La scelta di Haydée Longo, avvocata che tutela i diritti dei disabili e combatte le discriminazioni

di Annarita Cacciamani
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In certi casi la sensibilità da sola non basta: occorrono competenze tecniche per portare avanti alcune battaglie. Ecco come Haydée Longo – in sintonia con i suoi valori e il suo modo di essere – ha aperto il primo studio legale in Italia specializzato in assistenza e consulenza sulla disabilità.

Haydée Longo è un’avvocata che ha deciso di utilizzare le sue competenze e il suo lavoro per tutelare e garantire i diritti delle persone con disabilità. Nasce così nel 2019 Lex4all, studio specializzato nel trattare le tematiche legate alla disabilità, «un settore vasto che spesso non viene studiato» ci spiega Longo.

Haydée-Longo-Statale-MilanoAvvocata, come matura la scelta di trattare nella sua professione esclusivamente tematiche legate alla diversità e all’inclusione?

È una scelta che ho maturato, in un certo senso, “all’improvviso”, al verificarsi di circostanze non previste. Un decisione che oggi sono estremamente soddisfatta di aver preso e che mi rispecchia molto dal punto di vista professionale e personale. Prima, come avvocato, mi occupava soprattutto di diritto commerciale. Mi piaceva, ma era come se mi mancasse qualcosa dal lato umano. Mi sembrava di non lasciare niente di positivo per le altre persone. Ho cercato quindi un master da poter frequentare per acquisire nuove competenze e ho trovato un corso sui diritti e sull’inclusione delle persone con disabilità. Non era per me un tema totalmente nuovo perché in famiglia e tra i miei amici la disabilità è sempre stata molto presente in varie forme. Mi sono iscritta senza pensarci su troppo. Ho capito che davanti a me avevo una prateria, perché si trattava di un settore poco battuto dagli avvocati. Mi sono resa conto di quanto sia vasto il mondo delle leggi legate al tema della disabilità e alla tutela dei disabili e nello stesso tempo ho capito quanto fosse difficile l’applicazione di queste norme. C’era bisogno di professionalità e specializzazione in quel settore per poter aiutare le persone e dare un contributo al miglioramento della nostra società. In pochi si occupavano di questi temi così ho deciso di farlo, di lasciare lo studio per cui lavoravo e aprirne uno mio. Nel 2019 è nato Lex4All. Nel frattempo ho continuato a formarmi su questi temi diventando anche disability manager.

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Quali sono le problematiche che più spesso si trova ad affrontare?

Quelle legate al mondo del lavoro. Per esempio, frequentemente affronto casi relativi a discriminazioni sia all’ingresso nel mercato del lavoro, sia all’inclusione nel team aziendale e alle progressioni di carriera. Devo dire, però, che la situazione dal 2019 è migliorata e le aziende hanno cominciato ad adottare pratiche maggiormente inclusive riguardo alla disabilità. Alla base di tutto questo ci sono i pregiudizi e la mancanza di informazione. La disabilità è stata vista per tanto tempo come qualcosa di cui vergognarsi: credo che questo sia un pregiudizio alla base di molti problemi. Un altro tema di cui mi occupo spesso è quello dell’accessibilità relativa alle barriere architettoniche, ma anche per quanto riguarda il digitale e i siti web. Quest’ultimo diventerà presto un tema molto caldo perché nei prossimi anni entreranno in vigore diverse leggi in materia.

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Lei opera in ambiti molto delicati e sensibili. Serve una sensibilità particolare per trattare questi temi in tribunale?

Preferisco parlare di competenze. Per trattare queste tematiche servono competenze e conoscenze specifiche. La disabilità non è un tema che di solito si studia, anche se devo dire che negli ultimi anni le cose pian piano stanno cambiando, l’attenzione alla professionalità sta crescendo e di conseguenza anche la mentalità: e la disabilità non è più vista come una menomazione. Rimangono comunque, in tutti gli ambienti, tanti pregiudizi difficili da combattere.

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Quali passi è secondo lei necessario fare a livello normativo per arrivare a una vera inclusione?

Per prima cosa è necessario avere leggi più forti. Mi spiego: l’impianto normativo è molto buono ma tutte le tutele previste spesso rimangono solo sulla carta. Non sono previste sanzioni, non ci sono scadenze entro cui i procedimenti devono essere completati e non ci sono controlli regolari. Per esempio, è stata fatta una legge sull’accessibilità dei siti web ma per anni non è stata applicata perché non si prevedevano né sanzioni, né controlli. In secondo luogo, si dovrebbero usare maggiormente gli strumenti per la tutela in caso di discriminazioni. C’è un procedimento speciale che si può attivare in questi casi in tribunale ma la maggior parte delle volte non si usa perché non lo si conosce. La conseguenza è che il mondo giuridico si ritrova sostanzialmente senza giurisprudenza in materia, il che non ci aiuta. Sicuramente una cosa che farei è rivedere tutto l’impianto normativo che riguarda l’accessibilità e le barriere architettoniche, per allinearlo con la Convenzione Onu e il concetto di design4all, oltre a potenziare l’utilizzo della figura del disability manager.

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Quali soluzioni dovrebbe adottare un’impresa che vuole garantire e valorizzare le diversità?

È necessario farsi supportare da professionisti competenti su questi temi, anche perché ci sono davvero tanti aspetti e tante problematiche da tenere in considerazione. Per un’azienda aprirsi a questi temi significa mettersi in gioco dal punto di vista aziendale, essere flessibili ed essere sempre attenti nel fare in modo che le diversità vengano percepite nel modo giusto da tutto l’ambiente lavorativo: ci vuole costanza e tanta creatività, ma poi i risultati si vedono. L’attenzione all’inclusione porta grandi benefici a tutti, anche all’impresa stessa da un punto di vista del business.

Photo cover: iStock / Halfpoint

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