Alessandra Pizzi, amministratore delegato di PostEventi, è la curatrice di Green Week Festival, rassegna che da alcuni anni si occupa dei temi legati alla green economy e alla sostenibilità. L’ultima edizione si è svolta a giugno 2022, suddiviso in due momenti: il tour “Le fabbriche della sostenibilità” e il Festival della Green Economy a Parma. Nel 2023 la Green Week si svolgerà dal 2 al 7 maggio.
Alessandra, come nasce Green Week Festival e quale obiettivo ha?
Da undici anni la Green Week è un evento che affronta i temi legati alla green economy. La manifestazione si divide in due parti: i primi giorni vi è la possibilità di visitare le Fabbriche della Sostenibilità, aziende da tutta Italia selezionate da un comitato tecnico scientifico per i loro percorsi green. Segue poi il Festival della Green Economy, che da qualche anno si tiene a Parma. Nasce nel 2011 dalla volontà di raccontare all’interno di un contesto particolare, come quello di un festival, le strategie che le imprese adoperano per essere sostenibili. In particolare, quest’anno uno dei focus centrali è stato quello di raccontare come le imprese riescano a proseguire un percorso fortemente orientato alla sostenibilità, nonostante il periodo caratterizzato da una difficile situazione geopolitica con inevitabili conseguenze sulle reperibilità delle materie prime e sui costi di queste. Del resto, le imprese sono protagoniste della rivoluzione green, lo sono sempre state e lo saranno perché la sfida della sostenibilità per loro è anche la sfida della competitività.
Nel corso del Festival è stato lanciato il Manifesto della Green Economy. Che cos’è?
Al termine dell’evento di apertura nel giugno scorso al Green Life di Crédit Agricole, c’è stato il lancio ufficiale e la conseguente firma del Manifesto delle 1.000 Imprese Green, già sottoscritto da una cinquantina di PMI. Nel Manifesto un migliaio di piccole e medie imprese italiane hanno sottoscritto un concreto impegno per la riduzione delle emissioni, per il risparmio energetico e per sviluppare azioni di sostenibilità sociale. Non si tratta di una semplice dichiarazione di intenti, ma obiettivi concreti e misurabili nei prossimi anni grazie ai quali le imprese vogliono testimoniare il loro apporto per una transizione ecologica costruita più sui fatti che sulle parole. Auspichiamo che nei prossimi mesi le aziende lavorino ancor di più su questi temi, non avendo timore di essere trasparenti e di sottoscrivere una vera e propria dichiarazione di impegni.
Oggi si parla sempre di più di sostenibilità e di responsabilità sociale d’impresa. Quanto è cambiata la sensibilità delle aziende su questi temi?
Sia la sostenibilità che la responsabilità sociale d’impresa sono diventati oggi driver di sviluppo economico-strategico e criteri sui quali basare le scelte per gli investimenti: quindi le imprese sono sempre più sensibili e attive su queste tematiche. Il rischio concreto, però, è che questi aspetti possano essere usati più per edulcorare una realtà che non è poi molto diversa dal passato: il pericolo di green washing è altissimo. Tuttavia la decisa attenzione del consumatore, dei professionisti e del mercato sui temi sostenibili, come emerso durante il Festival, chiede alle imprese di mettere in campo azioni concrete, con impegni sostenibili che siano sempre meno di facciata, che vadano oltre al singolo prodotto ma che coinvolgano tutta la filiera, gli investimenti finanziari, l’impegno sociale, l’efficientamento energetico, il recupero di materie prime di scarto in ottica di economia circolare, il controllo delle emissioni e di tutta la catena del valore.
Una parte del festival è stata dedicata alle “Fabbriche della sostenibilità”. Quali caratteristiche hanno queste imprese e qual è il valore aggiunto che portano alla nostra economia?
I giorni del Festival della Green Economy sono stati anticipati da un tour nelle Fabbriche della Sostenibilità. Quest’anno il comitato tecnico scientifico, presieduto da Rossella Sobrero e diretto da Elena Masia, ha selezionato una cinquantina di imprese da tutta Italia. Per citarne alcune: Feralpi, Sofidel Group, Consorzio Melinda, Unic, Sirmax. Le imprese selezionate sono state sottoposte ad accurate analisi dalle quali sono emerse le loro concrete pratiche green, processi aziendali realmente positivi per l’ambiente, e, nei casi più virtuosi, in modelli di business “rigenerativi”. Sono aziende che hanno messo la sostenibilità al centro della loro strategia di sviluppo: investimenti, attività di ricerca e innovazione dei processi, tutto va nella direzione di un ridotto impatto sull’ambiente. Per queste imprese essere sostenibili è, prima di tutto, una risorsa: attira i clienti, le rende più capaci di adattarsi ai cambiamenti e migliora i rendimenti. Come direbbe Ermete Realacci (presidente della fondazione Symbola, copromotore dell’evento) «sono imprese che innovano di più, esportano di più e producono più posti di lavoro».
Se da un lato troviamo le imprese che si occupano di CSR, dall’altro troviamo le onlus che operano nel sociale. Come possiamo mettere in collegamento questi due mondi?
Questo è un tema di grande rilevanza perché è evidente che sono due mondi che troppo spesso non si parlano, nonostante abbiano obiettivi in parte convergenti. È evidente che bisogna creare canali di comunicazione tra queste tipologie di realtà: partendo dal costruire, magari per la prossima edizione del Festival della Green Economy, un evento nel quale cominciare un dialogo tra imprese e onlus. Da lì magari potrebbe partire un percorso… Vedremo!