Elisa D’Ospina: «Su bodyshaming e politiche sociali per le donne c’è ancora molto da lavorare»

di Patrizia Tonin
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Elisa D'Ospina - cover
Simbolo e portavoce delle modelle curvy in Italia, presentatrice, speaker radiofonica, consulente di comunicazione e di moda. Abbiamo intervistato Elisa D’Ospina, che da sempre si muove tra Istituzioni (è stata testimonial per il Ministero della Salute), aziende private e pubbliche, eventi (come modella e brand ambassador), concerti. Da qualche anno è anche imprenditrice di un’azienda nel settore del conformato.

Tutta la sua attività professionale è rivolta al mondo femminile e a quello dei giovani ed è espressione del suo forte impegno contro i disturbi alimentari e contro i pregiudizi e i canoni estetici tradizionali imposti dalla moda, grazie anche a svariate campagne di sensibilizzazione di cui è testimonial. Per creare una cultura completa su questi delicati temi, che coinvolga pubblico e privato, c’è ancora molta strada da fare, come leggeremo dalle sue parole.

Elisa D’Ospina si occupa da sempre di bodyshaming, problemi legati all’anoressia e bulimia, benessere e politiche sociali per le donne.

Credo che quando si abbraccia un filone sociale ci voglia costanza e perseveranza nel portare avanti certi obiettivi. Sui disturbi alimentari c’è davvero moltissimo da fare perché i numeri non sono confortanti. Insieme a specialisti del settore, continuiamo questa battaglia e continueremo affinché la “luce” sui disturbi del comportamento alimentare non si abbassi mai.

Ha un sito internet per le donne curvy, come le è nata l’idea? E quali sono i prossimi progetti legato all’e-commerce?

Elisa D’Ospina Collection è nata durante la pandemia da Covid-19: ho iniziato con body e costumi per tutte le taglie per le donne di tutte le età. È una azienda made in Italy con lavoratori italiani e che non fa nessun passaggio all’estero. Cerco di avvantaggiare il lavoro e il talento nel nostro Bel Paese. Sto studiando per fare dei capi ancora più sostenibili. Vorrei dedicarmi anche all’abbigliamento, ma è un progetto ambizioso. Quando troverò il partner commerciale giusto, farò anche questo ulteriore salto.

Elisa D'Ospina - cover 1

Parliamo dell’importanza di divulgare i messaggi giusti alle donne, soprattutto quelle con problemi di cibo e con il proprio corpo. Quali trova più efficaci e le motivazioni?

Trovo che ci sia molta confusione. Se ne sta parlando molto, ma anche molto male. Purtroppo i temi sociali hanno bisogno di una delicatezza che non sempre c’è in tv, nei social e nei magazine.

Dove ha trovato più attenzione al mondo femminile e ai temi per i quali si batte di più?

Sicuramente nelle scuole. I ragazzi di oggi sono molto svegli e sono loro il futuro, quindi sono le persone da educare a certi temi. Solitamente c’è molta attenzione e interazione durante i miei interventi: e questo mi dà gran fiducia.

Il nostro magazine si occupa di responsabilità sociale e sostenibilità delle aziende: come si muovono a suo avviso le imprese nel campo della moda?

C’è ancora molto lavoro da fare. C’è poca coerenza e molto marketing. Poche sono le aziende che credono davvero in certi messaggi.

In generale, pensa che la sostenibilità delle imprese sia ancora in prevalenza un ambientalismo di facciata o c’è stato un salto di qualità dall’iniziale greenwashing?

Come detto prima, credo che ci sia ancora più marketing che una reale consapevolezza. È vero anche che ci vorrebbero aiuti di un certo tipo anche statali e bisognerebbe selezionare figure che siano coerenti con i messaggi che abbracciano. Spesso le aziende privilegiano i numeri ed è un errore gravissimo.

Lei è anche esperta di comunicazione: come vanno gestiti i testimonial quando si parla di Terzo Settore?

Se ne parla molto e spesso male, come in tutte le cose. C’è una comunicazione poco chiara e pulita. Ci vorrebbero più persone che hanno una preparazione di un certo tipo che possano fare dei percorsi anche nelle scuole, dove è fondamentale parlare di certo temi.

 

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