Intervista a Vito Nigro, direttore del primo camp di terapia ricreativa in Italia, che ospita gratuitamente bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche e le loro famiglie.
Dynamo Camp è situata a Limestre in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF. Fa parte di SeriousFun Children’s Network, un’associazione di camp fondata nel 1988 da Paul Newman e attiva in tutto il mondo. Con la missione di contribuire al diritto alla felicità di bambini e ragazzi con malattie gravi o croniche – e alla felicità dei loro fratelli, sorelle e genitori, nella consapevolezza che una grave malattia che colpisce un bambino ha ripercussioni sull’intera famiglia – la Terapia Ricreativa Dynamo esce dalla sede principale, per essere offerta sul territorio nazionale in strutture ospedaliere, associazioni di patologia e case famiglia. In alcune città, inoltre, viene proposta in modo continuativo grazie ai Dynamo City Camp.
Che cos’è la Terapia Ricreativa?
La Terapia Ricreativa – spiega Vito Nigro, direttore di Dynamo Camp – è il metodo con cui vengono progettate e proposte le attività dallo staff Dynamo, un team di professionisti formati e preparati a relazionarsi con bambini e ragazzi con patologie gravi, anche sotto il profilo psicologico. Partendo da una sfida, con se stessi, i bambini vengono coinvolti dallo staff Dynamo a vivere attività ed esperienze divertenti e mai provate prima: arrampicata, tiro con l’arco, passeggiata a cavallo, giochi in acqua, laboratori di radio, arte, musical. Con il supporto dello staff e del gruppo, i bambini vincono la sfida. Questo regala felicità e autostima, riacquisizione di fiducia nelle proprie capacità. Aiuta ad affrontare meglio la malattia e la vita.
Insieme allo staff, la presenza medica è costante: medici e infermieri sono sempre pronti a intervenire per ogni necessità, di routine o di emergenza. Si tratta di una presenza attenta e continua ma discreta: il personale è vestito come lo staff di attività, è riconoscibile da un cordino di diverso colore. Un’ulteriore presenza fondamentale è quella dei volontari, a supporto di bambini e famiglie nelle attività e nelle necessità quotidiane. I volontari, come bambini e famiglie, provengono da tutta Italia. Sono formati e preparati da Dynamo Camp.
Qual è il suo ruolo all’interno di Dynamo Camp?
Sono il direttore di Dynamo Camp e mi occupo in particolare della concezione, sviluppo e supervisione dei programmi di Dynamo Camp, sia al Camp che fuori dal Camp. Dynamo offre varie tipologie di programmi, che richiedono competenze specifiche. Inizialmente, il Camp ha offerto programmi per bambini in autonomia dai genitori, concentrandosi inizialmente su patologie oncologiche. Nel tempo si sono aggiunti programmi per l’intera famiglia, e poi anche specifici per i soli fratelli e sorelle. Oltre che nel numero e tipologia di programmi, anche il singolo programma viene arricchito. Pensiamo per esempio ai programmi per minori con una grave malattia, in autonomia da genitori, specifici per bambini, dai 6 ai 12 anni, e per adolescenti, dai 13 ai 17 anni: negli anni abbiamo lavorato per aumentare l’accoglienza di diverse patologie nell’ambito di un singolo programma, e questo crea complessità e necessità amplificate, un incremento di organizzazione e di competenza e numero di staff. Anche durante la pandemia abbiamo innovato, aprendoci a ospiti mai accolti prima, che vivevano in situazione di comunità, creando quindi situazioni gestibili in epoca covid: non in situazione di malattia ma di disagio sociale, come nuclei mamma bambino o minori che vivono in comunità protette, e disabili adulti da residenze sanitarie disabili.
Che attività promuovete nel SeriousFun Children’s Network e perché la scelta di uscire dai confini nazionali?
Dynamo Camp fa parte del SeriousFun Children’s Network di camp fondati nel 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo. SeriousFun Children’s Network, come tutti i Camp associati, promuove il divertimento dei bambini, ricordando che il divertimento è una cosa seria, come esprime il nome. Sono oltre 1 milione e 560mila i bambini e familiari che hanno gratuitamente goduto dei programmi dei Camp associati nel mondo.
Quest’anno celebrate 15 anni dalla fondazione. Progetti e obiettivi per il futuro?
Nel futuro il nostro lavoro sarà quello di sviluppare la Terapia Ricreativa Dynamo in modo stabile nelle città. Iniziando da Milano, Firenze, Roma ed espandendo il progetto in altri territori, desideriamo sviluppare i Dynamo City Camp, con programmi continuativi inizialmente nel periodo estivo e poi, come stiamo già facendo a Milano dal maggio 2021, per tutto l’anno. C’è un bisogno enorme, come testimoniano bambini e famiglie che partecipano già oggi a questi nostri progetti.
Come vede il futuro del Terzo Settore?
Il futuro sarà quello di una sempre maggiore collaborazione e co-progettazione di servizi tra vari partner. Da sempre Dynamo Camp predilige una collaborazione con i donatori strategici che sia nella direzione di percorso pluriennale e di partnership per lo sviluppo di progetti strategici. In questi ultimi anni la co-progettazione con altri attori e interlocutori sociali, sia profit sia no profit, sia privati che istituzioni, sta diventando imprescindibile. Ormai è il modo usuale di lavorare, e che permette di creare un impatto superiore a quello che avrebbe l’azione di singoli soggetti.
Profit e no profit possono convivere o trovare dei punti comuni?
Il no profit è un interlocutore organizzato che può aiutare il profit a creare un impatto nella propria comunità. Il dialogo con il profit del resto aiuta il no profit a sviluppare la cultura del rigore, della capacità manageriale e della rendicontazione che sono fondamentali non solo per la governance ma soprattutto per rendere sostenibile la missione.
Quanto è importante ed efficace redarre un Bilancio Sociale?
La nostra linea è stata sempre quella di raccontare con trasparenza, attraverso il bilancio, le attività sviluppate e il valore generato dal Camp in termini di benefici e di costi. Oltre a questo, il bilancio può diventare un’occasione di ascolto e scambio coi propri stakeholder. Nella redazione del bilancio di fatto coinvolgiamo i principali stakeholder in un questionario on line e in un workshop. Punto di forza è stato sicuramente il lavoro di rendicontazione, basato su un robusto sistema di reporting messo a punto nel corso di tutto l’anno. Ieri avevamo un bilancio di missione, oggi abbiamo un bilancio sociale, che ha ottenuto un riconoscimento di Ferpi, Bocconi e Borsa Italiana con l’Oscar di Bilancio 2020.