Humana People to People, un’eccellenza circolare nella raccolta di abiti usati. E nella lotta all’emarginazione

di Laura Galloppo
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Intervista ad Alfio Fontana, Corporate Partnership e CSR Manager Humana People to People: «Le iniziative di CSR possono assumere volti diversi, ma devono essere quanto più possibile vicine al business della realtà profit con la quale si collabora».

 

Ognuno di noi è, almeno una volta, venuto a contatto con Humana People to People Italia. Attraverso una rete di circa 5.000 contenitori diffusi in più di 1.200 comuni in tutta Italia, l’organizzazione umanitaria, politicamente indipendente e laica, Humana People to People Italia, raccoglie ogni anno milioni di chilogrammi di abiti usati, riuscendo con i proventi ottenuti dalla raccolta, selezione e vendita finale, a finanziare progetti di sviluppo per il Sud del Mondo: complessivamente la Federazione di Humana People to People ha sostenuto nel mondo 1.238 progetti di sviluppo solo nel 2021. Il caso Humana colpisce per la felice circolarità che produce, per la crescita dei suoi vintage store, e per le partnership sempre più numerose e trasversali che allargano il progetto portandolo all’attenzione di tutti. Oggi intervistiamo Alfio Fontana, Corporate Partnership e CSR Manager per chiedergli di approfondire proprio l’aspetto delle partnership con aziende in ambito CSR.

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Humana People to People sembra che collabori davvero con tutti, non solo con realtà affini, ma anche con mondi apparentemente distanti. Qual è la logica dietro la scelta delle partnership che instaurate con altre aziende o enti? Come vengono selezionate le realtà con cui create partnership? Mi colpisce la vostra trasversalità.

Hai ragione Laura! Humana collabora con realtà di moltissimi ambiti differenti. Collaboriamo con il settore del fashion perché è molto vicino alla nostra realtà, ma anche con la grande distribuzione, con il mondo accademico, con aziende del settore tecnologia come Philips Professional Displays, e con il mondo dell’associazionismo, quindi anche con altre realtà del Terzo Settore come noi.

Collaboriamo in poche parole con tutte quelle aziende e realtà che sposano la nostra mission e vision che è quella di poter costruire un mondo dove la solidarietà tra le persone sia veramente al centro della vita sociale ed economica, e in cui la comunità sia capace di costruire il proprio futuro in equilibrio con la natura perché sappiamo altrimenti quali sono le conseguenze. Ecco questo è un primo requisito fondamentale di come noi approcciamo ai partner, motivo per cui spesso collaboriamo con realtà che decidono di sostenere i nostri progetti di sviluppo non solo in Italia, ma anche nei paesi più fragili del mondo.

Credo che si debba sempre di più evitare il pensiero lineare per cui se un problema è lontano da me allora non è un mio problema, non mi appartiene o non posso fare nulla per risolverlo. Questo concetto lo stressiamo molto con i nostri partner proprio perché abbiamo bisogno di circolarità, anche nel trovare soluzioni.

Un altro aspetto molto importante è che i partner siano consapevoli, almeno quanto noi, che la sostenibilità ha sempre tre componenti: ambientale, sociale ed economica. Nel costruire i progetti dobbiamo essere sicuri che il partner dall’altra parte abbia questa consapevolezza. Il tema ambientale oggi è di grande interesse, se ne parla molto, e fortunatamente è diventato d’interesse anche per i policy maker. Non dobbiamo però assolutamente fare l’errore di lasciare indietro le persone, e tutti gli aspetti sociali che sono collegati alle persone.

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In Humana pensiamo che gli SDG’s, i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, devono essere la linea guida per progettare e per non lasciare indietro niente e nessuno. Sul tema delle partnership essere trasversali è assolutamente fondamentale, perché tutti possono dare un contributo e nessuno si deve sentire escluso. Serve fare sistema, fare rete ed unire le forze per affrontare sfide che sono sempre più complesse e cruciali per il nostro futuro.

Dietro una partnership c’è sempre una relazione. Come nascono le relazioni tra Humana e altre aziende corporate con le quali mettete in campo azioni di CSR? Siete voi a contattarle oppure sono loro a cercarvi?

Sono vere entrambe le affermazioni. Ci sono situazioni in cui siamo noi ad essere contattati, e ci sono situazioni in cui noi cerchiamo il contatto con il partner per attivare delle partnership.

Siamo presenti su diversi tavoli di lavoro e di ricerca che affrontano tematiche di lotta agli sprechi, economia circolare e lotta all’emarginazione. All’interno di quei tavoli si creano le prime occasioni in cui Humana, oltre a mettere a disposizione la propria esperienza, filiera, organizzazione, riesce a costruire relazioni di partenariato ricche di valore e soprattutto concrete. Molte sono le opportunità di incontro e confronto anche con il mondo accademico, universitario e con le istituzioni.

Questi rappresentano tutti dei primi punti di contatto per costruire relazioni tra persone perché poi spesso la differenza la fa la relazione che si instaura tra le persone, l’empatia che si genera permette di superare perfino le eventuali difficoltà.

Non dimentichiamoci neppure i momenti di dibattito pubblico e di divulgazione, all’interno dei quali si possono valutare partnership che magari inizialmente sembravano molto distanti da noi. Per esempio partecipare da molti anni al Salone della CSR per presentare la nostra realtà e raccontare i nostri progetti, è un ottimo momento per Humana per individuare partner e costruire con loro relazioni.

Questi sono momenti preziosi che hanno anche un’altra funzione; permettono ad altri di realizzare progetti simili, di trovare il coraggio di farlo. La partecipazione è importante dunque per acquisire idee che poi possono essere sviluppate al proprio interno.

Le iniziative di CSR possono assumere volti diversi: campagne abbigliamento, donazioni in-kind, match giving e volontariato aziendale, cause-related marketing. Le aziende che scelgono Humana per le loro attività di CSR quali di queste modalità preferiscono?

Questa è una bella domanda e mi da l’opportunità di mettere in campo la mia lunga esperienza nel mondo del profit. Più che quello che le aziende preferiscono, il punto è centrare quello che alle aziende serve, nel senso che le iniziative di CSR possono assumere volti diversi, ma devono essere quanto più possibile vicine al business della realtà profit con la quale si collabora. Questo permette di massimizzare gli sforzi e le risorse economiche che vengono destinate ai progetti di CSR.

La parola chiave è CO-PROGETTAZIONE. Sempre più spesso mi rendo conto che i progetti nascono dalla volontà reale di soddisfare un bisogno, e non da una semplice volontà di fare una donazione economica. Humana è l’anello di congiunzione tra chi esprime un bisogno, quindi per esempio una nostra consorella in Malawi, in Mozambico, o in Zambia e il partner che può avere la capacità economica di realizzare una soluzione a quel bisogno.

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Non dobbiamo mai allontanarci dal core business del partner. Dobbiamo individuare soluzioni win win che permettano al partner di sentirsi attore di un progetto di CSR, e ai destinatari del progetto di beneficiare dei valori ambientali e sociali che il progetto genera.

Altro elemento fondamentale: non lasciamo indietro e non dimentichiamoci il cittadino. Il coinvolgimento del cittadino è cruciale, renderlo partecipe è indispensabile. Spesso le campagne take back, quelle all’interno delle quali il cittadino può donare i suoi abiti usati negli eco-box presenti nei negozi, sono un’ottima iniziativa che coinvolge non solo il partner, ma anche il cittadino. Un altro esempio è la cooperativa “Occhio del Riciclone”, una cooperativa sociale di tipo B facente parte del nostro network, che produce borse accessori moda con il brand Belt Bag. Spesso produciamo accessori moda per i nostri partner affinché loro li possano distribuire ai propri stakeholder. Sono prodotti che vengono realizzati con materiale anche di pregio e di valore, che però sarebbe destinato a diventare rifiuto perché non più utilizzato dalle aziende. Si crea di nuovo quel match tra un bisogno e la risposta a quel bisogno. Da una parte c’è un partner che ha la necessità di produrre un gadget per i propri stakeholder e che sposa la nostra mission di combattere gli sprechi e tutelare le risorse naturali del nostro pianeta, dall’altra ci siamo noi che offriamo quel tipo di prodotto che rispecchia le caratteristiche valoriali condivise da entrambi. Ecco che si attiva la partnership!

Operando in vari ambiti di intervento come l’istruzione, l’empowerment femminile, l’alimentazione e l’agricoltura sostenibile, riusciamo a cucire con il partner una collaborazione che sia efficace per le comunità con cui operiamo, e che risponda in maniera puntuale alla vision del partner e delle persone. Non dimenticando i clienti, che sono poi coloro che vengono coinvolti in primis nonché i più sensibili all’argomento.

Sono sicura che in questi anni avete identificato dei cambiamenti nei comportamenti delle aziende che decidono di collaborare con Humana. Possiamo dire come agivano le prime aziende “pioniere” della sostenibilità, e come agiscono oggi? Come secondo lei agiranno nel futuro? Possiamo evidenziare delle tendenze attuali?

Vorrei sottolineare tre aspetti che nel corso del tempo si sono modificati e che credo possano rappresentare anche una tendenza di come eventualmente saranno le future partnership, e sono: la DURATA DEI PROGETTI, la VISIONE MULTI STAKEHOLDER, e la COMUNICAZIONE.

DURATA. Il concetto di media-lunga durata fortunatamente sta sostituendo quelle progettualità one shot e di brevissimo periodo che servivano solo per avere visibilità. Oggi fortunatamente anche i nostri partner sentono la necessità di investire in progetti che durino nel tempo per generare valore per la comunità per lunghi periodi. Questo non è affatto banale. Quando facciamo co-progettazione la timeline diventa fondamentale per capire quanto il progetto può essere sostenibile.

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Il secondo aspetto è la visione MULTISTAKEHOLDER. I partner stanno cominciando a valutare progetti che non abbiano più un solo attore o un solo beneficiario. Prima abbiamo fatto l’esempio delle campagne take back. Oggi una campagna take back nasce per coinvolgere il cliente di un brand ma poi si estende ai dipendenti che organizzano la campagna interna di raccolta abiti, e ai fornitori che magari abbracciano il progetto e quindi sostengono una parte di esso. Questa logica multi stakeholder ci permette di ampliare la capacità del progetto. Uno dei plus di Humana è che possiamo proporre attività su tutti i fronti e con tutti questi stakeholder.

Ultimo aspetto è quello della COMUNICAZIONE. Grande attenzione a cosa si comunica e a come lo si fa. La comunicazione ha assunto una rilevanza importante, questo è un aspetto che Humana ha sempre curato e attenzionato, seguendolo con i partner a 360 gradi.

Prima le cose vanno fatte, successivamente vanno rendicontate, e poi si comunicano. Fare cose e comunicarle bene è la chiave per arrivare al maggior numero di persone e acquisire ulteriore visibilità. Aggiungo un ultimo elemento. Bisognerebbe iniziare a trovare il coraggio di comunicare anche un obiettivo che inizialmente si era dichiarato, ma che magari per qualche motivo non è stato raggiunto. La trasparenza è fondamentale per acquisire credibilità. È la trasparenza ad avvicinare il cittadino alle aziende e alle istituzioni. Sarebbe bello avere il coraggio di dire “mi ero dato questo obiettivo, l’ho raggiunto al 20% perché ho riscontrato queste difficoltà”.

La prossima “partnership impossible” di Humana People to People?

Penso veramente che non esistano partnership impossibili se vi è la volontà di costruire un mondo migliore. Possono esserci partnership molto complesse per gli aspetti operativi, partnership molto difficili dal punto di vista economico o di continuità temporale, ma probabilmente unendo le forze e con la volontà di fare, i progetti si portano sempre a termine.

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Alfio Fontana, CSR Manager Humana People to People

Sottolineo però due concetti fondamentali per fare partnership: il concetto di URGENZA e il concetto di ATTIVISMO. Dobbiamo agire, dobbiamo agire tutti e dobbiamo farlo in fretta. La crisi climatica sta avendo già conseguenze enormi e le sta avendo proprio nei Paesi più fragili del Sud del mondo che per assurdo hanno le colpe minori. Occorre stressare questi due concetti all’interno di ogni partnership, così da rendere possibile una partnership che inizialmente sembrava impossibile.

La partnership che vorreste fare e che non avete ancora fatto?

Mi piacerebbe attivare una partnership solida e strutturata sul tema della transizione digitale. Credo che il Terzo Settore abbia ancora un discreto gap da coprire per quanto riguarda l’ambito digitale. Una partnership di lungo periodo con un attore solido della transizione digitale potrebbe essere sfidante e di grande aiuto per Humana e per il Terzo Settore in generale.

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