Donare un pasto e sentirsi a casa: a Genova si può

di Elisabetta Majocchi
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Intervista ad Aldo Milfa, ideatore e vicepresidente di Cucina Popolare Genovese. Insieme al presidente Marco Furnò ha dato vita a un’associazione che si occupa di offrire un pranzo ai più bisognosi.

Cucina Popolare Genovese non vuole essere una mensa o un luogo dove ricevere un pasto per consumarlo altrove. È una trattoria popolare dove gli ospiti che vengono accolti si sentono come in famiglia. Lo scopo dei due fondatori è quello di far sentire i propri clienti come a casa, con l’auspicio che poi ritornino. La trattoria popolare non vuole limitarsi a essere una realtà dove vengono distribuiti pasti, ma un luogo di aggregazione in cui si socializza e possono nascere nuove amicizie.

Come nasce il vostro progetto?

Nasce con il mio desiderio di cercare di fare qualcosa per gli altri, di trasferire un po’ di fortuna che la vita mi ha regalato e con la quale sono riuscito a costruire la mia realtà lavorativa. È una realtà nata di recente, nell’agosto 2022, grazie anche al contributo degli attuali 190 soci tesserati. Prima di realizzare il progetto, ho deciso di navigare in internet per capire da che punto poter cominciare a realizzare l’attività.

Che cosa ha scoperto?

Mi sono imbattuto in una realtà che corrispondeva esattamente alla mia idea. Si tratta delle “Cucine Popolari” a Bologna, il cui fondatore è Roberto Morgantini. Ho deciso di contattarlo per chiedergli qualche consiglio per poter dare vita a una cucina simile a quella bolognese. Morgantini mi ha risposto che con la buona volontà e con la passione si può raggiungere qualsiasi obiettivo.

Qual è il suo ruolo all’interno dell’associazione?

Sono socio fondatore, colui che ha dato ideato e dato vita al progetto. Insieme al presidente Marco Furnò e alle mie due figlie costituiamo l’associazione. Personalmente mi sento più nel ruolo di ideatore di Cucina Popolare che in quello “istituzionale” di vicepresidente.

pranzo interno

Quali sono i progetti e le iniziative principali dell’organizzazione?

Un progetto molto importante è stato attuato lo scorso anno. Sono stati scritti due libri sugli aneddoti legati al calcio dilettantistico che praticavo da ragazzo. Gruppo Dilettanti Liguri anni ’70 e ’80 è l’associazione che ha permesso a me e ai miei compagni di squadra di raccontare i ricordi della nostra storia calcistica. Il ricavato delle vendite raccolto nel 2022 è stato destinato interamente alla Cucina Popolare Genovese. Invece per quanto riguarda le attività principali che svolgiamo sono i pranzi del martedì e del giovedì.

E per il futuro?

L’obiettivo è riuscire ad ampliare l’offerta anche il mercoledì e il venerdì per dare l’opportunità a più persone di usufruire di un servizio che è regolare, ma non quotidiano. Grazie alla disponibilità dei nostri volontari, stiamo valutando di aprire una seconda cucina popolare in un’altra zona della città.

Come nasce la sua passione per il Terzo settore?

Più che una passione la definirei un istinto. Ho sempre contribuito ad aiutare le persone in difficoltà attraverso le associazioni. Sono soddisfatto di potere trasferire questa mia “passione” ai volontari e ai miei collaboratori che sono entusiasti di far parte di questo progetto. Questo lavoro regala la possibilità di incontrare e ascoltare le storie delle persone. A tal proposito ricordo un aneddoto: il primo ospite che abbiamo accolto nella nostra trattoria è stato il signor Benito. Mi ha chiesto se nella nostra struttura offriamo da mangiare per i poveri e io gli ho risposto che regaliamo un pasto a chi sta vivendo un momento di difficoltà. Inizialmente Benito e gli altri ospiti credevano che la nostra cucina somministrasse pasti da portare via per consumarli altrove.

E invece…

Lo spirito di Cucina Popolare non è quello di limitarsi a donare un pranzo ai bisognosi: non si tratta di una mensa. I nostri locali vogliono far sentire le persone che ci vengono a trovare come a casa dove possono trovare le tavole apparecchiate con piatti di porcellana, bicchieri di vetro e posate di metallo. In più la nostra associazione è un luogo di aggregazione dove si socializza per poter trascorrere qualche ora in compagnia.

Cosa pensa della trasparenza nelle Onlus?

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È una realtà che non conosco perché faccio parte di questo mondo da pochi mesi, quindi non posso esprimere un giudizio. In ogni caso, ritengo che la trasparenza sia fondamentale, soprattutto quando chi come me ci mette la faccia. Provenendo dal mondo della ristorazione, sono avvantaggiato in questo senso. Posso risparmiare sull’acquisto delle materie prime perché ho vari fornitori che mi regalano alcuni prodotti con cui andremo a creare i nostri piatti. Quindi attraverso le donazioni da parte dei tesserati e di donazioni private, impiego i fondi in altre risorse di cui l’associazione ha bisogno.

Quali consigli darebbe a un giovane che volesse intraprendere un’attività nel Terzo settore?

È fondamentale avere la passione per lavorare in questo ambito. In generale, quando c’è la passione, si riesce più facilmente a raggiungere l’obiettivo prefissato. Un giovane che è interessato al Terzo settore può iniziare a lavorare per qualche associazione con frequenza sporadica per fare dell’esperienza e per capire se ha davvero la vocazione per intraprendere questa strada.

 

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