Intervista a Miriam Giovanzana, direttore editoriale di Terre di Mezzo, organizzatore della Fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili che si è svolta a fine marzo con un totale di 34mila presenze. «Esiste una nuova generazione che desidera fare le vacanze fuori dal solito consumo di luoghi-cartolina, che vuole scegliere il cibo dopo aver conosciuto chi lo produce, che cerca un modo di stare insieme, fare cultura, immaginare il futuro più coerente con le esigenze della giustizia per tutti e della bellezza».
Nove aree espositive (turismo responsabile, cibo sostenibile, vegan, infanzia, cosmesi, moda, green e terzo settore) e quasi 300 proposte di incontri e laboratori per raccontare la sostenibilità a 360 gradi. Della 19esima edizione di “Fa’ la cosa giusta”, organizzata dalla casa editrice Terre di Mezzo e svoltasi dal 24 al 26 marzo a Milano, ne abbiamo parlato con Miriam Giovanzana, direttore editoriale di Terre di mezzo.
Come nasce “Fa’ la cosa giusta!”, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili”?
L’intuizione nasce a cavallo del nuovo millennio: ci accorgiamo che c’è una nuova generazione che desidera altri stili di vita, un modo di fare le vacanze fuori dal solo consumo di luoghi-cartolina, un modo di scegliere il cibo volendo conoscere chi lo produce, dove e come, un modo di stare insieme, fare cultura, immaginare il futuro più coerente con le esigenze della giustizia per tutti e della bellezza.
Fa’ la cosa giusta! nasce nei primi anni del 2000 come luogo di incontro tra questa domanda di beni e servizi “etici” – attenti cioè alla dimensione ambientale e sociale, oltre alla qualità e alla trasparenza – e l’offerta di aziende e imprese, piccole e medie, che incominciano con coraggio e lungimiranza a scegliere il biologico, il benessere dei lavoratori, la giustizia, la salvaguardia del bene comune che è l’ambiente. Ora sembrano valori di senso comune, ma appena vent’anni fa erano parte di un’utopia e di una forte capacità di innovazione. Era un’epoca di visionari e di pionieri.
Quali sono i suoi obiettivi?
Lo dice il titolo stesso: riconnettere i fili tra i comportamenti e le scelte individuali e i destini del mondo intorno a noi. Fa’ la cosa giusta! è un invito a una responsabilità e a una creatività: cambiare i comportamenti di consumo significa indirizzare le attività produttive, le scelte energetiche, le filiere, gli equilibri retributivi, le norme. Significa, ancora prima, confrontarci sui desideri che ci muovono. Per esempio il desiderio di sconfiggere la povertà indirizza le nostre scelte in modo molto chiaro. Ma chi oggi coltiva questi desideri? Tanto è vero che, se anche gli diamo udienza, li chiamiamo “sogni”. Chi coltiva questi sogni?
Eppure è ciò che desideriamo che guida le nostre vite, in una direzione o in un’altra. Ecco, oggi Fa’ la cosa giusta! è uno spazio dove nutrire questi sogni e questi desideri, e vederli realizzati in molte storie locali piccole e grandi. Le realtà che espongono a Fa’ la cosa giusta! sono come la punta di un iceberg: è quello che noi vediamo, ma è solo una piccola parte di una realtà che si muove nel mercato in maniera collaborativa e non secondo una logica di esasperata competizione che, alla fine, non giova a nessuno.
Ogni anno inserite un programma culturale, a cura di esperti e associazioni, per raccontare la sostenibilità a 360 gradi. Qual era il programma 2023?
L’età della mancanza è stato il filo rosso di questa edizione fatto più di intuizioni che di proclami, sussurrato tra amici, con lo stupore di una scoperta e facendo spazio per chi è venuto. Non lo sappiamo ancora ma stiamo attraversando questo tempo. Mancano i medici, ma mancano anche gli insegnanti, gli operai e gli ingegneri; manca l’acqua, manca l’aria buona. Mancano i giovani, e mancano i sogni. Mancano i baristi, e le terre da coltivare. Mancano gli autisti, e anche i compratori di lupini. Manca la pace. Dopo l’età dell’abbondanza torniamo a sperimentare la mancanza, qui e ora.
Quali sono stati i numeri di partecipazione e quali erano le aree espositive in quest’edizione?
Quest’anno la manifestazione si è conclusa con un totale di 34mila presenze. Tante le famiglie, le coppie e i gruppi di amici di ogni età, oltre a quasi seimila studenti coinvolti – dalla scuola dell’infanzia alle superiori – insieme ai loro insegnanti e quasi 200 volontari ad accoglierli. Segno del riconoscimento della valenza educativa della manifestazione e dalla ricchissima offerta di attività proposte che quest’anno sono state quasi 300. Le nove aree espositive (turismo responsabile, cibo sostenibile, vegan, infanzia, cosmesi, moda, green e terzo settore) si sono arricchite di focus tematici attraverso progetti speciali quali Che Energia! dedicato alle comunità energetiche e Il bello del km sostenibile, realizzato con il contributo di Regione Lombardia, che ha approfondito il tema dell’importanza di una filiera trasparente nel comparto moda.
Gli incontri del programma culturale hanno registrato il tutto esaurito grazie ai 700 relatori che hanno messo a disposizione il loro tempo e le loro competenze per condividere e mettere in rete idee, buone pratiche e progetti. L’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, lo scrittore e poeta Erri De Luca, il ministro del Turismo Daniela Santanchè, la stilista Marina Spadafora sono solo alcuni esempi dei tantissimi relatori, autori, direttori di enti, presidenti di associazioni, camminatori, creativi che hanno reso speciale questa edizione della fiera.
Le aree più affollate sono state quelle del turismo lento e della moda critica, due sezioni storiche di Fa’ la cosa giusta! che si sono distinte per le novità proposte: dai nuovi Cammini nati in Italia alla presenza del Club Alpino Italiano e di 13 Regioni italiane, ai collettivi di critical fashion che propongono una moda attenta a valorizzare le materie prime sostenibili e la lotta contro lo spreco.
Questa diciannovesima edizione inoltre ha ospitato al suo interno la sesta edizione di SFIDE – La scuola di tutti: studiato in collaborazione con Erickson e il Movimento di cooperazione educativa, l’appuntamento ha visto le iscrizioni di quasi 3.200 fra docenti, dirigenti, studenti e genitori con oltre 80 eventi di formazione certificata. Si è svolta inoltre la quarta edizione dei Social Cohesion Days, il festival della coesione sociale per promuovere politiche e azioni per una crescita equa e sostenibile organizzato dalla Fondazione Easy Care.
Può spiegare più nel dettaglio il Progetto Scuole?
Il Progetto Scuole è il cuore di Fa’ la cosa giusta!: gli studenti infatti sono gli interlocutori privilegiati con cui immaginare, dialogare e costruire insieme il futuro. Attraverso una ricca programmazione di attività organizzate da partner ed espositori, le classi iscritte apprendono con modalità partecipate e ludiche nuove conoscenze sui temi della sostenibilità ambientale e sociale. Le iscrizioni, aperte a scuole di ogni ordine e grado, vengono raccolte a partire dal mese di settembre, successivamente possono scegliere i laboratori più adatti.
Chi partecipa di solito come espositore alla vostra fiera? (PMI, grandi aziende…). Chi era presente quest’anno?
Se nei primi anni Fa’ la cosa giusta! vedeva esporre prevalentemente piccole aziende e associazioni, negli anni sempre più aziende anche di medie e grandi dimensioni si presentano all’interno della manifestazione: il criterio di selezione è restato invariato negli anni e questo ci indica che anche realtà strutturate stanno mettendo in atto cambiamenti nella direzione della sostenibilità.
Questa biodiversità che si rispecchia anche nella natura delle imprese è un tratto caratteristico della manifestazione e grande occasione di contaminazione positiva tra piccolo e grande. Anche la presenza delle istituzioni italiane è cresciuta negli anni e la fiera è diventata appuntamento imprescindibile per presentare le proposte di turismo lento e i grandi cammini italiani.
Fa’ la cosa giusta! è stata anche il punto di approdo di un dialogo intrecciato negli scorsi mesi tra gli attivisti del clima, protagonisti spesso di clamorose proteste e i direttori dei musei. È stata anche l’occasione per promuovere le comunità energetiche rinnovabili, modelli che possono coinvolgere enti pubblici, scuole, parrocchie, condomini, uffici e imprese.
Dal 2004, anno di fondazione della Fiera, quanto è cambiata l’attenzione alla sostenibilità da parte delle imprese? E del pubblico?
È cambiato moltissimo sul piano della percezione e delle conoscenze. Ma la separazione del lavoro dal suo senso ha impedito un’assunzione di responsabilità più vera e capace di futuro. Abbiamo ridotto il lavoro alla produzione. Anche quelli più creativi, la cultura o la creazione di algoritmi. E non alla soluzione dei grandi temi dell’umanità: il pane, la scuola, la sanità per tutti, la casa, l’ambiente, l’aria, la bellezza. Così la sostenibilità viene sempre dopo. Dopo la crescita, dopo i risultati economici, dopo lo sviluppo. Dirci quali sono le nostre priorità ci dice dove siamo in questo cammino. Sappiamo molto di più, sappiamo che ci serve un’inversione di rotta, una rivoluzione, ma non sappiamo più come si fa. Stanchi e impauriti siamo tutti un po’ più tristi.
Infine, quanto è importante perseguire uno stile di vita più sostenibile per il futuro del Pianeta?
Più sostenibile non basta più. Ci serve un futuro desiderabile, dove ci sia posto per tutti. Se sarà così, saremo certi che ci sarà posto anche per noi.