Tradizione e legame con il territorio, ricerca della qualità, eleganza, innovazione e responsabilità sociale. Sono i valori di Ferrari Trento, una delle più importanti realtà italiane produttrici di bollicine, premiata e riconosciuta in tutto il mondo, che quest’anno celebra 120 anni.
Un’impresa familiare che ha un legame indissolubile con il territorio trentino e che si fa promotrice dell’arte di vivere italiana. A parlarne è Camilla Lunelli, direttrice della comunicazione e relazioni esterne del Gruppo Lunelli, espressione dell’eccellenza del bere italiano nel mondo, tramite le aziende che ne fanno parte: Ferrari Trento, Tenute Lunelli, Segnana, Surgiva, Bisol1542, Tassoni e Locanda Margon.
«La storia della cantina – racconta Camilla Lunelli – inizia nel 1902 da un’intuizione dell’agronomo e imprenditore Giulio Ferrari, che, notando la straordinaria vocazione del territorio trentino alla viticoltura, decide di creare un vino – lo Chardonnay – capace di confrontarsi con i migliori Champagne francesi. Siccome non ha figli, decide di lasciare tutto a mio nonno, Bruno Lunelli, titolare di un’enoteca a Trento, che prosegue il suo sogno a partire dal 1952. Oggi, insieme a mio fratello Alessandro e ai miei cugini Marcello e Matteo, rappresento la terza generazione di famiglia. Ho sempre perseguito valori legati alla sostenibilità e al benessere della comunità e del territorio e quando sono entrata in azienda nel 2004, dopo gli studi e diverse esperienze lavorative in cooperazione internazionale, ho ritrovato gli stessi valori come punti di forza in tutto il Gruppo Lunelli».
Come si traduce la grande attenzione all’etica e alla sostenibilità di Ferrari Trento?
L’attenzione a questi due temi è parte del nostro DNA e del modo di fare impresa: abbiamo sempre messo in primo piano le persone, la tutela e il rispetto dell’ambiente e una solida crescita economica. Il nostro gruppo sta vivendo una fase di forte rinnovamento, che testimonia tutto l’impegno condiviso con il nostro team e con gli oltre 600 viticoltori che conferiscono le proprie uve a Ferrari Trento.
Tra le varie attività, è stato istituito un Comitato di Sostenibilità, che periodicamente propone a tutte le società del Gruppo l’adozione di azioni, strategie e obiettivi a lungo termine sul tema sostenibilità. Negli ultimi anni, per esempio, abbiamo elaborato un protocollo di viticoltura di montagna salubre e sostenibile denominato “Il Vigneto Ferrari”, col sostegno scientifico della Fondazione Edmund Mach e certificato da CSQA. Nel 2017 abbiamo ottenuto la certificazione biologica dei vigneti e dal 2015 la certificazione “Biodiversity Friend” da parte della Worldwide Biodiversity Association. A questa si è aggiunta tutta l’attività legata alla riduzione e compensazione di CO2 per ottenere la Carbon Neutrality, un traguardo importante, raggiunto proprio nel 120° anno di fondazione di Ferrari Trento. Attraverso queste certificazioni abbiamo sottolineato il rapporto virtuoso del Gruppo Lunelli con tutta la comunità e soprattutto con il territorio, che desideriamo promuovere e tutelare tramite collaborazioni con aziende e istituzioni e “buone pratiche” di etica e sostenibilità.
La funzione e gli obiettivi di un buon report di sostenibilità e i risultati ottenuti dal vostro.
Un buon report di sostenibilità è il risultato e, allo stesso tempo, il punto di partenza di un processo fondamentale per ogni azienda, attraverso il quale ogni anno si misurano gli obiettivi raggiunti e si pongono quelli del futuro. Nel report di sostenibilità viene analizzato tutto quello che è stato fatto, come è stato comunicato e percepito, le aree di intervento e di miglioramento. Con il report 2020 abbiamo definito la governance aziendale, mentre il 2021 è stato l’anno della formalizzazione, al quale si aggiunge una forte campagna di sensibilizzazione sul consumo responsabile di alcolici. Il report di sostenibilità è sempre stato, per il Gruppo Lunelli, un momento di condivisione e di sensibilizzazione, sia internamente – attraverso la raccolta di dati e materiali che ha coinvolto molte persone del Gruppo (chi lavora in campagna, chi in cantina ecc…) – sia esternamente verso i consumatori e gli stakeholder.
Cosa significa “coltivare il talento” per Ferrari Trento?
Coltivare il talento significa offrire opportunità di crescita, dare sicurezza e serenità alle persone che lavorano con noi. Abbiamo introdotto nel 2018 un sistema di welfare aziendale molto efficace: ogni anno promuoviamo corsi di formazione per i collaboratori e i conferitori, bonus in base all’impegno e al merito e aiuti per chi si trova in difficoltà. Non da ultimo, nel nostro Gruppo abbiamo contratti per il 90% a tempo indeterminato e per il 10% a tempo determinato, sottolineando ancora una volta l’attenzione del Gruppo Lunelli nel garantire un futuro sicuro, sano e sostenibile alle proprie persone e di conseguenza a tutta la comunità e al territorio.
Che genere di progetti vi impegnate a sostenere, sia per le comunità locali che per i Paesi in via di sviluppo?
La sensibilità verso il Terzo Settore è da sempre fondamentale per la nostra famiglia. Da diversi anni in Trentino – un territorio aperto alla cooperazione sociale – collaboriamo con i servizi sociali del Comune di Trento e altre strutture di accoglienza per l’inserimento lavorativo nell’attività agricola di persone in difficoltà o arrivate tramite corridoi umanitari. Tra le varie iniziative sostenute, ci teniamo molto a far conoscere il progetto di agricoltura promosso dalla Cooperativa Sociale Samuele, nata per il recupero di antiche colture, da diffondere e proteggere anche grazie alla collaborazione con associazioni e aziende del territorio.
All’estero, sosteniamo progetti di sviluppo e solidarietà in Africa e in altre aree povere del mondo attraverso la Fondazione Gino Lunelli. Obiettivo principale è costruire una società inclusiva, che metta i diritti al centro e lo sviluppo a vantaggio di tutti. La Fondazione collabora con gli enti del Terzo Settore e del non profit, in sintonia con le autorità pubbliche dei vari Paesi. Tra questi il Mozambico, con il quale abbiamo un rapporto speciale, perché i nonni negli anni ‘20 avevano finanziato gli studi a due ragazzi mozambicani, diventati poi dottore e teologo, con i quali siamo tuttora molto uniti. Da quel momento, sono aumentati anche i rapporti tra i due Paesi con progetti di cooperazione decentrata in Trentino e in Mozambico. Abbiamo inoltre dato sostegno a un progetto a favore delle popolazioni Karen promosso dall’associazione Sale della Terra Onlus, impegnata in attività educative e sociali in Thailandia e all’Ucraina con diverse iniziative e attività.
Avete ulteriori progetti in ambito CSR?
Sinceramente siamo molto soddisfatti e orgogliosi di quello che stiamo facendo nell’ambito CSR. L’obiettivo è quello di non fermarsi perché, per tutto il Gruppo Lunelli, un traguardo raggiunto è sempre un punto di partenza per fissare qualche nuovo obiettivo, creando un circolo virtuoso per migliorare tutto il territorio e non solo quello aziendale.
Dopo la pandemia, cosa può fare il settore del vino per ciò che riguarda la cultura e la consapevolezza della sostenibilità?
Oggi si parla molto di sostenibilità e questo aiuta ad agire in modo trasversale, in più ambiti, non solo legati all’ambiente e al sociale. Anzi, proprio questa rinnovata consapevolezza e attenzione verso questi temi sta portando a molte collaborazioni, in particolare con enti del Terzo Settore e con cooperative sociali e, nel nostro caso, con la cooperativa Samuele, sia sul fronte vigneti sia sul fronte vendite.