Viaggio dietro le quinte di un’organizzazione che gestisce case di accoglienza in diverse città italiane per svolgere attività socio-psico-educative e promuovere l’emancipazione femminile.
L’Associazione Micaela Onlus garantisce un’assistenza alle donne socialmente a rischio, promuove la cultura della solidarietà, della pace e dei diritti umani, sostiene il dialogo interculturale e interreligioso, assicura il rispetto dei diritti delle donne, opera per la liberazione e l’emancipazione della donna emarginata, coinvolta in situazioni che la costringono a privarsi della propria dignità. Il XXI secolo è un difficile momento storico dove si registrano situazioni sociali a rischio troppo spesso lasciate senza risposta. È indispensabile intervenire prontamente per assicurare un valido aiuto alle persone più deboli. L’Associazione Micaela Onlus nasce per volontà dell’Istituto religioso delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità, fondato in Spagna nel 1856. Oggi la Congregazione è presente in 23 Paesi dei continenti europeo, asiatico, americano e africano, mentre in Italia gestisce sei progetti a Bergamo, Torre Boldone (Bergamo), Adelfia (Bari), Arluno (Milano) e Roma. Con i referenti dell’ufficio di comunicazione dell’Associazione abbiamo approfondito il tema della situazione sociale delle donne e, più in generale, delle criticità sociali registrate nel XXI secolo.
Qual è stata l’esigenza principale di far nascere questa Onlus?
L’Associazione Micaela Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità) viene costituita il 14 settembre 1999 dall’istituto religioso femminile delle Suore Adoratrici Ancelle del Santissimo Sacramento e della Carità, fondato in Spagna nel 1856 per la presa in carico delle giovani donne legate alla prostituzione, tema particolarmente sentito.
L’incremento della devianza femminile, l’esplodere del traffico di essere umani, l’arrivo massivo in Italia di giovani donne straniere, gestite da reti criminali e destinate alla prostituzione, richiedevano risposte urgenti, metodologie nuove, professionalità adeguate e le Suore Adoratrici non si sono tirate indietro, dando vita alla Associazione Micaela Onlus.
Questa è l’idea e la spinta che ha portato le suore a costituirsi in Onlus per agevolare il lavoro con le giovani in situazioni varie di disagio. Il nome Micaela fa riferimento a Micaela Desmaisieres, Viscontessa de Jorbalàn. Donna intrepida, pioniera nella lotta contro lo sfruttamento, la schiavitù, il disprezzo, la violenza, in cui venivano trascinate molte giovani donne nella città di Madrid del 1850. Profeta nella difesa dei diritti delle donne, imprenditrice instancabile nel creare per le “desamparadas” risorse e vie di uscita dignitose. La sua opera rimane fresca e vigorosa nell’Istituto di Suore Adoratrici da Lei fondato, così come nei servizi svolti dalla Associazione Micaela Onlus, fiera del suo nome e mossa dal suo stesso spirito.
Che ruolo ricopre l’Associazione Onlus nel contesto sociale?
In Italia l’Associazione Micaela Onlus gestisce vari servizi e quattro case di accoglienza a Bergamo, Bari e Roma. È impegnata nella progettazione pedagogica e svolge attività socio-psico-educative a favore delle persone, in particolare di donne immigrate vittime di tratta e di grave sfruttamento, donne in prostituzione e donne sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi della libertà personale sotto forma di misure alternative alla detenzione. L’Associazione promuove la cultura della solidarietà, della pace e dei diritti umani e sostiene il dialogo interculturale e interreligioso. L’Associazione Micaela Onlus, coerentemente con la mission espressa nel proprio statuto, da sempre lavora a fianco delle donne e crede nella capacità rigenerativa che ognuna possiede al suo interno, che si esprime nell’attuazione di comportamenti di risoluzione da esperienze traumatiche e gravemente lesive della personalità come la tratta, lo sfruttamento, la marginalità e i maltrattamenti fisici e psicologici. L’Associazione, però, non è solo un punto di riferimento per le vittime e le Istituzioni, ma anche per coloro che si riconoscono nella nostra mission come i volontari e gli amici dell’Associazione, che partecipano attivamente alle iniziative e alla vita quotidiana della nostra realtà.
Come diventa una passione il terzo settore?
Avere passione per il terzo settore significa innanzitutto avere passione per l’uomo. Significa mettere al centro la vita delle persone che i tanti professionisti e volontari incontrano ogni giorno all’interno dei propri servizi. Prestare la propria opera per un’organizzazione impegnata nel terzo settore significa stare accanto ai dimenticati della storia. Stare sempre dalla parte degli ultimi. Il terzo settore è un mondo variegato che ha subito profondi mutamenti negli ultimi anni: riorganizzazione legislativa, fondi sempre più insufficienti, ricambio generazionale degli operatori. Lavorare in questo ambito è bello ma non semplice. Vi è richiesta tanta passione, flessibilità, dinamicità e formazione. Il bene va fatto bene.
Emarginazione delle donne: quali sono le cause principali?
Questo tema assume connotazioni diverse a seconda del paese di provenienza della donna. L’associazione Micaela Onlus lavora e incontra in particolar modo donne provenienti dalla Nigeria. La questione di genere, in Africa, è influenzata da diversi fattori: etnia, casta di appartenenza che, insieme a cultura, tradizione e religione, contribuiscono a definire molteplici disuguaglianze in particolar modo per le donne. Questo comporta accesso differenziato a risorse e opportunità per realizzarsi e sviluppare percorsi di empowerment.
Il ruolo del digitale nella raccolta fondi dell’associazione?
Nell’era del digitale non si può restarne esclusi. Pertanto anche noi utilizziamo alcuni canali digitali come il sito internet e una newsletter periodica per far conoscere le nostre attività e per raccogliere fondi per sostenerle. Nell’ultimo anno, ad esempio, abbiamo partecipato ad una raccolta fondi digitale per il progetto “Dal centro alla periferia: sempre al fianco delle donne”. Grazie ai donatori e alla Fondazione della Comunità Bergamasca si è potuto raggiungere l’obiettivo per finanziare ed implementare alcuni servizi che l’Associazione offre sul territorio di Bergamo.
Qual è il vostro pensiero sulla trasparenza nelle Onlus?
La trasparenza è necessaria: le Onlus svolgono un’attività che non è privata. Quindi è giusto che sia conosciuta e pubblica. Sul nostro sito internet, come stabilito dalla Legge 4 agosto 2017 n. 124 recante “Misure di trasparenza nel sistema delle erogazioni pubbliche”, ogni anno pubblichiamo i contributi pubblici ricevuti nell’anno precedente. Inoltre, nella sezione “Trasparenza” è possibile accedere all’archivio dei contributi ricevuti nel corso degli ultimi anni.
Responsabilità Sociale delle Imprese. Perché è fondamentale?
Per l’Associazione Micaela Onlus non si tratta forse di responsabilità sociale d’impresa, ma di una questione di cittadinanza. La Costituzione italiana “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale“. Per questa ragione assegna alla Repubblica (quindi a tutti) il compito di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono il pieno sviluppo della persona umana. La responsabilità nei confronti degli altri è il legame fondamentale di una società e di una comunità. L’Associazione Micaela Onlus svolge la propria attività in questa prospettiva.
Il terzo settore si occupa spesso delle emergenze sociali. C’è un preciso motivo?
Ci sono varie ragioni. Da un lato si tratta di attuare il principio della sussidiarietà: è logico che a prestare aiuto intervenga anzitutto chi è più vicino alle persone in difficoltà.
Il terzo settore di solito è un’antenna molto sensibile e in grado di recepire i bisogni emergenti dal territorio, mentre l’organizzazione statale non sempre è così flessibile e in grado di dare risposte immediate alle emergenze sociali.
D’altra parte la presenza del terzo settore non può diventare un alibi per i servizi pubblici. Pertanto è necessario cercare di trovare un equilibrio, magari attraverso la co-programmazione, per valorizzare il terzo settore senza che si debba sostituire ai servizi erogati dallo Stato.