruppo di volontari che avevano vissuto esperienze interculturali all’estero, apprezzandone il potenziale educativo e la carica innovativa rispetto ai programmi scolastici tradizionali. A livello internazionale le origini dell’Associazione risalgono al 1915, quando in Francia, un gruppo di giovani volontari diede vita a un’organizzazione umanitaria denominata American Field Service (AFS) che andava al di là dei confini nazionali, per prestare soccorso ai feriti, nei campi di battaglia. Al movimento aderirono più di 2.700 giovani che salveranno migliaia di vite umane.
Dal 1947, anno in cui iniziano gli scambi interculturali, l’associazione sviluppa e organizza scambi per studenti delle scuole superiori in oltre 60 Paesi di tutto il mondo e in 158 città italiane. Base del nostro progetto educativo è far vivere un’esperienza personale di educazione alla mondialità più o meno estesa nel tempo (da un mese a un anno) a giovani tra i 15 e i 18 anni, ritenuti sufficientemente maturi per affrontare un’esperienza di integrazione sociale e culturale, in un Paese diverso dal loro. Gli studenti sono ospitati da una famiglia e una scuola in un paese diverso da quello di origine, per scoprire una nuova cultura e ritornare a casa con un bagaglio di sapere completamente diverso. Il senso dei programmi della nostra associazione è costruire legami affettivi che durano per tutta la vita e una rete di contatti internazionali che supera le divisioni culturali e aspira al dialogo e alla pace.
Come si diventa famiglia ospitante?
In queste settimane, i nostri volontari stanno ricercando e selezionando le famiglie italiane interessate ad accogliere un ragazzo o una ragazza di un altro Paese. Entro fine gennaio 2023 saranno circa 40 i giovani che arriveranno in Italia, mentre a settembre prossimo ne arriveranno altri 400. Nel corso della loro permanenza in Italia, gli studenti riescono a inserirsi perfettamente nel tessuto sociale del nostro territorio, sviluppando una maggiore consapevolezza relativa alla scuola, alla famiglia e alla società italiana. Questo grazie soprattutto a un dialogo continuo e aperto con la loro famiglia ospitante, i loro docenti, i loro compagni di scuola e con l’aiuto dei volontari. Un’apertura al mondo, insomma, dove è beneficiario non solo lo studente, ma tutto il tessuto sociale con cui viene a contatto.
Mettersi in gioco non è solo una questione da ragazzi: anche per una famiglia o una scuola aprire la propria porta a uno studente straniero significa confrontarsi con stili di vita, mentalità e culture diverse. La ricerca di un punto di incontro, mediato dal dialogo interculturale, ha un valore profondo e contribuisce al cambiamento della nostra società e alla crescita di nuove generazioni più aperte e internazionali. Per chi fosse interessato a diventare famiglia ospitante e accogliere gli studenti in arrivo da tutto il mondo ogni settembre può compilare il form su questa pagina internet di Intercultura.
Come ci si candida per un’esperienza come studente all’estero?
Ai programmi di Intercultura si accede tramite un bando di concorso aperto ogni anno, dal 1 settembre al 10 novembre. Il bando di concorso di Intercultura mette a disposizione oltre un migliaio di posti per partecipare a programmi di mobilità internazionale e centinaia di borse di studio. Da fine luglio, sarà possibile prenotare l’invio del prossimo bando, che uscirà nel corso dell’estate 2023 e sarà rivolto agli studenti nati tra il 1 luglio 2006 e il 31 agosto 2009, per partecipare ai programmi all’estero per l’anno scolastico 2024-25. Intercultura e i suoi 5.000 volontari in tutta Italia organizzano una serie di incontri di presentazione online e in presenza per fornire tutte le informazioni per partecipare al concorso, avere un’idea più chiara della durata del programma e delle destinazioni che si desidera scegliere e come eventualmente richiedere una borsa di studio.
Erogate anche percorsi di formazione per docenti e dirigenti scolastici?
L’Associazione e la Fondazione Intercultura propongono iniziative di formazione a docenti e dirigenti scolastici a cui è possibile partecipare iscrivendosi gratuitamente tramite il Portale Scuole, nella sezione Iscrizione iniziative formative. Intercultura e Fondazione Intercultura propongono percorsi formativi dedicati alle tematiche dell’internazionalizzazione della scuola, della mobilità studentesca, del dialogo interculturale e dell’educazione alla cittadinanza globale. L’obiettivo è di sensibilizzare e formare docenti e dirigenti scolastici a tali temi e offrire strumenti e metodologie per mettere a sistema la mobilità studentesca nella scuola dell’autonomia.
Mediante i percorsi formativi, i partecipanti sviluppano in primo luogo una conoscenza critica rispetto alla letteratura pedagogica e alle politiche educative connesse all’educazione interculturale e internazionale e all’educazione alla cittadinanza globale. In secondo luogo, acquisiscono capacità progettuali, organizzative e valutative della mobilità studentesca internazionale. Infine, scambiano esperienze e buone pratiche. Per docenti e dirigenti scolastici a inizio ottobre si terranno cinque seminari in presenza (8 ore) a Milano, Bari, Padova, Pesaro e Firenze sul Protocollo di valutazione Intercultura (tematiche: internazionalizzazione della scuola, mobilità studentesca, competenze attese e loro valutazione). Da metà ottobre a dicembre ci sarà un percorso blended learning di 25 ore all’interno del progetto CI SEI LAB sulle tematiche dell’educazione alla cittadinanza globale, educazione interculturale e internazionale ed educazione alla sostenibilità.
Quali sono progetti e iniziative che vuoi evidenziare e che coinvolgono i ragazzi in prima persona?
I ragazzi sono i protagonisti del progetto di Intercultura. Non solo i partecipanti ai programmi, ma anche i compagni di classe, i loro amici, la loro famiglia che in qualche modo beneficiano e condividono il mutamento maturato in chi partecipa a un periodo di studio all’estero guidato dall’azione formativa dei nostri volontari. Questo è il progetto di Intercultura: instillare il seme di internazionalizzazione per far crescere una nuova generazione di cittadini globali e consapevoli.
Intercultura segue passo per passo l’esperienza degli studenti italiani che vengono selezionati, preparati e poi raccolti dai volontari una volta terminata la loro esperienza all’estero e dei ragazzi stranieri ospitati da una famiglia italiana. In particolare, da 20 anni proponiamo il concorso fotografico agli studenti ospitati dal titolo: “Così vedo l’Italia”. Tema del concorso è l’Italia vista attraverso gli occhi degli studenti stranieri negli aspetti quotidiani che caratterizzano abitudini, folklore, paesaggio, ovvero tutto quanto sottolinei la specificità di un popolo. Nel corso degli anni, abbiamo raccolto tantissime fotografie che ci hanno emozionato, stupito, incuriosito e che hanno dato agli studenti l’opportunità di riflettere sull’identità italiana e sull’esperienza che stanno vivendo nel nostro Paese. A noi italiani consentono di soffermarci su alcuni aspetti del nostro quotidiano di cui spesso dimentichiamo il valore.
In conclusione, qual è la vostra esperienza con il digitale nella raccolta delle donazioni?
Intercultura sviluppa da tempo collaborazioni con Fondazioni, Enti, Aziende che sostengono l’ampio progetto di borse di studio che propone agli studenti interessati la partecipazione ai nostri programmi. Voglio segnalare un’iniziativa molto recente che ha riscosso immediato successo: nell’aprile del 2022 abbiamo promosso una raccolta fondi in favore delle popolazioni colpite dalla guerra e grazie al contributo di centinaia di donatori abbiamo raccolto oltre 12mila e 700 euro. Questi fondi ci hanno consentito di individuare, in collaborazione con l’Associazione Missionland, un’ambulanza che è stata completamente riadattata e inviata nella zona di Odessa, in Ucraina, come richiesto dalle autorità locali. Un modo concreto, ma anche altamente simbolico, di sentirci parte della storia di AFS e di dare seguito all’eredità degli ambulanzieri.