Aiutare le persone in difficoltà a causa di malattie, condizioni di povertà ed emarginazione sociale, promuovendo e sostenendo progetti nazionali e internazionali che aiutino a superare le barriere. È questa la missione dell’ente filantropico Andrea Bocelli Foundation (ABF), fondato dal cantante Andrea Bocelli con la moglie Veronica Berti, per poter restituire l’affetto ricevuto dalle persone in tutti gli anni di carriera attraverso iniziative e attività di empowerment e inclusione sociale. A parlane nel dettaglio è Laura Biancalani, direttore generale dell’ABF.
Qual è il suo ruolo nell’ambito della Andrea Bocelli Foundation?
Sono il direttore generale e membro del consiglio d’amministrazione. Sono in ABF, Andrea Bocelli Foundation, da ancor prima che venisse fondata. Un giorno fui chiamata da Andrea Bocelli e da sua moglie, oggi vicepresidente ABF, Veronica Berti dei quali ero amica e mi chiesero di affiancarli nel disegnare la Fondazione che avrebbe portato il nome di Andrea e lo statuto. Io laureata in giurisprudenza in quel periodo stavo seguendo un master in fondazioni presso la Bocconi di Milano. Al momento della firma dal notaio, luglio 2011, lo stesso Andrea mi chiese prima di entrare nella stanza di essere presidente della nascente ABF e risposi “sì”: un sì che vale una vita. Sono rimasta in carica come presidente fino al 2015 con una struttura operativa minima, fino a quando, lasciando il mio precedente lavoro nelle Fondazioni di origine bancaria, il fondatore Andrea Bocelli ha deciso di investire nel futuro della Fondazione creando una struttura organizzativa che desse solidità e futuro all’istituzione. Da quel momento sono divenuta direttore generale della Fondazione, mantenendo il mio ruolo di consigliere all’interno del consiglio di amministrazione.
Attualmente il team che opera dagli uffici di Firenze è costituito di 10 risorse interne suddivise per funzioni/aree specifiche (progetti, comunicazione, fundraising, amministrazione e finance, segreteria generale), 13 risorse lavorano stabilmente sul campo nei progetti che sviluppiamo in Italia, oltre alle risorse delle scuole in Haiti che sono oltre 100 persone coordinate con il nostro partner locale.
Come nasce la volontà del Maestro Bocelli di far nascere una Fondazione a suo nome?
La Andrea Bocelli Foundation (ABF) – Ente Filantropico nasce nel 2011, per volontà della famiglia Bocelli, in particolare di Andrea e Veronica, che già da qualche tempo meditavano su come poter restituire il grande affetto ricevuto da parte dei fan in tutto il mondo. La Fondazione è nata per valorizzare il patrimonio di relazioni che Andrea ha creato nel tempo, nella volontà di voler creare con tutte queste persone un rapporto forte, un girotondo di soggetti che possano unire le loro forze e le loro risorse a beneficio di altre persone che si trovano in difficoltà. Andrea ha compreso negli anni, confrontandosi con molte realtà nazionali e internazionali, il valore che può avere una attività convinta e mirata, che punti a focalizzare le risorse per ottenere risultati, che, anche se piccoli, siano innovativi, efficaci, duraturi. Dal 2011 ad ora Andrea Bocelli Foundation è cresciuta, divenendo un’organizzazione non-profit indipendente guidata da professionisti che si occupano dello sviluppo strategico delle idee.
Quali sono i target e i progetti principali?
La mission della Andrea Bocelli Foundation è quella di offrire opportunità di empowerment a persone e comunità in situazioni di povertà, analfabetismo, malattia ed esclusione sociale promuovendo e sostenendo progetti nazionali e internazionali per il superamento di ogni barriera agevolando così la piena espressione del potenziale di ciascuno.
ABF realizza la missione attraverso la definizione di due programmi: il programma “Break the Barriers” ha come obiettivo il sostegno e la promozione di progetti che aiutino in particolare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo e comunque quelle situazioni di povertà, malattie, e complesse problematiche sociali, che invalidano o riducono la qualità di vita. Il programma “Challenges” ha lo scopo di mettere insieme le migliori intelligenze per trovare soluzioni innovative, che aiutino le persone ad affrontare e superare i limiti posti dalla loro disabilità/ disagio. Tale programma agirà quindi sostenendo progetti in ambito di ricerca scientifica/tecnologica e innovazione sociale.
In 11 anni abbiamo raccolto oltre 46 milioni di euro, grazie ai quali è stato possibile realizzare numerosi progetti in Italia e non solo. I nostri primi interventi sono stati in favore di Haiti: qui sono state ricostruite 6 scuole, che raccolgono un bacino di utenza di quasi 3000 bambini, e sono stati avviati progetti di accesso a beni primari quali acqua e cure mediche. Abbiamo poi iniziato in Italia, nelle zone colpite dal sisma 2016, dove abbiamo ricostruito 3 scuole e stiamo partendo con la quarta struttura, un istituto superiore professionale. Ad oggi sono 12 gli ABF Art, Music and & Digital Lab attivati in queste scuole e in 7 delle scuole in ospedale della rete AOPI (Associazione Ospedali Pediatrici Italiani). Grazie alla figura dell’atelierista, un professionista dell’educazione specializzato in arte, musica o digitale, gli insegnanti vengono guidati nell’utilizzo delle nuove tecnologie e dei dispositivi donati dalla Fondazione a beneficio degli studenti con percorsi didattici innovativi. Nostro obiettivo è continuare ad aumentare il numero delle scuole aderenti al programma educativo ABF e portare avanti progetti di empowering in Italia e nel mondo a cui stiamo già lavorando.
Quali sono le forme di partecipazione alla Fondazione?
Si può sostenere la Fondazione in vari modi, dalla semplice donazione monetaria via bonifico, con cui si possono sostenere i programmi educativi e non solo, alla donazione in kind con la quale si offrono direttamente beni materiali utili ai nostri numerosi progetti; inoltre possiamo essere beneficiari anche del 5xmille. È possibile partecipare alla mission ABF anche organizzando eventi e cene di raccolta fondi, durante le quali possono essere effettuate aste di beneficenza. Fondamentale per noi è la figura del volontario, esperienza per cui si può fare application direttamente sul nostro sito internet qui si possono approfondire anche le molte altre modalità in cui si può supportare ABF.
Dopo 10 anni di attività, cosa comporta essere riconosciuti come ente filantropico?
Riteniamo il riconoscimento della Fondazione come ente filantropico un traguardo importante che allinea il nostro lavoro e la nostra missione allo spirito della riforma del Terzo Settore che vede le organizzazioni non profit agire sia per i soggetti svantaggiati che per l’interesse generale.
Gli adempimenti richiesti come ente filantropico sono coerenti con il nostro cammino che ci ha visto a fine del 2021 lavorare per dotare la Fondazione del Modello 231 e che ci vede per l’anno in corso lavorare per un modello di controllo di gestione che assicuri anche ai nostri donatori sempre maggiore trasparenza e facilità di comprensione del nostro operato.
Siamo convinti che quanto richiesto dal legislatore agli enti del Terzo Settore non sia solo corretto ma doveroso per la trasparenza della gestione, anche al fine di spingere il nostro settore a raggiungere obiettivi importati di interesse generale che possano essere fonte di innovazione e replicabilità in partnership con il settore pubblico.
Durante la pandemia cos’è cambiato nel vostro quotidiano?
La pandemia ci ha posto nella condizione di convertire velocemente il modo di lavorare, rispondendo in modo immediato alle esigenze che ci si ponevano di fronte in particolare in materia di empowerment ed educazione. Abbiamo in quel periodo imparato a essere un team anche a distanza e a lavorare in modo instancabile per rispondere alle emergenze e per adeguare i nostri progetti educativi a livello globale. Ed è stato straordinario scoprire che attraverso il pensiero laterale ma anche all’apporto di tutte le funzioni, abbiamo non solo mantenuto le promesse sui progetti in corso, ma ne abbiamo anche creati di nuovi all’interno delle scuole in ospedale della rete AOPI.

Credits: Giacomo Moresi
Come vi rapportate alle imprese e cosa pensa della CSR in generale?
La Fondazione si approccia alla CSR in maniera particolare. Fino ad oggi, infatti, abbiamo sviluppato con le aziende unicamente partnership basate su valori e mai su prodotti. Mi spiego meglio portando due esempi: le nostre partnership consolidate con Chopard e Generali. Il sodalizio con Chopard nasce 4 anni fa con il progetto di ricostruzione del polo scolastico 0-10 di Muccia, distrutto dal terremoto. Abbiamo iniziato a lavorare con il loro CEO italiano Simona Zito nel momento in cui l’azienda si apprestava alla decisione di commerciare solo oro solidale secondo standard valoriali elevati. Abbiamo scelto di realizzare insieme un’aula arte e sostenibilità nella scuola di Muccia proprio a testimonianza di questi valori condivisi e abbiamo sviluppato un passaporto della sostenibilità che fungesse da stimolo e supporto ad un percorso fatto dai giovani studenti. Da lì il cammino è continuato con il progetto del Digital Lab per l’implementazione della didattica digitale sempre a Muccia e con il sostegno di attività progettuali rivolte anche ai giovani di Firenze con il centro vocazionale ABF GlobaLab.
Anche Generali è partner strategico e generoso. Anche loro hanno supportato la realizzazione della scuola di Muccia nella sezione 0-5 anni. Inoltre, nel periodo dell’emergenza covid19, i loro agenti hanno deciso di devolvere alla ABF il corrispettivo valore economico di 5 ore del loro lavoro dandoci in sole due settimane la possibilità di attrezzare l’ospedale di Camerino (situato nelle zone sisma 2016 dove ABF stava lavorando alla costruzione dell’Accademia della Musica) con un reparto di intensiva e con una TAC di ultima generazione. Sempre gli agenti Generali nel periodo del Covid hanno rinunciato ai loro viaggi premio ed è grazie a questo che stiamo sviluppando negli ospedali pediatrici di tutta la penisola il progetto già citato del digital. La CSR è per ABF un modo per incontrare network con comunanza di valori e trovare, attraverso competenze e reti, una nuova comunità con cui sviluppare progetti e renderli replicabili e durabili.