Terzo Pilastro, una fondazione dove la disabilità si intreccia con la positività e i valori del Mediterraneo

di Francesco Fravolini
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La “Discesa del Danubio a remi” è solo una delle molte attività sostenute dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, fondata e presieduta da Emmanuele Emanuele: «Il canottaggio – spiega il presidente – porta con sé valori come sacrificio, passione, spirito di squadra. Questo ha decretato il successo del Pararowing, una disciplina al servizio della salute e dell’inclusione delle categorie meno fortunate. Con la Fondazione intendiamo riportare al centro la cultura –unico vero grande asset del nostro Paese – l’amore per la spiritualità e il ritorno a quei principi che consentirono nei secoli passati al Mediterraneo di prosperare e di far convivere genti, ideali e concezioni diverse in un’identità unitaria».

La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale promuove, realizza, diffonde iniziative sociali e culturali, formativo e artistico per rispondere adeguatamente alle diverse esigenze culturali, sociali e artistiche delle persone. Favorire quei momenti culturali nei quali discutere di argomenti svariati significa agevolare la crescita culturale di una collettività. Ed è proprio per realizzare questi obiettivi che diventa necessario l’intervento dei suoi due enti strumentali: Fondazione Cultura e Arte e Poema SpA. Non dimentichiamo che la Fondazione, tra le sue attività, prevede il sostegno alle manifestazioni sportive, in grado di mettere in pratica ed offrire visibilità ai valori dell’integrazione e dell’inclusione, come è nello spirito dell’iniziativa sportiva della “Discesa del Danubio a remi”. Il canottaggio è uno sport dove la disabilità si intreccia con la positività della pratica sportiva, conducendo i suoi atleti ai successi delle gare paralimpiche. Sono in pole position gli argomenti che coinvolgono inclusione, cultura, sociale perché la Fondazione crede nella maturità delle persone, le quali possono essere agevolate dalla conoscenza di queste iniziative, realizzate per favorire una riflessione su queste tematiche sociali. Con Emmanuele Emanuele – professore, avvocato e presidente della Fondazione – vogliamo conoscere le attività promosse in campo sociale e culturale per coinvolgere le persone su argomenti riguardanti la collettività.emmanuele-emanuele-presidente-terzo-pilastro

La Fondazione sostiene la manifestazione sportiva della “Discesa del Danubio a remi” ormai da diverse edizioni. Perché? Per quali valori condivisi da lei e dalla Fondazione? Lei professore, era peraltro un canottiere se non sbaglio.

Il perché del sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ormai da quattro anni, alla “Discesa del Danubio a remi” è presto detto. Si tratta di una manifestazione, oltre che entusiasmante dal punto di vista sportivo, portatrice di importanti valori di integrazione e inclusione: gli equipaggi che vi partecipano, infatti, sono internazionali, di genere misto, e composti sia da atleti master sia da atleti diversamente abili. La Discesa del Danubio con questa tipologia di equipaggi è una regata che sicuramente coniuga agonismo e solidarietà, ma che proprio per questo è molto impegnativa dal punto di vista fisico e mentale e necessita di un’organizzazione complessa. La Fondazione Terzo Pilastro, di cui mi onoro essere il Presidente, non poteva dunque in alcun modo far mancare il proprio supporto a un evento con queste caratteristiche, e non soltanto in quanto – come lei giustamente ricorda – il canottaggio è uno sport che amo molto e che ho praticato per lungo tempo con ragguardevoli risultati, ma anche e soprattutto perché i suoi capisaldi (il sacrificio, la passione, lo spirito di squadra) hanno decretato il successo del Pararowing, che è praticato da numeri sempre crescenti di atleti con disabilità motorie, sensoriali e intellettive. Io stesso promuovo da anni svariate iniziative che vedono la pratica del canottaggio al servizio della salute e dell’inclusione delle categorie meno fortunate: penso ad esempio alla rassegna annuale “Le Sirene di Ulisse” a Formia e Latina, in cui la voga diventa strumento di cura e riabilitazione per le pazienti operate di tumore al seno, che ha il suo contraltare in Sicilia nel progetto “Curarsi remando e veleggiando”, realizzato in collaborazione con il Circolo Canottieri Palermo. Inoltre, attraverso l’iniziativa “Mediterranean Power – Mare Nostrum”, grazie al bicampione olimpico Davide Tizzano, abbiamo presentato questa best practice a livello internazionale durante “I Giochi del Mediterraneo” di luglio scorso ad Orano, in Algeria, con l’obiettivo di diffondere questa felice esperienza anche nei Paesi africani o asiatici in cui ancora non è nota e praticata.

Come nasce la Fondazione e qual è il Suo ruolo nelle decisioni e nelle direzioni prese dalla Fondazione stessa?

La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale è un ente non profit di diritto privato, da me concepito, voluto e fondato nel 2008, con la finalità di strutturare e sviluppare le due strategiche direzioni di intervento che più mi stavano a cuore: il non profit o “Terzo Pilastro” da un lato, e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade anche al di fuori del mondo occidentale dall’altro. Infatti, ho sempre considerato l’area del Mediterraneo uno dei principali centri dei miei interessi, luogo ove rivolgere attenzione, sensibilità, energie, poiché le ho costantemente attribuito, oltre alla primazia nell’edificazione della civiltà occidentale, anche la potenzialità a far sì che da quest’area possa tornare a nascere una civiltà rivitalizzata che, di fronte alle crisi dell’Occidente e all’occidentalizzazione nefasta dell’Oriente, possa riportare al centro dell’interesse dell’umanità i valori della cultura, l’amore per la spiritualità e il ritorno a quei principi che consentirono nei secoli passati al Mediterraneo di prosperare e di far convivere genti, ideali e concezioni diverse in un’identità unitaria che ha fatto la differenza. Dal Mediterraneo è nato tutto ciò che di bello ci circonda: la poesia, la letteratura, l’arte, l’istruzione, le religioni monoteistiche, la filosofia e la democrazia. Un patrimonio consacrato nei secoli e diventato oramai parte integrante della civiltà mondiale, tanto da persuadermi della bontà della mia visione, che intende contrapporre all’attuale dimensione “eurocentrica”, la quale mostra sempre più i propri limiti, una dimensione “mediterraneocentrica”, maggiormente coerente con la nostra storia.

“Terzo Pilastro” il Terzo Settore. Perché?

Il tema del welfare mi è stato sempre a cuore. Da questa riflessione è scaturito, già molti anni fa, il libro dal titolo Terzo Pilastro. Il motore del nuovo welfare (2008), nel quale, attraverso un’analisi teorica e finanziaria, ho individuato nella “cittadinanza attiva”, nella capacità di autorganizzarsi e di intervenire nella gestione dei beni comuni della società civile, ciò che, appunto, chiamo “Terzo Pilastro”: l’unica speranza di vero rinnovamento e di rinascita del sistema di protezione sociale, in grado di supplire all’inefficienza del mercato da un lato e dello statalismo dall’altro. “Terzo Pilastro”, dunque, in quanto alternativo a quelli che sono sempre stati considerati i due pilastri della società moderna: lo Stato da un lato e il mercato dall’altro.

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Se si vuole dare una prospettiva di lungo termine al nostro sistema di welfare, bisogna immettere energie, idee, disponibilità e competenze nuove, che possono ritrovarsi all’interno del mondo del non profit. È un patrimonio ricco e multiforme capace di dare ancora oggi un contributo imprescindibile per la collettività, senza ulteriori oneri per lo Stato: se non quello di legittimare, accompagnare, favorire – anche in senso normativo e regolamentare – l’impegno di chi vuole farsi carico dei beni comuni. Senza ambizioni risolutive e sempre in via sussidiaria, nel rispetto del quadro normativo di riferimento dell’articolo 118 della Costituzione. Perché accada tutto questo, però occorre che la politica lasci cadere la diffidenza e il pregiudizio ideologico verso i corpi intermedi, che è da sempre, purtroppo, una costante della nostra classe dirigente.

Quali sono i criteri imprescindibili nella scelta dei progetti e delle iniziative da sostenere e promuovere?

L’obiettivo della Fondazione Terzo Pilastro è ovviamente quello di realizzare al meglio la propria missione istituzionale, in un contesto interno ed internazionale sempre più complesso e problematico. Il combinarsi degli effetti della crisi pandemica, purtroppo ancora in corso, della guerra provocata dall’invasione russa dell’Ucraina, delle pesanti conseguenti ricadute, ovunque nel mondo e quindi anche nel nostro Paese, in termini di crisi economica, di forte aumento dell’inflazione e dell’affacciarsi di sempre crescenti nuove forme di povertà, da un lato pongono delle obiettive incertezze in termini di scenario nazionale e globale, e delle prospettive future con cui confrontarsi, ma dall’altro, se possibile, creano la necessità urgente di realizzare nel modo più efficace la missione filantropica che ci caratterizza nelle diverse aree di operatività, in particolare nelle azioni di contrasto a situazioni di disagio sociale ed economico. Nel processo valutativo che prelude a ogni concreto intervento da parte della Fondazione, per il 2023, ormai alle porte, terremo in prioritaria considerazione le iniziative già sostenute, con ipotesi di durata pluriennale, e con esiti positivi durante l’anno in corso. Per quanto riguarda invece le nuove istanze, la difficile situazione di natura sanitaria, geopolitica ed economica in corso ci induce a indirizzare il nostro sostegno alle iniziative la cui portata progettuale e concreta fattibilità appaiono avere maggiori prospettive di essere compiutamente e positivamente realizzate nel corso del 2023. È evidente, in ogni caso, che la Fondazione non possa prescindere dal confrontarsi con i bisogni più urgenti della collettività in un determinato momento storico: è per questo motivo che, ad esempio, nel 2020 e 2021, in piena pandemia da Covid-19, siamo intervenuti con prontezza a favore delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto nel Meridione d’Italia, garantendo, a fianco delle istituzioni locali e nel pieno rispetto del già citato articolo 118 della Costituzione, dei pasti sicuri a singoli e famiglie in difficoltà, nell’intento di poter in parte mitigare gli effetti devastanti sulla società del collasso del sistema produttivo a seguito del Covid.

La Responsabilità Sociale delle Imprese. Che ruolo assume nel XXI secolo?

Oggi la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) è una scelta necessaria e strategica, capace di sostenere la crescita e garantire lo sviluppo di qualsivoglia attività, operando nel rispetto delle tematiche ambientali e del contesto sociale in cui sono inserite. Attualmente la RSI si esplica per la maggior parte nei tre ambiti della sicurezza ambientale, del miglioramento delle condizioni di lavoro interne e dello sviluppo della comunità locale. È in quest’ultimo settore in particolare che essa intercetta la missione degli enti non profit.

La gestione delle problematiche d’impatto sociale ed etico fanno parte del suo DNA da sempre: in che modo le è stata d’aiuto nel dirigere il lavoro della Fondazione?

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Palazzo Cipolla, Roma, sede della Fondazione Terzo Pilastro

Ritengo che oggi più che mai il sentimento di solidarietà verso chi è in difficoltà debba prevalere su ogni altro, e debba tradursi nella disponibilità a fare qualcosa di concreto. Per quanto mi riguarda, si tratta di uno slancio che mi accompagna fin dall’adolescenza – grazie anche agli insegnamenti e all’esempio della mia famiglia – e che ho potuto mettere a frutto da quando sono diventato presidente della Fondazione Roma: da allora ho potuto avviare un percorso che mi ha consentito negli anni di restituire ai meno fortunati una parte del molto che ho ricevuto nella vita. E da lì è partito il mio instancabile impegno nel realizzare progetti, anche assai impegnativi, che potessero rispondere, in qualche modo, alle esigenze delle persone malate, degli emarginati, dei giovani, ma anche di coloro che si sono trovati a scivolare all’improvviso in una condizione di disagio economico per la perdita del lavoro, per calamità naturali, per una sopravvenuta disabilità, e così via. Oggi posso serenamente dire che la mia determinazione in tale direzione è cresciuta, e che attraverso la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale ho potuto veicolare questa mia sensibilità verso le popolazioni del Sud Italia, dell’intero bacino del Mediterraneo, del Medio Oriente, come accaduto in passato quando presiedevo la Fondazione Roma, sebbene con ambiti territoriali differenti. Si tratta di esempi che, a mio parere, dovrebbero essere diffusamente emulati e replicati, per non far mancare la vicinanza e un sostegno a coloro che rimangono indietro senza averne responsabilità.

Formazione e cultura a beneficio di comunità e della società. Come valorizzarle?

Sicuramente non dimenticando mai che la cultura è l’unico vero grande asset del nostro Paese, purtroppo sistematicamente trascurato dalle politiche dei vari Governi che finora si sono succeduti in Italia. E rammentando l’importanza della formazione e del costante aggiornamento delle giovani generazioni, per costruire una società più consapevole e preparata ad affrontare le grandi sfide globali che ci attendono. Attraverso la Fondazione Roma prima e la Fondazione Terzo Pilastro poi, ho sempre considerato come prioritaria la valorizzazione e la promozione di questi due comparti. Per quanto riguarda la cultura, il mio inesauribile impegno è testimoniato, fra le altre cose, dagli spazi espositivi di Palazzo Sciarra e Palazzo Cipolla, che ospitano, rispettivamente, la Collezione Permanente della Fondazione dal ‘400 a oggi e le mostre temporanee nazionali e internazionali da me realizzate anno dopo anno; a ciò si aggiungono i numerosi eventi espositivi in altre città d’Italia e all’estero, i concerti, le rassegne di poesia, l’intensa attività editoriale della Fondazione. Alle molte e diversificate iniziative culturali si affiancano poi i progetti formativi di eccellenza, prevalentemente di respiro internazionale come il “Progetto Mediterraneo LUISS” o l’iniziativa denominata “MediterranEU”, focalizzati su tematiche di grande attualità quali – per citarne solo alcune – la cooperazione internazionale e l’imprenditoria sostenibile. Ma anche i vari master post-universitari che promuoviamo, tra cui mi fa piacere ricordare quello in “Intelligenza Artificiale, profili giuridici ed etico-antropologici“, realizzato in collaborazione con l’Università Europea di Roma: si tratta di un percorso di studi all’avanguardia che mira a preparare i giovani agli effetti della rivoluzione digitale e dell’espansione della robotica, con un’attenzione particolare al loro impatto, sempre più pervasivo e globalizzante, sui vari aspetti della vita individuale, lavorativa, relazionale e sociale.

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