Intervista ad Antonio Pirillo, CEO di un brand made in Italy che, per diminuire l’impatto dei cosmetici sull’ambiente, ha attuato una vera e propria rivoluzione nei packaging e nelle formulazioni. «Usando vetro e plastica interamente riciclabili, riduciamo del 66% l’impatto ambientale rispetto ai packaging monouso».
Azienda nata a Trieste nel 1987 dall’intuizione di due imprenditori italiani, Antonio Russo e Marco Giraldi, l’obiettivo iniziale di Rougj era cambiare il mondo della farmacia offrendo prodotti all’avanguardia con un ottimo rapporto qualità-prezzo, caratterizzati da quel tocco in più glamour, che fino a quel momento si poteva trovare solo nelle profumerie. Il loro desiderio era di portare un’evoluzione della bellezza in farmacia. Nonostante il nome possa far pensare ad un marchio di provenienza francese o svizzera, il brand Rougj è 100% Made in Italy, a partire dal suo nome che deriva dalla fusione dei cognomi dei due fondatori (Rou = Russo, gj = Giraldi). Tutti i prodotti, dall’ideazione alla produzione, sono accuratamente progettati, testati e prodotti rigorosamente in Italia. Oggi, a distanza di 35 anni, Rougj è riuscita a valicare le Alpi, allargando la sua distribuzione in Francia, Spagna, Messico, Cina e Russia grazie anche all’attuale l’attuale CEO, Antonio Pirillo, subentrato nel 2018. È lui che racconta a CSR Stars il rapporto dell’azienda con la sostenibilità e con l’e-commerce.
Perché avete aperto un canale e-commerce?
La motivazione principale è stato il bocco della pandemia, dato che prima avevamo il nostro sito vetrina e ci appoggiavamo alla farmacia per le vendite. Inoltre, alcune farmacie erano già attive nel commercio online, ed è capitato che acquistassero i nostri prodotti come rivenditori fisici, ma poi li rivendessero nel loro canale online: il che oltre a essere scorretto, non è consentito dalla legge Antitrust. A maggio 2020, quindi, abbiamo lanciato il nostro canale e-commerce per renderci reperibili direttamente dai consumatori e dare come riferimento un giusto e corretto costo nella cosiddetta ‘guerra dei prezzi’.
In che cosa l’e-commerce ha cambiato il modello di business?
Ha avuto l’effetto che speravamo, cioè la visibilità diretta sul marchio più che sul singolo prodotto. Il canale viene percepito bene perché per la prima volta abbiamo un rapporto diretto con il consumatore finale, e riceviamo molte conferme su come viene percepito il nostro brand. La clientela riconosce un’identità chiara e compra la linea o un set, non un prodotto singolo. Abbiamo anche verificato che alcuni consumatori (intorno al 40% di loro) si informano sul sito e poi vanno a comprare in farmacia. Il modello di business è anche sinergico con le farmacie.
Cosa pensa della trasparenza e della qualità in termini di prodotti e processi produttivi?
Quest’anno festeggiamo i 35 anni di attività e il nostro futuro punta ancora di più sulla trasparenza. Nel 2018 abbiamo partecipato alla fiera Cosmofarma per la prima volta: il nostro stand si chiamava “la casa trasparente”, per sottolineare i nostri rapporti con i clienti, dipendenti, fornitori, stakeholder.
Cosa significa per lei sostenibilità?
Nel 2018 abbiamo iniziato a lavorare al primo progetto di cosmetici green, mentre nel 2020 abbiamo lanciato la linea skin care green con packaging sostenibile e con la possibilità di ricaricarle tramite refill, soluzioni ancora poco diffuse per creme e sieri. Questo comporta il 100% di vetro riciclabile e plastica riciclata, una diminuzione del 66% nell’impatto ambientale rispetto ai packaging monouso, quindi una riduzione dei rifiuti e dei costi. L’idea è nata dopo aver aperto a Milano l’Academy di Rougj, per dare ai giovani la possibilità di esprimersi tramite nuove linee innovative e orientate alla sostenibilità ambientale, in un mercato come quello farmacologico che è abbastanza conservatore. Per me, però, la sostenibilità è anche economica, quindi abbiamo dato alle nostre linee green lo stesso prezzo delle altre, anche perché se il prezzo per il consumatore finale rimane alto, l’attenzione alle questioni ambientali rimane solo in teoria perché le persone non possono contribuire al cambiamento. Infine, abbiamo avviato il percorso per la certificazione ESG con tutte le attenzioni ai criteri.
Quanto è importante oggi il rispetto dell’ambiente per un’azienda del vostro settore?
Come anticipato, un conto è quello che si racconta, un conto è quello che si fa. Nel nostro settore è alta l’attenzione nel ‘parlato’ e nel marketing, c’è sensibilità ma nella sostanza la parte dell’azione pura è minore.
Come definisce il legame tra il suo business e il territorio circostante?
La partenza dell’azienda è radicata nel territorio, a Trieste, e c’è sempre stato un rapporto curato e diretto con le farmacie della regione. Poi abbiamo aperto l’ufficio marketing e comunicazione a Milano e spostato a Bologna la sede legale con un ufficio in cui abbiamo attivato relazioni anche con la stampa locale e le istituzioni locali. Il rapporto con il territorio si è quindi ampliato.
Le capita di svolgere attività di volontariato o destinare una quota dei profitti per aiutare delle Onlus?
Abbiamo avviato collaborazione con l’associazione ANT di Bologna, dove partecipiamo anche ad aste di beneficenza, e durante Cosmofarma abbiamo sostenuto la Fondazione Francesca Rava per l’infanzia. Abbiamo pensato che quando le persone soffrono di più, stimolarle ad avere una maggiore attenzione alla cura di loro stesse – tramite la cosmesi – è un primo intervento per combattere alcune condizioni negative.
Progetti futuri in ottica CSR?
Stiamo sviluppando con il Gruppo multiutility Hera un progetto che coniuga economia circolare e cosmetica, insieme alla controllata Aliplast e Sarno Display nell’ambito del master in Sustainability and Innovation e Business Innovation Design della Bologna Business School. Il progetto è partito in due farmacie di Bologna con espositori di prodotti make-up che – tramite una feritoia – consentono la raccolta di vecchi prodotti sempre di make-up (che verranno poi riciclati da Hera) e ottenere lo sconto di un euro per ogni prodotto Rougj.
In tutte le linee che stiamo testando, andremo sempre di più verso formule, materiali e packaging rispettosi dell’ambiente: per esempio i solari Sea-Friendly che aiutano a preservare l’ecosistema marino secondo il Protocollo delle Hawaii, dove dal 2021 è stata vietata la vendita e l’utilizzo in quel Paese di prodotti solari contenenti sostanze o filtri chimici con significativo impatto sull’ambiente marino e gli altri ecosistemi a loro interconnessi (tra cui oxybenzone e octinoate).